Tien An MenMeno corruzione, maggiore Democrazia, migliori condizioni di vita, queste erano le semplici ma dirompenti richieste, dei tanti studenti cinesi, che vent’anni fa vennero trucidati a Pechino. L’ordine partì da un anacronistico Governo comunista, che aveva tacciato quei giovani di essere dei controrivoluzionari, agitati da potenze straniere.

Si trattò di concetti scontati per noi occidentali che, pieni di Libertà più o meno fasulle, non ci accorgemmo, o spesso ci disinteressammo, del dramma di quei coetanei lontani.

Parole la cui cancellazione ha fatto in modo che Piazza Tien An Men (in cinese 天安门事故 – Porta della pace celeste), sia divenuta nel tempo, un luogo senza memoria, dove ogni anno continuano ad accalcarsi milioni di turisti, che sbadatamente vi gironzolano tra percorsi obbligati e discreti controlli della polizia.

Ideali la cui soppressione ottenne al più una nota biasimo, o una misurata condanna, da parte delle altre nazioni, risoltesi con un embargo di facciata al commercio delle armi, (ormai rimosso). Le solite chiacchiere insomma. Tante chiacchiere che non ostacolarono la successiva adesione della Cina al WTO, per la quale tanto si adoperò anche l’Italia. Potere del Dio Denaro…

Le varie fonti parlano a tutt’oggi, di 100, 800, 2.500, 10.000 vittime. Senza contare poi, le decine di migliaia di torturati, imprigionati e “rieducati”. Ma chi lo sa davvero? Certo lo sa quel che resta della “Nomenklatura” e certo lo sapremmo anche noi, semmai un’inchiesta formale fosse stata aperta e resa pubblica. Ma ciò non è stato e di certo mai sarà. In effetti dubito che a qualcuno importi realmente di raccontare le storie di tanti disgraziati spariti nel nulla – e delle loro madri rimaste sole, ed obbligate al silenzio – per il solo fatto che in fondo, in quell’angolo d’Asia vivano due miliardi d’individui.

D’altronde siamo indotti continuamente ed abilmente a ritenere che la verità sia un desiderio irrealizzabile, un miraggio o un insulto alla realtà quotidiana e che la giustizia in nome del popolo sovrano, (di ogni popolo) non sia di questo mondo.

Meglio procedere al completamento di una globalizzazione dissennata, al mantenimento del fiume di banconote, titoli, oro, gas e petrolio, che scorre verso le tasche dei potenti… Meglio incrementare il PIL – sempre e solo lui – anche alla faccia di chi abbia avuto “la sfortuna”, di lasciarci durante quel 4 Giugno 1989…

D.V.