“Noi non vogliamo affatto abolire l’appropriazione personale dei prodotti del lavoro, per la riproduzione dell’esistenza immediata; appropriazione che non lascia alcun residuo di profitto netto, tale da poter conferire potere sul lavoro altrui. Vogliamo eliminare soltanto il carattere miserabile di quest’appropriazione, nella quale l’operaio vive solo allo scopo di accrescere il Capitale e vive solo quel tanto che esige l’interesse della classe dominante”. Karl Marx
Sorge spontaneo un Amletico dubbio. E se dopo tutte le critiche, gli improperi, le minacce, le repressioni e le derive reazionarie del passato, avesse avuto ragione lui?
Facciamo un passo indietro.
Di questi tempi non è certo un segreto, che la vita del comune cittadino abbia preso una brutta piega, a causa di un solo fattore preponderante: la crisi economica globale.
Una crisi provocata, non a caso, dalle scelte “rapaci”, ingannatrici e spesso illecite, di un’ingorda minoranza di Potenti, amorale e senza scrupoli, che fa dell’onestà un vizio capitale, piuttosto che un valore fondamentale della società contemporanea.
Tale problematica, affatto passeggera, ma quanto mai perdurante e devastatrice, se da un lato ha ridotto allo stremo anche la classe media di quelli che un tempo erano i Paesi Industrializzati, dall’altro ha finito per riportare alla luce tutte le questioni che in precedenza erano state “nascoste sotto al tappeto”, per ragion di Stato e di Mercato – o per meglio dire “di portafoglio” – da questo o quel Governo, da questa o quell’Istituzione Finanziaria (FMI e Banca Mondiale su tutte).
Che si avesse a che fare con il crollo delle “Tigri Asiatiche”, o con le follie “di carta” delle “società.com” di un recente passato. Che si fronteggino le odierne infauste conseguenze della bolla immobiliare, o di quella dei prodotti derivati e delle materie prime. Che si tenti d’impedire il tracollo d’intere Nazioni (Grecia, Spagna, Portogallo, o Italia che siano) o la fine prematura dell’Euro (l’ex moneta del futuro) e con esso dell’Europa, a pagarne le conseguenze era, è e sarà l’uomo della strada, il piccolo contribuente, mentre a goderne ignobilmente dei vantaggi, erano, sono e saranno i soliti loschi figuri degli Affari, della Finanza e della Politica.
Corrotti, corruttori, estorsori, bancarottieri e lustrascarpe… Gente con residenza alle Cayman, isola privata a Dubai, baita a Saint Moritz e yacht ormeggiato a Portofino, che prima si fa beffe della Legge, “rapinando” i risparmiatori, “affossando” promettenti realtà industriali, creando “fondi neri” e che poi magari – come nel caso Italiano – evita di fare i conti con la Giustizia, grazie a cassazioni, prescrizioni, “estreme unzioni” e all’immancabile Scudo Fiscale che saltuariamente gli piove addosso, assieme ai sinceri ringraziamenti di quelle “volpi” che l’abbiano studiato e messo in pratica, giusto per chiudere qualche “buco” del Bilancio Pubblico, ed almeno un paio di “pendenze fiscali” del padrone.
Sebbene a fronte di ogni nuova invenzione degli speculatori, siano sempre state declamate iniziative “per evitare che ciò possa nuovamente accadere in futuro…”, attraverso norme ad hoc, patti, vincoli ed intese tra Paesi, Operatori Istituzionali, Banche Centrali, ecc. basta guardarsi attorno per vedere che nulla sia cambiato. E non bisogna certo essere Marxisti-Leninisti per accorgersene, basta un po’ di cervello ed una calcolatrice.
E se ciò non bastasse, restano immancabilmente aperte le note questioni socio-economiche, come la disoccupazione che segna nuovi “record”, la scomparsa d’interi siti produttivi per il capriccio di qualche manager d’assalto, il mantenimento di alcuni prezzi artificiosamente elevati (carburanti, trasporti, energia e telecomunicazioni) a fronte di pensioni e stipendi irrisori, l’accumulo di bollette e di conti da pagare al cospetto di tasche che si svuotano.
Tutto può sembrare scontato. Certamente non è scontato che le soluzioni proposte ed adottate siano fallaci e tanto meno risolutrici.
Oggigiorno, mentre si continua incredibilmente ad esaltare in positivo, la libera iniziativa privata e la ricchezza che essa assicurerebbe a tutti noi, mentre alcune voci ancora si alzano a difesa del Liberismo e della Forza auto-regolatrice del Mercato e si scagliano con forza contro ogni ipotesi di controllo esercitato dalle Autorità di Governo, la verità sconcerta, intimorisce e rabbuia il futuro.
L’ipotizzata ripresa dell’Economia, costantemente rilanciata da Uomini di Stato, Organismi Sovranazionali, Agenzie di Rating, Economisti e mass media, appare come la vana ma “interessata” speranza, di un guidatore incapace, che un’auto dal motore “grippato” si riavvii, come per magia, quando sarebbe piuttosto il caso di chiamare il carro attrezzi, per condurla alla “rottamazione”.
“Martedì neri”, che lasciano il posto a “Giovedì neri” e poi a “Venerdì neri”…
Crollo degli indici azionari, miliardi di Euro “bruciati”, rimbalzi tecnici, tempeste valutarie. Un giorno ci si dispera e ci si strappa i capelli, il successivo si esulta e si spera nei facili guadagni: creare denaro col denaro. Pura idiozia!
Azzardare un’ipotesi di “fine dei giochi”, di cessazione della moderna Economia di Mercato, del dominio della Finanza e dei Finanzieri, della “Legge della Borsa”, non è mistificatorio, poiché il modello anacronistico che viviamo, gira a vuoto da decenni, si è rotto e non potrà essere aggiustato. Chi dica il contrario mente, o diffonde insani sogni partoriti dalla propria fervida immaginazione, col solo scopo di fare il suo interesse alle spalle del prossimo.
Parlare di “sfruttamento delle masse” e di “sottomissione del bisognoso”, non è terminologia ottocentesca impiegata da qualche feroce critico della Rivoluzione Industriale, ma è ciò che accade un po’ ovunque nel mondo, nell’A.D. 2010.
E pensare che in alcuni Paesi – leggi Italia – si pensi addirittura di ridurre le garanzie dei lavoratori, riformandone lo Statuto giusto a quarant’anni dalla sua promulgazione e proprio mentre la parola d’ordine è “precarietà”, ha davvero del grottesco, del fantascientifico.
Se i popoli della Terra si rendessero finalmente conto; se tutti prendessero davvero coscienza e si stringessero in un fronte comune, la risposta passerebbe come minimo per un atto rivoluzionario generalizzato…
E’ necessaria una svolta che ridia il giusto peso alle cose, in cui “più Stato e meno Mercato” non sia solo uno slogan elettorale, in cui a Londra, Monaco, Mumbai, Lagos, Gaza, Miami, o L.A. si cominci a dare lo stesso valore al lavoro, alla vita delle persone, delle loro famiglie, a dispetto degli azzardi matematico-contabili dei “colletti bianchi” di Wall Street.
E’ solo che alcuni non vogliono che la gente capisca, dandogli a bere che il futuro gli sorrida, che le economie planetarie ripartiranno e che potrà continuare a sbilanciarsi con le sue Carte di credito, ad indebitarsi per comprare cose inutili e a concedersi futili lussi.
Non vi potrà mai essere riforma tanto funzionale quanto radicale finché non si prenderà atto che ci si trovi all’anno zero di una nuova era.
Illecito guadagno, Dominio, Prevaricazione e Assoggettamento, sono termini del passato, quelli del domani dovranno per forza essere Equità, Solidarietà, Cooperazione.
Non dovrà più accadere che le Banche d’Affari pretendano di provvedere alla Politica Economica e Industriale, approfittando dell’assenza di un Potere Pubblico perso tra il dirigismo esasperato, ed il clientelismo interessato.
I Capitani d’industria, i Cavalieri Bianchi e i Magnati-magnoni hanno fatto il loro tempo… Non c’è Gordon Gekko che tenga.
Il legame tra l’economia reale e quella finanziario-matematico-aleatoria dovrà cessare. L’espressione “too Big to fail” dovrà tornare ad avere un significato positivo e non diabolico.
Consumo e Produzione dovranno tornare ad avere un legame veritiero, ponendo fine agli eccessi d’Offerta che si riversano ciclicamente e cinicamente sul mercato del Lavoro.
Se così non sarà, non si dovrà aspettare troppo a lungo per prendere atto che dietro l’angolo ci sia un sistema economico chiamato baratto…
E se è vero che non basteranno le mille iniziative di Politici lungimiranti, come il Presidente U.S.A., Barack Obama, per cambiare le cose – anche perché non vi sarà mai “rivoluzionario” in sella così a lungo, per far da sé, in maniera concreta, seria e duratura – è altrettanto vero che agendo insieme, all’unisono, si riesca a raddrizzare la rotta di quella “nave alla deriva”, che accomuna le nostre sorti.
Frattanto consoliamoci. Nell’attesa spasmodica che prima o poi si presenti alla porta questa “Terza Via” dell’Economia, non ci resta che prendere atto che alla fine ormai ventennale del Comunismo Istituzionalizzato di stampo Sovietico, faccia da contraltare l’andamento sempre più instabile e caracollante, del suo storico avversario ideale e politico: il Capitalismo.
…E qualcuno potrebbe esclamare: “finalmente”!
D.V.
P.S.: Salvare l’Economia mondiale non ha prezzo… Per tutto il resto c’è M. Card.