La notizia della dichiarazione di guerra del nostro Paese, riportata dal quotidiano il Popolo d'Italia.

La notizia della dichiarazione di guerra del nostro Paese, riportata dal quotidiano il Popolo d’Italia.

“Secondo le istruzioni ricevute da S.M. il Re suo augusto sovrano, il sottoscritto ha l’onore di partecipare a S.E. il Ministro degli Esteri d’Austria-Ungheria la seguente dichiarazione: Già il 4 del mese di Maggio vennero comunicati al Governo Imperiale e Reale i motivi per i quali l’Italia, fiduciose del suo buon diritto ha considerato decaduto il trattato d’Alleanza con l’Austria-Ungheria, che fu violato dal Governo Imperiale e Reale, lo ha dichiarato per l’avvenire nullo e senza effetto ed ha ripreso la sua libertà d’azione. Il Governo del Re, fermamente deciso di assicurare con tutti i mezzi a sua disposizione la difesa dei diritti e degli interessi italiani, non trascurerà il suo dovere di prendere contro qualunque minaccia presente e futura quelle misure che vengano imposte dagli avvenimenti per realizzare le aspirazioni nazionali. S.M. il Re dichiara che l’Italia si considera in istato di guerra con l’Austria-Ungheria da domani. Il sottoscritto ha l’onore di comunicare nello stesso tempo a S.E. il Ministro degli Esteri Austro-Ungarico che i passaporti vengano oggi consegnati all’Ambasciatore Imperiale e Reale a Roma. Sarà grato se vorrà provvedere a fargli consegnare i suoi.” (Dichiarazione di guerra presentata al Ministro degli Esteri austroungarico dal Duca D’Avarna, ambasciatore d’Italia a Vienna, il 23 Maggio 1915).

“Soldati di terra e di mare! L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l’esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare, con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell’arte, egli vi opporrà tenace resistenza; ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarla. Soldati ! A voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri. Vittorio Emanuele. (Primo proclama del Re Vittorio Emanuele alle truppe combattenti, dal Gran Quartiere Generale, il 24 maggio 1915).

Manifesto propagandistico volto alla raccolta dei fondi necessari a finanziare la Grande Guerra.

Manifesto propagandistico volto alla raccolta dei fondi necessari a finanziare la Grande Guerra.

Storia di una Nazione (mai nata). Cent’anni fa, anche per l’Italia, si apriva il fronte della “Grande Guerra”. Dopo mesi di tentennamenti, di laceranti dibattiti e di scontri, tra interventisti e fautori della neutralità ad ogni costo, giunse la scelta di Governo di rinunciare alla Diplomazia e di calarsi in un conflitto ben diverso da quelli risorgimentali, con pochi mezzi e con idee poco chiare su dove andare a parare. Eppure, proprio dal Risorgimento nasceva e prendeva vigore il vento bellicoso che vedeva in una “Quarta Guerra d’Indipendenza”, l’unica via per liberarsi dal giogo dell’Impero Asburgico, che tante pene e umiliazioni aveva inflitto negli anni, ai multi-culturali, multi-idiomatici e “multi-etnici” popoli Italici.

Fatta l’Italia, non (ancora) gli Italiani. Isonzo, Carso, Piave, Caporetto… Sfondamento delle linee, avanzata, ritirata… A distanza di un secolo, tra mille parole che evocano paura, orrore e massacri, quel che resta è la consapevolezza che se le centinaia di migliaia di nostri connazionali (coscritti e pertanto parimenti “costretti” ad atti di eroismo e di codardia, ndr) avessero potuto vedere in anticipo, lo stato di odierna “putrefazione” della Patria per la quale, poi, avrebbero dovuto versare il proprio sangue, rischiare la vita e morire, si sarebbero date certamente alla “macchia”, facendo spallucce all’ovvio pericolo di finire davanti al plotone d’esecuzione, per diserzione.
 
La Politica della commemorazione. A distanza di un secolo, non vi sono virtù, ma soltanto vizi. Quel che resta del Patriottismo e della Propaganda è sepolto sotto a un Tricolore logoro e consunto dalle parole di circostanza proferite al vento dalla Politica cialtrona, capace soltanto di deporre corone, dritta sugli attenti, tra vuoti sospiri e mano ferma sul cuore.
 
La Verità. A distanza di un secolo, la Verità ci è tanto più sconosciuta, quanto più scritta, riscritta e ripensata sui libri di Storia. Quella “vera”, unica e indiscutibile, ci è stata lasciata in dono dal Cinema, grazie all’omonimo capolavoro di Mario Monicelli. Soltanto lui seppe riassumere con la macchina da presa, in un sol colpo, tutta l’approssimazione degli oligarchici, saccenti ed incapaci Alti Comandi e ovviamente, tutto il coraggio e tutte le paure dei soldati mandati a morire, come carne da macello, tra buche e filo spinato, falciati da bombe e mitragliatrici e finiti a colpi di baionetta. 
 
Ieri, oggi e nessun domani. A distanza di un secolo, quel che resta è il conto di oltre un milione di vite spezzate, tra militari e civili, lasciato in “dote” a tutti noi, assieme al fallace orgoglio di un popolo sparpagliato in “mille trincee” e alla puerile speranza delle nostre decadenti Istituzioni di tenerne assieme “ossa e budella”, facendo leva sull’obbligato Sacrificio dei propri avi.
 
A distanza di un secolo, al di là delle celebrazioni, delle commemorazioni e delle preghiere, all’Italia non restano altro che la sbiadita Memoria di un presunto, glorioso Passato; un raggelante ed insignificante Presente e l’agghiacciante attesa di un Futuro ignoto, fin troppo inneggiato, magnificato e osannato, nonostante sappia già di stantio e si presenti comunque già vecchio…
 
D.V.