Silvio Berlusconi


“Lo Stato sono io”. Luigi XIV

Come ogni giurista assennato sapeva e come ampia parte della cittadinanza auspicava, la Corte Costituzionale ha dichiarato – con decisione presa a maggioranza – l’illegittimità del Lodo Alfano (Legge 124/2008).

Si è giunti alla sentenza di “bocciatura” per due motivi.

Da un lato è stato “aggirato” l’art.138 della Costituzione, vale a dire l’obbligo di far ricorso ad una Legge Costituzionale anziché Ordinaria (com’è invece la norma in questione) per introdurre nel Sistema Giuridico Italiano, l’Istituto della “sospensione dei processi” in favore delle quattro maggiori cariche dello Stato.

Dall’altro è stato violato il fondamentale Principio di Uguaglianza tra cittadini, imposto dall’art.3 della Carta.

La decisione della Consulta consente la riapertura di due processi, a carico del Presidente del Consiglio.

Il primo riguarda i reati societari (frode fiscale e falso in bilancio) commessi nella compravendita di diritti TV di Mediaset. La Procura di Milano ipotizza che alcune Major Statunitensi abbiano venduto dei diritti televisivi e cinematografici a due società off-shore, riconducibili alla Fininvest, che li avrebbero poi rivenduti a Mediaset, con prezzo notevolmente maggiorato. Ciò, si presume, allo scopo di aggirare il Fisco e creare fondi neri a disposizione di Silvio Berlusconi.

Il secondo concerne invece la corruzione in atti giudiziari dell’avvocato Inglese David Mills. In questo caso, l’accusa contesta al Premier di aver fatto recapitare 600.000 Dollari a Mills, quale ricompensa per non aver rivelato, nel corso di due processi ed in qualità di testimone (quindi con l’obbligo legale di dire il vero e non tacere nulla), le informazioni sulle due società off-shore usate da Mediaset per creare fondi neri. Da ricordare che tale procedimento sia lo stralcio di uno analogo, già concluso in primo grado con sentenza di condanna in capo all’avvocato.

Tornando all’incostituzionalità del Lodo, è stata sorprendente la reazione rabbiosa e senza freni del Presidente Berlusconi, che dapprima ha attaccato la Suprema Corte – additata come realtà schierata a sinistra e rimproverata per aver prodotto una sentenza “politica” – per poi scagliarsi contro la presunta “faziosità” del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

Prima di giungere a conclusioni azzardate o senza senso, bisognerebbe ricordare che l’azione di garanzia propria della Consulta, sia assicurata dalle modalità con cui si proceda all’elezione dei suoi 15 Giudici (nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative) e che in effetti, essa sia l’unico organo giudiziario in cui necessariamente “sia lecito” far politica, viste le competenze attribuitele come Potere dello Stato.

Relativamente poi, alle critiche rivolte al Presidente Napolitano – che non avrebbe mantenuto il suo ruolo super partes – l’evidenza della loro insussistenza risiede nel fatto che, appena qualche giorno fa, il Governo abbia accolto di buon grado e con favore, la promulgazione dello Scudo Fiscale… E ciò basta ed avanza!

In merito alle conseguenze sulla durata della Legislatura e dell’Esecutivo – senza dare troppo credito alle “minacce” di Umberto Bossi a suo dire: pronto a trascinare il popolo – è vero che la sentenza non abbia effetti diretti sulle funzioni del Presidente del Consiglio, così come lo è che egli possa lecitamente continuare a lavorare per il bene del Paese…

…Vorrei però ricordare una celebre frase di Charles-Alexis de Tocqueville, che ritengo davvero “illuminante”, al di là delle diverse speranze di ciascuno: “L’esperienza mostra che il momento più pericoloso per un cattivo Governo, sia in genere proprio quando stia cominciando ad emendarsi”.

Insomma, sperando il meglio per l’Italia Futura, godiamoci per un poco, ma con fierezza, il tanto atteso ristabilimento dell’equità e dell’uguaglianza giuridica innanzi alla Legge.

Viva l’Italia. Viva la Giustizia!

D.V.