“Il lavoratore diviene un rivoluzionario non accentuando le proprie caratteristiche di operaio, ma proprio liberandosene […]. Il lavoratore diviene un rivoluzionario quando si libera del proprio ‘operaismo’, quando giunge a detestare il proprio ruolo di classe senza mezzi termini, qui e ora, e quando comincia a scrollarsi di dosso quei caratteri che i marxisti più gli ammirano – l’etica del lavoro, la struttura caratteriale derivante dalla disciplina industriale, il rispetto per la gerarchia, l’obbedienza ai capi, il consumismo, le scorie del puritanesimo. In questo senso, il lavoratore diviene un rivoluzionario nella misura in cui si libera del proprio ruolo di classe e acquista una coscienza di non-classe”. Murray Bookchin
Strano Paese l’Italia. Già, strano davvero! Dopo tutto, basta guardarsi attorno e cogliere i variegati fenomeni economico-sociali che ci circondano.
Se “scendi in campo”, dandoti alla Politica, puoi disastrare le casse dello Stato, curare tranquillamente i tuoi affari privati, affossare la credibilità delle Istituzioni, rubare a “piene mani” e annichilire le speranze di un’intera Società, senza rischiare granché, poiché un salvacondotto confezionato appositamente dal Parlamento, è sempre pronto a salvarti dalla grinfie di un Magistrato puntiglioso e magari a conservarti la poltrona, con tanto di scuse…
Tutto senza temere che, una volta fatto il danno, tu debba delegare alla “Tecnica” altrui, il tentativo di evitare lo sfascio totale, accettando di buon grado di veder “sospendere” la Democrazia e che sia fatta carta straccia della Costituzione.
Se i tuoi hobbies sono invece l’Economia e la Finanza e perché no, se ti senti “Capitano d’Industria”, puoi tranquillamente adoperarti, anche part-time, per portare alla bancarotta un numero imprecisato di aziende, senza pagar dazio o finire in galera. Dopo tutto, c’è sempre un “cavaliere bianco” capace di evitarti di cadere nel baratro e di “spalmare” i costi della sua “meritoria” impresa, sulle spalle di milioni d’ignari ed onesti contribuenti, più o meno alla luce del Sole.
Se hai invece la sfortuna di credere nel Lavoro onesto, beh, allora, cominciano i problemi. Come dire: potevi essere più accorto nella tua scelta…
C’era un tempo, quando il Lavoro non aveva ancora assunto il valore del privilegio e tra le vecchie e le nuove generazioni vigeva un Patto di reciproco sostentamento – con valore “morale” ancor prima che legale – che dava a chiunque la certezza del proprio oggi e del proprio domani. C’era un tempo, in Italia, in cui la società dei diritti era la realtà prevalente e a volte un po’ abusata, che mandava avanti un Sistema costruito sul sacrificio dei padri, per il bene dei figli. Una realtà che garantiva un minimo di possibilità di Occupazione, l’aspettativa di una Pensione e del buon, caro, vecchio, Welfare State…
“Pacta sunt servanda”? Beh, forse al tempo degli antichi Romani… Illusa dalle promesse e disillusa dai fatti, quel che rimane in mano alla “gente normale”, dopo decenni di “furto di Stato”, è solo uno sbiadito ricordo, contornato da dolorosi rimpianti.
Oggigiorno, i “felloni della Politica” – parte preponderante della cosiddetta Casta – non hanno di meglio da fare che mantenere il proprio status di nullafacente a danno della collettività. Un’attività indubbiamente “stressante” che li vede perdersi, in base allo spirare del vento, tra l’appoggio incondizionato e la critica distruttiva al Governo e nella quale litigi pubblici e strette di mano “private”, si espongono in pubblico come una “mercanzia da parata”. Niente tagli, niente rinunce, per quelle c’è sempre il popolo “suddito”… Altro che sovrano!
Gli industriali, i banchieri e i finanzieri, persi dietro alle proprie manie di grandezza, alla smania di Potere e ai miraggi regalati dal “Dio Denaro”, anziché agire per il fantomatico “bene comune”, si scambiano di posto e al massimo si ritrovano a scadenze prefissate, in qualche “Workshop lacustre” per darsi una pacca sulla spalla…
D’altro canto, gli Italiani onesti e lavoratori, segnati da una Recessione nata sulla scia del crollo dei Mercati avvenuto negli ultimi anni, assieme ai posti di lavoro, continuano a perdere il proprio Futuro. Le centocinquanta vertenze aperte a livello nazionale, stanno lì a dimostrare un crollo sistemico, che da la misura del fallimento Politica, dell’Economia e dell’Imprenditoria, oltreché il sacrificio dei diritti del Lavoro. Il profondo ridimensionamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, fortemente voluto dal Ministro Elsa Fornero, da un’evidenza empirica, seppur parziale, a tutto ciò.
Ma adesso, “torniamo a Palazzo”.
Accettato a malincuore un perverso aggiramento della Sacra Carta, ci eravamo illusi, che senza Silvio Berlusconi qualcosa di buono sarebbe potuto venir fuori, grazie alla nomina di Mario Monti, ed invece, avremmo dovuto chiedere che mandassero il “Mago di Oz”… Tirando le somme, tale soluzione si è rivelata una pia illusione, che ci ha confortato solo per aver affossato “Mr. B” (temporaneamente e con crescente evidenza, concordemente, giusto per lasciargli fare il lavoro sporco), ma che ci ha fatto perdere di vista il fatto che “i Monti si scalino o si spianino”, ma di certo non si adulino…
“Cresci Italia”… E rimani disoccupata! Per quanto non manchi la fantasia, l’attuale Governo Tecnico – illegittimo, sostanzialmente incapace e di fatto prostrato al volere di Organismi Sovranazionali non eletti – sta concretamente condannando tanto le nuove, quanto le vecchie generazioni, ad una vita divisa tra disoccupazione, “esodi forzati” e pensioni in via di estinzione.
Mentre l’Italia affonda in un “Crescendo Mozartiano”, si persevera nell’offerta di un “salvacondotto” alla “Finanza Predatoria” e ad un Sistema Bancario “marcio fino al midollo”, a discapito dell’Economia “reale”.
Gli esempi dell’Alcoa e della Carbosulcis sono dimostrazioni lampanti dell’immobilismo “rassegnato” di un Esecutivo disposto ad accettare la chiusura d’importanti stabilimenti produttivi, senza tante rimostranze (fatto rafforzato dalle parole di “commiato” rilasciate dal Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera). Ma penso anche all’Acciaio di Terni, di Taranto e Piombino; alla Chimica di Porto Marghera; alla Petrolchimica Siciliana; alla FIAT dell’ex “salvatore della Patria” Mr. Sergio Marchionne; ed agli altri innumerevoli casi “meno mediatici”, ma altrettanto severi con i lavoratori e le loro famiglie.
Preso atto di ciò, porgo una semplice domanda all’Italico Governo. Un quesito che non vale un milione di Euro, ma al massimo milleduecento, come la busta paga di qualche operaio “fortunato”, in un mondo fatto di precari: “l’Alluminio, l’Acciaio, l’Energia, l’Automotive, la Chimica e la Petrolchimica, rientrano o meno, tra le produzioni strategiche di un Paese minimamente evoluto dal punto di vista Economico”? Io dico di sì. Assolutamente!
Visionario, Sognatore, Statalista e chissà mai, Comunista, scegliete Voi… In realtà, quel che occorre è un processo di Nazionalizzazione dei settori vitali per il nostro nuovo Sviluppo. Ciò che occorre è la rinascita dell’IRI, “araba fenice” salvatrice del nostro Apparato Produttivo e del nostro domani di Comunità Nazionale. Così come accadde negli anni ’30 del secolo scorso, sarebbe necessario, prima ancora che utile, un nuovo Ente-Holding (gestito con criteri di Mercato) in grado di risollevare un’Economia in caduta libera. Perché negare sul nascere, l’idea di Stato Imprenditore? Non sono certo le ricette proposte da Keynes o Von Hayek il punto di discussione, bensì la vita delle persone.
Al di là di tante parole e belle intenzioni, senza un Piano di Sviluppo Industriale a medio e lungo termine, lungimirante ma realistico, si va dritti verso il nulla più totale. In particolar modo quando si abbia coscienza che, essendo l’Italia un Paese in declino, a causa di decenni e decenni di “interessato” malgoverno, nessun imprenditore avveduto sia disposto a metter mano al portafogli per finanziare nuovi investimenti. E’ più facile e conveniente, scegliere di delocalizzare altrove. Senza aprire il capitolo “Banche dai rubinetti chiusi”, o della Spesa Pubblica al collasso. E senza considerare i Consumi privati, regrediti ai livelli di 30 o 40 anni fa. Quel che resta è solo un Paese che non sa più da che parte andare e al quale non resta che “svendersi” a “Potentati Economici” ricchissimi di risorse e capitali, come l’Orso Russo e soprattutto, come il Colosso Cinese. Sempre che quest’ultimo sian ancor disposto a far scorta di Titoli emessi dal nostro Tesoro, sulla scia del lavoro diplomatico e “ruffiano” della Cancelleria Teutonica…
Che dire poi, dell’impatto negativo della mancanza di un Piano di Trasporti che sappia “interconnettere” movimentazione stradale, ferroviaria, marino-fluviale, ed aerea? Troppi interessi in gioco e troppi particolarismi da soddisfare. Troppo tempo e troppe risorse sprecate dietro a cause perse come la TAV, o il ponte sullo Stretto di Messina. Fiumi di denaro buttati nella creazione di aeroporti inutili e nell’ampliamento smisurato della rete degli scali Italiani, intravedendo quasi un aeroporto per ogni Provincia, solo per saziare l’appetito di amministrazioni “amiche”. La nostra Storia potrebbe elencare una casistica infinita.
Inchiodati a parlare di “Spending Review”, di “Spread”, di Agenzie di Rating e di salvataggio dell’Euro. Fermi ad annunciare “task-force” anti-evasione e di Riforma Fiscale, si è finito per perdere il bandolo della matassa: la fine del nostro insulso “modello di sviluppo” (e con esso delle speranze, delle attese, delle prospettive e delle aspettative di vita) non è affatto dietro l’angolo, ma è in piena attuazione… E una soluzione dev’essere ancora trovata, solo per una ragione fondamentale: salvaguardare l’occupazione, mantenere la pace sociale ed impedire l’assalto ai forni…
Passati di colpo dal Governo del “non metteremo le mani nelle tasche degli Italiani”, al Governo del “Su le mani”, la parola d’ordine per ridare vita al Paese, resta la stessa: “Equità”.
Invece, gli argomenti che vanno per la maggiore tra le forze politiche della “strana” Maggioranza sono: “Monti-bis” o “non-Monti-bis” e la nuova Legge Elettorale. “Grandi manovre” che vedono protagonisti il terrificante “ABC”, Alfano, Bersani e Casini, sotto i continui rimbrotti a far presto, che piovono dal Quirinale (dopo tutto, cosa non si farebbe, per impedire l’ingresso in Parlamento di “forze vergini e a cinque stelle”?).
Comunque vada, da qui a sei mesi, potrà mai essere il “nulla” alternativo al “niente”? I danni causati al Paese da quella che si suol definire “Partitocrazia” in più di sessant’anni di Storia Repubblicana, sono sotto agli occhi di tutti. Che si parli e straparli di Prima o di Seconda Repubblica poco cambia. “Interessati incapaci” ci governarono; “Interessati e insolenti incapaci” ci governano. Non vi può essere Monti che tenga, quando un Paese allo sbando politico ed economico, sia privato anche di quella parvenza di Democrazia che gli rimanga, da un nugulo di politicanti da strapazzo, che gioca a fare e a disfare maggioranze Parlamentari, oltreché a procrastinare il proprio lucroso dominio su cittadini ed elettori sempre più inermi e rassegnati.
Caro Alfano, alle elezioni ci sarà da ridere. E il PDL sarà il “pezzo forte” dello spettacolo…
Caro Bersani, ormai è cresciuto, è un ometto e ha più di sessant’anni. Non le pare che sia giunta l’ora di sfilarsi i calzoni corti, di riporre i giocattoli e di andare a lavorare?
Caro Casini, che dire? Porta un nome che la dice lunga…
Viviamo ormai in una Società fasulla, in cui “Libertà” è la parola che domina ogni discorso, ma nella quale “Costrizione” è ciò che di fatto, finisce per deprimere le nostre vite.
Il problema non è quel che pretendano gli imprenditori “interessati”, i banchieri “alla canna del gas”, i giornali e gli editori “amici”, o i sondaggisti “imboccati”. Il problema non è nemmeno ciò che temano i Politici incapaci e bramosi di tornare ad “abusare” del Potere loro delegato, bensì quanto sia nel diritto dei cittadini-elettori. Due Governi Tecnici “di rilievo”, nell’arco di vent’anni (da Ciampi a Monti), sono più che sufficienti. Anzi, sono troppi.
Posto che nel Giugno prossimo, il “Professore” salga certamente al Colle – e che lì sia destinato a restare per i successivi sette anni – è doveroso garantire al popolo la possibilità di esprimersi attraverso il Voto. In effetti, solo al cospetto di un nuovo Esecutivo “democratico” e costituzionalmente legittimo, sarà possibile tornare a parlare dell’Italia come di uno Stato Sovrano, piuttosto che di una realtà da Terzo mondo e “sotto l’altrui tutela”. Pertanto, il dubbio “Monti-bis” o “non-Monti-bis” e il fatto che il diretto interessato (o il Ministro Passera) si ponga il problema di restare in sella, non sono i veri punti della discussione.
Quel che dovrebbe interessare tutti noi (gente comune, attivisti politici “senza colore” e giornalisti), è solo e soltanto l’oscura manovra Parlamentare, destinata ad “impacchettare” in tempi brevi una nuova Legge Elettorale, con tanto di benedizione dell’attuale inquilino del Quirinale. Ciò, al fine di limitare senza vizi formali e “secundum legem”, l’impatto delle “scelte rivoluzionarie” che covano in seno al Corpo Elettorale. Riuscite ad immaginare l’Italia del 2013? Beh, è facile: Monti Capo dello Stato; Passera Presidente del Consiglio e alla guida di un Governo appoggiato da una “Grosse Koalition” formata dal PD (di Renzi), Fini, Casini, Montezemolo e qualche transfugo del “fu” PDL.
Ecco: io non voglio che ciò accada. Io non accetto che si stracci a piacimento e impunemente la Costituzione. Io credo ancora nella Partecipazione e nella “vera” Democrazia, mentre nella lotta di chi si ribelli ai “giri di parole” e decida di difendere ad ogni costo, il proprio posto di lavoro, io so da che parte stare… Tutto il resto, è “aria fritta”.
Caro Presidente Monti, sarebbe facile aprire futili discussioni “metafisiche” circa il fatto che “ogni popolo abbia il Governo che si meriti”. Apprezziamo lo sforzo e la ringraziamo, ma il suo è Tempo Scaduto. Per il bene del Paese, si dimetta. Lasci che siano i cittadini di proprio pugno a ricostruire una realtà fatta di macerie e sogni infranti. Solo allora potrà essere finalmente smentita l’unica certezza che ci resta: che l’Italia sarà sempre e comunque “la terra dei cachi”…
Per concludere, un pensiero a Giorgio Napolitano. Caro Presidente, per quanto mi ostini a cercare tra le righe e tra i commi dell’art.87 della Sacra Carta, non trovo alcun appiglio giuridico che giustifichi il suo continuo interventismo nelle vicende politiche Nazionali, o che, tantomeno, la autorizzino a parlare a briglia sciolta, innanzi a “circoli privati” come il Workshop Ambrosetti. E pensare che un tempo ci si lamentava di Cossiga “il picconatore”, il quale, per le sue esternazioni inusuali e per molti “contra legem”, rischiò addirittura l’Impeachment… Davvero un’altra epoca quella in cui dal “Colle” ci si asteneva da ogni commento sugli accadimenti pubblici, limitandosi ad inviare qualche messaggio alle Camere e a porgere gli Auguri di fine anno agli Italiani, a reti unificate, non trova?
Beh, comunque la veda: “Cave ne cadas”!
D.V.