“I could climb until I reach where angels reside; ask around to find out where the junkies applied; you just up and left me on this rock all alone. It’s my fault for knowing not what I should have known. Oh, my heart is dried up, beating slow; oh It’s been deflating since you… Died. Died. Since you… Died. You… Died. I could drop until I touch the sinister side; visit all attractions flippin’ back and aside; still you leave me rotting on this rock all alone; it’s my fault for knowing not what I should have known. Oh, My heart is dried up, beating slow; oh, It’s been deflating since you… Died. Died. Since you… Died. You… Died. Oh, my heart is dried up, beating slow: oh, It’s been deflating since you… Died. Died. Since you… Died. You… Died. I could climb until I reach where angels reside; I could drop until I touch the sinister side; oh, my heart is dried up, beating slow; oh It’s been deflating since you… Died. Died. Since you… Died. You… Died. Died. You… Died. Died. You… Died”. (“Died” by Alice in Chains).
Ricordo bene… Anzi, ricordo benissimo quel maledetto giorno in cui la Storia volle rendermi mio malgrado partecipe di un evento – seppure indirettamente – che ancor oggi pare aver fermato il tempo, segnando il futuro delle nuove generazioni e passando agli annali come “NY, 9/11”.
Quel giorno, uno come tanti, espressi tutto lo stupore, lo sbigottimento e le paure, usando poche semplici parole: “mio Dio, non è possibile”!
Già, uno come tanti, perché è indubbio che quanti si siano trovati a subire quel dramma collettivo – in prima persona o “filtrati” dalla TV – abbiano sentito degli analoghi pensieri rimbombare nella propria testa…
Dopo tutto, non serve essere degli “unti del Signore”, né degli assidui “frequentatori del Tempio”, per ammettere che innanzi ad un evento di tale portata e di tanta distruzione concentrata in pochi momenti, all’emotività ed alla fragilità umana non resti che raccomandarsi “armi e bagagli” al proprio Dio, nelle variegate spoglie offerte da questa o quella Religione…
Quando ci si ritrovi inermi e incapaci di reagire, al cospetto di cataclismi epocali come i due schianti sui grattacieli della Grande Mela, nulla è più scontato e naturale, che invocare l’aiuto o la protezione di una “Entità Superiore”. Qualcosa o Qualcuno che ci “illuda” della sua protezione e a cui chiedere spiegazioni, dimenticando su due piedi – almeno la maggior parte di noi – che innanzi alla quotidianità di tanti “drammi minori”, che contribuiscono a rendere il mondo un posto peggiore dove vivere, ci si limiti a domandare, con tagliente ironia: “dov’è Dio”? O ad affermare: “Dio non esiste”!
Comunque la si veda, nell’attesa che l’ennesima dissertazione teologica, compressa tra libero arbitrio e relativismo, cerchi di darmi una risposta, tanto generale quanto generica e comunque discutibile, il mio pensiero, oggi, va ai morti del crollo delle Twin Towers (oltreché di Washington e della Pennsylvania) e alla subdola meschinità del terrorismo che ne ha fatto i propri agnelli sacrificali. Una meschinità che si è materializzata all’improvviso e che ha lasciato solo una scia di sangue rappreso e troppi occhi senza più lacrime.
Non è certo mia intenzione quella di stilare delle macabre statistiche sulle spalle dei morti. Eppure, se mi guardo indietro, un luogo ed una data paiono come scolpite nel granito dei miei ricordi: New York, 11 Settembre 2001.
Già, l’undici Settembre… Per quanto ad ogni “giro di calendario” si affievoliscano le rimembranze di qualsiasi altra cosa accaduta in quella data sciagurata – primo tra tutti il Golpe Cileno del 1973, che portò all’assassinio del Presidente democraticamente eletto, Salvador Allende – è ovvio che la gigantesca cassa di risonanza legata al crollo del World Trade Center abbia influenzato in maniera incommensurabile il comune destino dei popoli del mondo.
Quel giorno di fine Estate dell’A.D. 2001 è stato l’Alfa e lOmega dell’oggi. C’è stato un “prima” e c’è stato un “dopo” l’undici Settembre.
Giusto o sbagliato che fosse, tra cinema e televisione, sono cresciuto a “Pane e America” come tanti miei coetanei – con tutte le conseguenze positive e negative che ciò abbia comportato – combattuto tra il desiderio di prender parte all’American Dream e la non accettazione della pretesa Statunitense di “fare e disfare”, solo per propria convenienza.
Tuttavia, dovendo prendere una chiara posizione, so per certo da che parte stare.
Trascorsi dieci anni da “NY, 9/11”, pur tentando di razionalizzare gli eventi, evitando di cedere alla facile retorica, ai miei occhi è come se tutto fosse successo appena ieri. Le prime frammentarie notizie di uno schianto aereo sui grattacieli di New York; la Torre Nord fumante; l’impatto di un altro velivolo sulla Torre Sud; il fuoco, le fiamme, i soccorsi e poi… Il repentino crollo dei “due giganti” in una nuvola di polvere.
Il pensiero fugace che si tratti dell’ennesimo effetto speciale di Hollywood, la crescente consapevolezza che sia tutto vero; le dirette infinite dei Telegiornali; la stima del numero delle vittime; l’identificazione dei carnefici; il ricordo dei tanti eroici soccorritori, inghiottiti da un cataclisma di acciaio e cemento armato… Sgomento, atterrito, mi trovo ora ad osservare in silenzio, il memoriale di quel che fu.
Assistere per ore, per giorni, per settimane alle conseguenze dell’Attacco all’America ha contribuito, di fatto, a comprimere dieci anni in pochi istanti. Tentare d’immaginare il dolore, la tristezza e l’odio che abbiano colpito chi dalla tragedia abbia ricevuto solo l’incredulità e la rassegnazione recata dalla morte di una o più persone care, tuttora mi piega le gambe. Rivedere “frame by frame” le immagini degli aerei che spariscono tra le mura delle torri, continua ad essere invece, il solito colpo nello stomaco…
In tutto ciò, oggi come ieri, una sola domanda continua ad accomunare tanto i superstiti, quanto gli spettatori: “perché”?
Tra tante chiacchiere e mal celata incertezza, personalmente, ho poche cose in cui credere e sulle quali non sono disposto a “trattare”.
Non credo alle scialbe teorie, che partendo dal complotto Ebraico finiscono al Nuovo Ordine Mondiale, passando addirittura per un apocalittico piano di speculazione immobiliare…
Non credo che Al-Qaeda sia solo un’invenzione dell’Amministrazione Americana, o per lo meno, pur ammettendo che possa essere stata creata dalla CIA per i propri “scopi istituzionali”, sono sicuro che allo stato, sia una realtà a sé, non più controllabile, né manovrabile.
Non credo che Mohamed Atta sia solo un nome di fantasia e che la sua foto sia magari un semplice artifizio al computer.
Non credo alla cospirazione ordita da Washington per cercare un indicibile pretesto per tornare a smuovere le acque in Medio Oriente. Ciò, per quanto sia innegabile che tra i Buddha di Bamiyan da un lato e le Armi di distruzione di massa dall’altro, ci si trovò servito su un piatto d’argento il motivo della duplice invasione dell’Afghanistan dei Talebani prima e dell’Iraq di Saddam Hussein poi. Insomma, con un’inattesa scintilla s’innescò l'”interessato” scoppio di due guerre (come dire due piccioni con una fava).
Costosissimi conflitti armati dalla durata indefinita – che sfornano cadaveri tutt’oggi – tornati utili all’allora Presidente U.S.A. George W. Bush (da poco insediatosi alla Casa Bianca) e soprattutto del suo vice Dick Cheney, per garantirsi un ricco tornaconto economico… Un “conflitto d’interessi a stelle e strisce” in piena regola (Italia docet…).
Credo invece, alla sottovalutazione dei pericoli da parte degli Apparati di Sicurezza Interni degli Stati Uniti e all’enorme falla nei controlli, cresciuta a dismisura nella falsa certezza, o peggio nel mito, della propria inattaccabilità.
Così come credo, che al di là di quel che si possa essere indotti a ritenere, morto e sepolto lo “sceicco del terrore” Osama Bin Laden, in quella data non siano mancate all’appello “solamente” tremila persone… Quel giorno, a mio modesto parere di testimone – uno tra i tanti – a causa della reciproca responsabilità dei “falchi” di ambo gli schieramenti, cresciuti gli uni sull’estremismo Politico e Religioso degli altri, sono venuti meno, per sempre, anche due Valori affatto simbolici, ed anzi, più concreti che mai: Pace e Libertà.
11 Settembre 2001 – 11 Settembre 2011 Il mio cuore è ancora in frantumi, è impossibile poter perdonare, è impossibile poter dimenticare.
“RIP to all the victims of 9/11”.
D.V.