“L’idea più stravagante che possa nascere nella testa di un uomo politico, è quella di credere che sia sufficiente per un popolo, entrare a mano armata nel territorio di un popolo straniero, per fargli adottare le sue Leggi e la sua Costituzione. Nessuno ama i missionari armati; il primo consiglio che danno la natura e la prudenza, è quello di respingerli come nemici”. Maximilien de Robespierre

Non vi sono dubbi…

Gli anni passano imperterriti e dietro di loro lasciano gli strascichi di scelte diplomatiche affrettate, disattente, spesso “interessate” e finanche distorte da quelle emozioni del momento, che uomini di Stato davvero capaci dovrebbero imparare a tenere a freno, gestendole al meglio, per evitare di inciampare in errori e contraddizioni, che alla lunga ricadano sui propri cittadini e magari su quelli di altri Paesi.

Già, gli anni passano e certi fallimenti delle Diplomazia riempiono le pagine dei libri di Storia, ancor prima che cause ed effetti siano stati rimpiazzati tra le righe della cronaca, da una qualche “toppa”, o meglio, da una soluzione efficace e riparatrice, che ripaghi almeno in parte gli sbagli compiuti.

L’esempio più vivido di certe manchevolezze, è servito in pasto quotidianamente all’opinione pubblica mondiale – distratta dalla crisi economica imperante e dalle tante altre personali faccende, che ne sviano lo sguardo altrove – ed è rappresentato dalla guerra in Afghanistan.

Forse sarà retorico, ma è bene ricordare che quello che si appresta a diventare il più lungo conflitto armato dei tempi moderni, surclassando le due Guerre Mondiali e puntando “all’arrembaggio” del primato detenuto dal Vietnam, fu deciso a tavolino da alcuni Politici impelagati in “manovre di potere e denaro”, che al dialogo delle “ambascerie” preferirono l’attacco armato frontale e senza scappatoie nel post NY 9/11.

La lotta al Terrorismo Islamico al posto di quella al Comunismo, Osama Bin Laden nei panni di un moderno Ho-Chi Minh e sul “crinale” lo stesso sceriffo “a stelle e strisce” con il colpo in canna…

Kabul come Saigon dunque? Sebbene il ricordo del Napalm, dei Viet Cong, della droga e delle puttane da quattro soldi, resti per sempre a “futura memoria”, rappresentando la più grossa batosta subita dagli Stati Maggiori U.S.A., nessuno si augura che si percorra la stessa strada di fuga precipitosa e rocambolesca verso casa. Eppure, i rischi che alla fine non si cavi un “ragno dal buco” sono parecchi.

In effetti, se oramai si fa sempre meno caso alla conta dei “caduti” – quasi a voler imitare la teoria economica dell’Utilità Marginale Decrescente – quel che agita il sonno dei Governati, è il fatto di non vedere sbocchi definitivi e duraturi, che conducano alla Pacificazione del territorio prima e ad una Pace vera, poi.

E ciò, a dispetto di quanto si ostini a dichiarare il Generale Stanley A. McChrystal, responsabile della missione internazionale in terra Afghana.

D’altra parte, l’attuale comandante in capo, ed inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, conosce bene le insidie dello scontro con i Talebani – lasciatogli in eredità dall’Amministrazione Repubblicana di “falchi, petrolieri e bombaroli” che l’ha preceduto – così come sa di doversi muovere con scaltrezza e circospezione, a fronte della crescente sfiducia mostrata dagli Americani, anche a seguito delle decisioni Presidenziali sul Medioriente.

Per porre fine alla reciproca “mattanza”, solo una cosa è sicura: è necessario che il millantatore Hamid Karzai – l’improvvisato Presidente fantoccio voluto in origine da George W. Bush – la smetta con la politica contraddittoria e corrotta che azzera l’opzione del dialogo con gli “insurgets” e riduce l’efficacia della presenza della Coalizione tra le montagne attorno a Kabul.

In attesa che qualcosa si muova a “Palazzo”, a fare le spese dell’incertezza e dell’indecisione della Politica, sono i reparti impegnati sul campo. E in tutto ciò, prima o poi doveva capitare che una nuova tragedia investisse anche l’Italia.

La morte dei due militari della Taurinense a bordo del Lince, ed il ferimento di due loro commilitoni, se nell’ufficialità delle parole ha creato due nuovi martiri per la Libertà, due nuovi eroi, nella triste verità dei fatti ha solamente reso “orfane” due famiglie.

Il sottofondo delle usuali parole di elogio e di encomio, lascia il tempo che trova, soprattutto se proferite da ingessati Rappresentanti di un’Autorità sempre meno autorevole.

Al cospetto delle nuove giovani vittime, ha suscitato meno clamore del previsto e del prevedibile, il fatto che per la prima volta anche una nostra soldatessa sia finita con le “ossa rotte”, durante una missione di controllo del territorio. Forse anche perché è stata tenuta lontano dai flash, venendo ricoverata in Germania, nella base di Ramstein e non all’ospedale militare del Celio, come il suo compagno d’armi. Come dire: occhio non vede, cuore non duole…

Ma tant’è. D’altronde era scontato, che col passare del tempo ciò potesse accadere.

Missione di Peace-keeping o meno, buone intenzioni o no, in quei posti dimenticati da Dio, gli stranieri – maschi o femmine che siano – sono dei “bersagli” e non certo degli ospiti graditi.

C’è solo da fare una riflessione: considerando che addirittura gli Israeliani, siano restii a spingere le donne in prima linea, vista la disperazione senza limiti, che coglie gli uomini nel caso infausto di doverne raccoglierne i brandelli, possibile che noi ci dobbiamo spingere così oltre?

E non si tratta di semplice ed inutile maschilismo…

Comunque, per il resto le domande sono sempre le stesse: cosa si aspira ad ottenere attraverso una permanenza armata prolungata in Afghanistan?

Dove sono Osama Bin Laden, Ayman al-Zawahiri ed il Moullah Omar?

Se la seconda questione è materia per la CIA e per gli altri servizi di sicurezza nazionale, sparsi qua e là per il globo, alla prima domanda si è affrettato a rispondere il nostro integerrimo Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, rammentando la necessità di “normalizzare” il Paese, di portare a termine la lotta ai Talebani e di sconfiggere il radicalismo terrorista che mette a rischio anche noi.

Bene, benissimo, anzi no.

Infatti gli ha fatto eco il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, illustrando l’inizio del nostro disimpegno dal 2011. Come dire che l’anno prossimo la guerra sarà vinta, i capi di Al-Qaeda saranno catturati e anche la Penisola sarà al sicuro.

Voi ci credereste? Beh, io no… Sarebbe il primo caso di “guerra in scatola con data di scadenza sul retro”.

D.V.