“Quando Vi parleranno di guerra preventiva, dite loro di andare a combatterla da soli”. Dwight Eisenhower
Era lecito aspettarselo… E probabilmente, anche stavolta, la fretta è stata una cattiva consigliera!
Per quanti l’avessero scordato, persi dietro ai problemi del vivere quotidiano, il prossimo 10 Dicembre il Presidente U.S.A., Barack Obama, si recherà ad Oslo per ricevere il Nobel per la Pace conferitogli qualche settimana fa dall’Accademia, tra i dubbi degli “osservatori di cose politiche” (ma anche di buona parte dell’opinione pubblica mondiale) e la ferma contrarietà di alcuni, per un’assegnazione decisa frettolosamente e “sulla fiducia”.
A ben guardare, l’eccessiva “nebulosità” dei piani Presidenziali destinati a risolvere le problematiche presenti nelle aree geo-politiche “in armi” come l’Afghanistan, il Sudan e la Somalia, lo storico ed inestricabile dossier Israelo-Palestinese, l’instabilità dei rapporti diplomatici con la Corea del Nord, la precarietà del Regime neo-democratico “impiantato” in Iraq e il rischio di conflitto armato con l’Iran, sembra dar manforte ai suoi detrattori.
Ed in effetti, senza voler peccare di presunzione e certamente senza l’intento di privare dell’appoggio morale e ideale l’Uomo della speranza, è innegabile che il valore di “Pacificatore” dell’attuale inquilino della Casa Bianca sia ben lungi dall’esser dimostrato.
L’esempio più eclatante, è la decisione di spedire a Kabul altri 35.000 militari, per “finire il lavoro” nella lotta anti-Talebana e per sostenere il secondo Governo di quell’Hamid Karzai, che a seconda della “stagione” passa dai panni del personaggio corrotto ed inaffidabile, a quelli del protagonista del cambiamento. Potere della Diplomazia…
La svolta si è avuta dopo alcuni tentennamenti – anche in considerazione dei sondaggi che vedono gli Americani contrari sia ad una pericolosa escalation, sia ad un’ulteriore spesa di decine di miliardi di Dollari per una guerra non “loro” – ed è giunta dopo un vertice a 3 con il Segretario di Stato, Hillary Clinton e quello alla Difesa, Robert Gates. La sua ufficializzazione avverrà all’inizio del prossimo mese, per la somma felicità del comandante dell’ISAF, Generale Stanley A. McChrystal, che da tempo – viste le crescenti offensive Talebane – richiede ingenti rinforzi per dare una svolta definitiva al conflitto e incidere finalmente il proprio nome, su qualche prestigioso manuale di strategia militare…
Un altro caso che non può esser sottaciuto, riguarda le notizie provenienti da Washington che indicano la ferma volontà dell’attuale Amministrazione di non ratificare – sulla scia di quelle di Bill Clinton prima e di George W. Bush poi – il Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo (Mine Ban Treaty), entrato in vigore nel 1999 e firmato da 156 paesi in tutto il mondo.
La scusa accampata per giustificare tutto ciò? Beh, a dar credito agli atti ufficiali, uno studio diffuso dal Dipartimento di Stato dimostrerebbe il valore strategico di tali armi, a garanzia della sicurezza Nazionale. In realtà, nessuno dubita che si tratti di una nuova “marchetta” concessa alla potentissima lobby dell’industria bellica.
L’atroce verità dei dati dimostra che nel solo 2008 le mine antiuomo abbiano ammazzato più di 5.000 persone (1/3 erano bambini) e soprattutto che a fronte di un costo di pochi Dollari per l’acquisto di ciascun “pezzo”, la spesa per la bonifica dei territori da un singolo ordigno, vari dai 300 ai 1.000 Dollari (Fonte O.N.U.). E poi, basta “fare un giro in Rete” per conoscerne i terrificanti effetti sulle persone – soprattutto civili – o chiedere a quelle ONG che meritoriamente operino nei teatri “contaminati”, per ridare almeno un sorriso a quanti, pur avendo avuto salva la vita, abbiano perso l’uso di uno o più arti.
E’ inconcepibile, ma gli Stati Uniti hanno scelto di rimanere in compagnia di Russia, Cina ed India – che da sempre osteggiano il Trattato – in una sorta di “asse del male” in salsa Occidentale. Dimenticando oltretutto, le centinaia di soldati a “stelle e strisce” che negli anni siano tornati a casa in un sacco di plastica – in special modo dal “pantano” Vietnamita – a causa di quei diabolci “strumenti” e per la cieca volontà di uomini Politici incapaci.
Un nuovo pugno nello stomaco, di quanti auspicassero la fine dell’infamante realtà dei campi minati, disseminati qua e là per il Pianeta.
Ah dimenticavo… Tornando al Nobel per la Pace, è buffo pensare che quello stesso premio, nel 1997, venne assegnato a Jody Williams leader degli attivisti della Campagna Internazionale per il bando delle mine anti-uomo (ICBL)…
…Come dire: i soliti scherzi della Storia.
D.V.