“L’automobile del futuro sarà più veloce del suono. Così il guidatore sarà all’ospedale prima di accendere il motore”. (Henny Youngman)
Incipit. Lungi da me la volontà di scimmiottare le virtù dell’opera letteraria di Jack Kerouak, il titolo scelto (che ne richiama vagamente il ricordo, ndr) con postilla al seguito, non riassume il racconto di esperienze di viaggio, ma racchiude in sé alcuni dei malcostumi più noti degli Italiani sulla strada, siano essi pedoni, ciclisti, motociclisti, camionisti, o automobilisti.
L’idea del rispetto delle Regole, siano esse quelle basilari di come realizzare in maniera composta e ordinata, una coda alle Poste, al Supermercato e in Banca, o, per l’appunto, quelle un po’ più complesse inerenti alla Circolazione Stradale, sembrano del tutto avulse dal modo di fare e di pensare degli Italiani. Anzi, la volontà d’infrangerle pare essere diventata una moda insulsa, insolente e pericolosa, al punto di “svuotare” l’intera Società dai propri principii fondativi, tra i quali, in particolare, quello del rispetto del prossimo.
Scherzi della memoria. Non so perché, ma nella mia mente è rimasto fisso e indelebile, il ricordo di quel giorno in cui alla televisione, dissero: “il parco dei veicoli circolanti in Italia ha toccato quota ventisette milioni”. Erano gli anni ’90 e il concetto di mobilità di massa (mediante mezzo privato, ndr) concretizzato dalla Politica per conto della FIAT, pareva non soffrire crisi.
Oggigiorno, all’alba dei quaranta milioni di mezzi che “scorrazzano” su una rete viaria pressoché invariata e comunque, non al passo coi tempi, soggiogata dalla sempre maggiore scarsità di risorse economiche, a farmi “balzare sul sedile” (espressione quantomai all’uopo, ndr), sono i comportamenti molesti, le scorrettezze e la maleducazione di tanti miei concittadini “in movimento”.
Direbbe Totò: “Modestamente, la circolazione ce l’ho nel sangue”. Indubbiamente, chiunque di noi può dire, a torto o a ragione, che la maturità non sia arrivata con i diciott’anni, ma con la “conquista” della patente, dopo l’obbligato passaggio per le forche caudine, rappresentato dall’esame di guida. Ah, che fremiti! Per così poco…
Lasciamo correre riguardo alle losche vicende raccontate dalla Cronaca, che talvolta vedono protagonisti esaminatori sui generis, sempre aperti alla promozione facile dietro “lauta oliatina”. Purtroppo, nel nostro Paese, i furbastri sono un cancro al pari della Mafia. O per meglio dire, sono la Mafia sotto mentite spoglie…
Quel che m’interessa, è sottolineare il fatto che una volta che si sia agguantata la licenza di guida, giovani e non più giovani perdano ogni cognizione delle norme di comportamento, si facciano beffa dei Codici e sempre più spesso si mettano sull’occhio la benda dei pirati… Della strada.
Partiamo dal principio.
I pedoni. No, non sto parlando di una partita a scacchi. La prima categoria di cittadini cui mi riferisco, è quella cui potenzialmente apparteniamo tutti, una volta scesi da un veicolo a due, a tre, o a quattro ruote: gli “attraversatori stradali”.
In particolare, ho in mente quelli che non rispettano la segnaletica, che passano col rosso e che non badano alle strisce pedonali o che “per induzione” se ne appropriano quel tanto che basta, ma due metri più in là (perché passarci sopra costa proprio tanta fatica, ndr). Ma anche quelli che si buttano giù dal marciapiede senza guardare, o guardando verso gli abitacoli con aria di sfida, o peggio che tagliano le corsie in diagonale, senza guardare affatto chi passi! Perché tanto, in base all’insulsa logica loro propria: “ho ragione io, perché ho la precedenza e se non ce l’ho, me la prendo comunque… Ci vediamo in tribunale“! Certo. Bella storia pretendere la ragione, sempre e comunque, per vedersi poi, nel peggiore dei casi, chiusi in una bara, non senza aver messo nei guai un ignaro conducente.
I ciclisti. Ah! Che bello quando il babbo tolse le rotelle alla mia bicicletta, sfidando me e la sorte a proseguire spedito, da solo, verso l’ignoto. Altri tempi. Oggigiorno, inforcare un velocipede è una scommessa con la morte in mezzo al traffico.
Tuttavia, non può negarsi che molte volte le responsabilità di certi temerari non siano da meno, rispetto ai fruitori di mezzi motorizzati, nel causare incidenti, troppo spesso mortali. Insomma, non dubito che sia capitato a tutti di battibeccare con plotoni di “pseudo-campioni della Domenica”, i quali, vestiti di tutto punto, procedano appaiati, con istinti anarcoidi, per le vie delle nostre città e delle nostre campagne, senza rispetto dei precetti della circolazione stradale.
A proposito di ciclisti, non riesco proprio a comprendere le battaglie combattute da taluni, circa la possibilità di pedalare contromano, nelle nostre città caotiche e piene di buche. Sembra un “regalo” alle Compagnie Assicurative. In un Paese senza auto-disciplina, dove la segnaletica è sempre considerata un punto di vista, mi pare assurdo chiedere che l’istituzionalizzazione di un’infrazione bella e buona.
Ad avvalorare la mia “restrittiva” opinione, basti citare l’obbligo di giubbino catarifrangente notturno, imposto da diversi anni dal Codice della Strada e a quanto pare, “non pervenuto” negli “usi e costumi” dei ciclo-amatori. Ergo, prima di chiedere (o meglio, di pretendere, ndr), si dev’essere disposti a dare e a dimostrare di essere rispettosi della Legge esistente e della Legalità in generale.
La tigre nel motore. A mio parere, tutti i mezzi a motore dovrebbero essere considerati armi improprie, perché tali sono… Se fosse per me, sarebbe introdotto l’obbligo di procedere a “passo d’uomo”, quando un veicolo si trovasse ad incrociare un pedone, o un ciclista, soprattutto fuori dai centri abitati. Già, se fosse per me…
Quando alla guida di tali “armi improprie” si pongano persone incapaci di fatto o di diritto, come quelle in stato di alterazione psico-fisica, la frittata è fatta.
Si parla tanto dell’introduzione del reato di Omicidio Stradale, nel nostro Codice Penale. Ecco, proprio mentre Parlamento e Governo sono affaccendati su tutt’altri fronti (almeno fino al prossimo “mortale patatrac”, ndr), resto dell’idea che il primo colpevole di tale “reato in divenire” sia l’insieme di Istituzioni dello Stato che, severo a parole ma debole nei fatti, chiude un occhio, se non entrambi, al cospetto di troppe irregolarità commesse dai cittadini.
A mio giudizio, nell’insopportabile ludibrio dedicatoci dal mondo intero, tra indicibili figuracce e ridicole barzellette, una delle pochissime cose buone che vent’anni di Berlusconismo hanno prodotto (l’altra è la cosiddetta “Legge anti-fumo”, ndr) c’è la Patente a punti.
Rammento ancora quel 1° Luglio del 2003, in cui si circolava tutti nel pieno rispetto dei limiti di velocità, si cedeva cavallerescamente la precedenza, si evitava il parcheggio in doppia-fila, ecc. ecc. Eppure, nel “Paese dei mille ricorsi”, proprio un ammorbidimento della normativa in questione, avallato da quelle Istituzioni, ha finito per ridurne l’efficacia.
I motociclisti. In tutta onestà, in un’altra vita inforcherò una motocicletta, capelli al vento e realizzerò la mia idea di “Easy Rider”. In questa vita, invece, preferirei che i centauri imparassero che la strada non sia un circuito su cui dimostrare le proprie capacità a tutta manetta. Né su cui “tirare”, partendo dal rettilineo dietro casa. Se vogliono saggiare Assen, Donington Park, o Misano Adriatico, che ivi si rechino, lasciando tranquillo e sereno chi, per emulare Valentino Rossi & Co., si accontenti di accendere la tv, dopo essere tornato a casa senza incidenti.
Un capitolo a parte bisognerebbe aprire per la sotto-categoria degli “scooteristi”, che, soprattutto d’Estate, affollano le strade e che non ammettono vie di mezzo: o sono fermi, o tengono la manopola a fine corsa, con la conseguenza di trovarsi spesso a fare il botto definitivo, se non per distrazione, per vera e propria follia. Ben per loro, peccato per chi si trovi sulla traiettoria…
I camionisti. Devo ammettere che il lavoro del conducente di mezzi pesanti non sia facile. Tante ore in mezzo al traffico; tante ore in coda per caricare e per scaricare le merci; tante ore lontano dalla famiglia… Proprio per questo, tra sempiterna fretta da un lato e perpetuo ritardo dall’altro, capita sovente che i TIR finiscano per rappresentare delle vere e proprie mine vaganti, che mettono a rischio la sicurezza su Strade ed Autostrade.
Sono noti i loro modi spicci e sbrigativi in fase di sorpasso e l’opinabilità dei limiti di velocità e dei tempi di guida/riposo. Così come sono noti i loro tentativi di aggirare o di disattendere del tutto le regole, circolando quando non si debba (avete presente le Domeniche e i “dì di Festa comandati”, o quando nelle giornate di neve, senza catene, decidano di proseguire il viaggio, per la somma “gioia” degli atri fruitori della rete viaria? Ndr) e i tentativi di certi malandrini di fare una revisione del mezzo “alla buona”. Tanto è sempre e solo questione di prezzo… Purtroppo.
E la cosa inquietante è che anche gli autisti d’importazione si adeguino alla perfezione, a certe pessime abitudini.
L’automobilista. Un paio d’appunti, al riguardo, per realizzare un’Italia migliore.
Caro Automobilista (si fa per dire, ndr), quando ti metti al volante con una sigaretta tra le labbra, ricorda: le strade non sono il tuo posacenere privilegiato. Né il cestino delle immondizie tuo proprio, gentilmente offerto dalla Comunità.
Se c’è una cosa che mi manda letteralmente in bestia, sono gli incivili che come se nulla fosse, seminano mozziconi, cartacce, bottiglie, lattine e via discorrendo, semplicemente aprendo e chiudendo un finestrino, secondo una logica vile e godereccia del tipo: “quel che è mio è mio, quel che è di tutti è mio”… Un comportamento del genere mi ricorda quei vigliacchi schifosi, che in palestra, si dilettano a pisciare nella doccia poco distante dalla tua. O quelli che in piscina evitino di uscire per recarsi verso i servizi igienici, per compiere un’analoga barbara pratica nelle acque della vasca… Perché “tanto c’è il Cloro”! O ancora, quelli che allontanandosi dai vespasiani, tirino dritto, facendo spallucce al cospetto del lavandino e magari incrociandoci abbiano anche la faccia tosta di darti la mano! Lerce, ripugnanti, immonde canaglie. Contate pure sulla mia più totale riprovazione.
E se permetti, caro automobilista, quella telefonata dalla dubbia utilità che ti porta a “zigzagare” tra le vie, anziché allungarti la vita, magari potrebbe accorciare quella di qualcun altro. Se proprio devi inviare un sms o un “tweet”; usare WhatsApp; farti un “selfie” e (emulo del “caro leader”, Matteo Renzi, ndr) condividerlo su Instagram e se proprio non puoi fare a meno di bighellonare su Facebook, fermati in un angolo, tira il freno a mano e dài sfogo ai tuoi istinti bambineschi alimentati dallo “Smart Phone” che domina i tuoi giorni, ma evita di mettere a rischio l’altrui incolumità!
E no, caro automobilista, l’utilizzo degli indicatori di direzione non è un’azione facoltativa, lasciata al tuo buon cuore. Possibile che sia così difficile muovere due dita per azionarli ed evitare gli infelici epiteti a te rivolti da chi ti segua? Non mi dire che sia soltanto una questione di avarizia “perché la macchina è nuova” e che pertanto tu non voglia consumare le lampadine. E ti prego non mi dire nemmeno che il tuo comportamento criminale sia soltanto un modo, tutto tuo, per “contrapporti al Sistema”. Sei patetico!
E no, caro automobilista, il seggiolino sul quale devi “legare” tuo figlio, non è un’oltraggiosa imposizione calata dall’alto, ma un salvavita per il tuo pargolo in grado di evitarti “rimorsi postumi”… E’ incredibile notare quanti genitori (soprattutto mamme, ndr) si muovano per le strade, consentendo alle proprie innocenti creature di sgattaiolare da un sedile all’altro, senza preoccupazione alcuna e senza cognizione dei potenziali pericoli cui si vada incontro. Bisognerebbe privarli della patria potestà, se non fosse che ben pochi se ne curino, all’interno delle Autorità.
E no, caro automobilista, le strisce pedonali non rappresentano un graffito post-moderno di qualche sofferente e malinconico “viaggiatore d’Africa”. Non sarà mica che l’ansia provocata in te dal tuo “inseguitore” sia una buona ragione per investire, o rischiare d’investire un povero pedone? Quando hai un attimo, prova a chiederti: “quanto vale la vita di una persona? Due, tre, dieci minuti del mio tempo? Magari di un’ora che mi porta da casa all’ufficio, o da casa al luogo di svago designato”? Pensaci.
E no, caro automobilista, i parcheggi per i disabili non sono lì ad aspettare i tuoi comodi, giustificati dall’idea: “vabbè, me ne vado subito… E poi di questi parcheggi per gli handicappati ce ne sono troppi… E poi la maggioranza dei permessi per invalidi è fasulla… E poi non ci sono vigili in giro”. Il Diritto di chi sia menomato nel fisico ha un qualcosa in più di quello di chi goda di ottima e radiosa Salute. Non trovi anche tu, barbaro “figlio del me-ne-frego”?
“And last but not least”, caro automobilista, allacciando una volta tanto la cintura di sicurezza, allorché tu sia sobrio e gli effetti delle sostanze stupefacenti non ti annebbino la mente, piuttosto che protestare veementemente e vanamente contro la rigidità delle norme, arrovellandoti sul come “fregare” l’Etilometro e sul quando presentare ricorso al giudice di Pace, o a chicchessia, fregandoti le mani innanzi a Prefetti “burloni” che anziché essere inflessibili, impongono alle Forze dell’Ordine di non ritirare più le patenti dopo positività all’alcol-test (come ripicca verso la presunta manica larga di parte della Magistratura in tema di “sospensione”, ndr), faresti bene a pensare al tormento che ti aspetterebbe nel caso in cui tu provocassi un incidente, specie nella triste eventualità in cui tu non fossi tra le vittime e ti restasse soltanto una vita di rimpianti e pentimenti.
Imparare dal Passato, gestire al meglio il Presente, confidare coscientemente nel Futuro. Ci vuol così poco per evitare di diventare dei “Cittadini di serie C”: basta cominciare a rispettare poche e semplici Regole, come quelle del Codice della Strada. Perché quando manchi l’esempio della Politica, è il senso civico di ciascuno a rappresentare la prima pietra su cui costruire non soltanto la propria Comunità d’appartenenza, ma l’intera Società.
D.V .
P.S. Al babbo, che tolte le rotelle dalla mia bici, mi spinse libero lungo le strade della vita.