“Tempo. Il clima del momento, permanente argomento di conversazione fra persone che in realtà non se ne interessano affatto, ma hanno ereditato la tendenza a parlarne da antenati arborei per i quali, non avendo essi l’abitudine di portare abiti, si trattava di una cosa estremamente importante. L’istituzione di centri meteorologici nazionali e l’efficienza con cui continuano a propalare le loro abituali menzogne dimostra che persino i governi sono sensibili ai condizionamenti ereditari che ci provengono dai nostri progenitori della giungla”. Ambrose Bierce
Incipit. In principio era la folle mania Anglosassone di essere costantemente aggiornati riguardo alle “bizze meteorologiche”. Poi prese piede la moda globale di conoscere H24 lo stato del tempo, sia per il proliferare dei canali “all-news” sul modello della CNN, sia per la diffusione di siti web specializzati nel diffondere dati climatici, previsioni meteo, rilevazioni bariche e così via, col malcelato intento di dare un senso al loro reale scopo, ovvero: sommergere l’incauto utente con decine di noiosi ed invadenti banners pubblicitari…
Nel mezzo, ovviamente, frotte di giornalisti o pseudo-tali, che taluni preferirebbero etichettare come “giornalai”, che, tanto per riempire l’aria o le bianche pagine di un articoletto da rotocalco di quart’ordine, si perdono in “consigli utili”, severe raccomandazioni e personali considerazioni, dando vita al “festival dell’ovvietà”!
Abusate Armi di Distrazione di Massa. Come definire altrimenti, gli inviti a bere molta acqua e ad evitare gli alcolici; a restare in casa, specie se anziani o bambini, nelle ore più calde del giorno; a vestire con abiti leggeri; a praticare sport senza esagerare; ad accendere il condizionatore; a rinfrescarsi costantemente; a non esporsi al Sole senza protezione e comunque per lunghi periodi; a mangiare molta frutta e verdura (evitando possibilmente, aggiungiamo noi: brasato al barolo; polenta e osei; cassoeula; coratella d’agnello; abbacchio; capitone; gnummareddi; gelatina di maiale; porceddu e via discorrendo, ndr)?
Ma partiamo dall’inizio. Quando lasciavano tutto al caso. C’era un tempo, in Italia, in cui si guardava ancora il cielo, rincorrendo le nuvole e fantasticando sulle loro forme. Un tempo in cui per uscire ed andare a divertirci, non ritenevamo necessario sapere se il Sole fosse destinato a lasciare spazio a un acquazzone, o se la neve si sarebbe sciolta come un ghiacciolo caduto sulla sabbia in riva al mare.
C’era un tempo, in Italia, in cui sarebbe apparso assurdo dover star lì ad attendere “luce verde” da parte di chicchessia, dall’altra parte dello schermo, giusto per armarsi di telo e abbronzante d’Estate, o d’ombrello e cappello d’Inverno. Un tempo in cui avremmo riso alla sola ipotesi di rimbrotti e litigi tra albergatori e meteo-venditori-di-fumo, con tanto d’intervento della Magistratura, circa le ragioni per cui la pioggia fosse arrivata alle 21:00 piuttosto che alle 12:00, con conseguente “disagio economico” per bagnini, affittacamere e ristoratori…
C’era un tempo, in Italia, in cui a meno che tu non fossi un pescatore a rischio tempesta, un paracadutista in atterraggio, o un pilota d’aliante a rischio decollo, ti poteva capitare al massimo di accendere la televisione su “mamma RAI” e di vedere le facce bonarie, argute e professionali, di Edmondo Bernacca e Andrea Baroni, col loro sguardo attento e la voce ferma, calma e rassicurante, indicare lo “Stivale” illustrando le proprie previsioni.
Previsioni che, a dispetto della “tecnologia zero” di allora e delle moderne ed esagerate info-grafiche digitali, godevano del rispetto della gente e che molto spesso, nonostante non fosse una tragedia che accadesse il contrario, coglievano proprio nel segno. Insomma: “l’ha detto Bernacca” era una garanzia per tutti, così come per tutti non era un cruccio veder disattendere quel che avrebbe dovuto essere.
Poi venne l’oggi. Perduti dietro alle iperboliche e onnipresenti connessioni web, omaggio dei moderni “smart-phone”, la realtà contemporanea è un’altra. Nell’era in cui è la Pubblicità a dettare le scadenze, tra un dibattito sul Global Warming e l’altro, tra schiamazzi della “Politica postuma” in tema di dissesto idrogeologico, di devastazione dell’Ambiente, di eccessi antropici e di vittime tanto sfortunate, quanto scontate, c’è chi si permette il lusso di barattare professionalità e capacità, con approssimazione e auto-refenzalità…
Come se non bastassero le dissennate dissertazioni di imbonitori televisivi col papillon (possibilmente, ahinoi, “baby pensionati” dell’Aeronautica Militare, ndr) e di ufficiali dell’Arma Azzurra dall’incedere incerto e dall’accento fin troppo certo; le strombazzanti e incomprensibili chiacchiere radiofoniche di chi, anziché informare gli automobilisti su “nebbia in banchi, grandinate, fulmini e saette”, punti soltanto a vendere i propri servigi di “meteo on-line”; ci tocca, per l’appunto, l’ingrato compito di udire gli stagionali e ripetitivi promemoria di chi non usi la penna, ma ne abusi.
Per quanto ci riguardi, la Meteorologia dovrebbe restare, in quanto a diffusione dei dati, materia di stretta competenza delle Forze Armate (con l’Aeronautica, ovviamente, in prima fila, ndr). Ma questo è soltanto un personale punto di vista che lascia il tempo che trova (battuta quantomai all’uopo, ndr). Ergo, saremmo favorevoli alla creazione di un Servizio Meteo Nazionale Civile, così come previsto dal provvedimento legislativo inerente al riordino della Protezione Civile (che dal 2012 ad oggi è rimasto lettera morta, ndr) se soltanto il Governo di Matteo Renzi non fosse latitante. Anzi: non pervenuto.
E’ una ruota che gira. Innanzi a cotanta superficialità, anno dopo anno, troviamo sempre triste e inquietante, o per meglio dire snervante, leggere dell’allarmismo generato da quotidiani e telegiornali riguardo alle “Bolle di Calore”, al “Caldo Percepito”, al tasso di Umidità, ecc. ecc.
Basta guardarsi attorno. Non v’è dì in cui non ci rammentino del fatto (per taluni è già un’indiscutibile certezza, ndr) che a causa della solita “eccezionale ondata di venti caldi proveniente dal Sahara”, saranno raggiunti i “picchi del 2003”.
Posto che siamo in Estate (stagione in cui le temperature, anche di 40°, nel nostro Paese, sono da sempre la norma, ndr) e che mai riusciremo a non trasecolare, al cospetto dell’idiozia che induce a denominare, con nomi epici e altisonanti, gli anticicloni tropicali che si susseguono (così come capita, specie in Autunno e in Inverno, con le tempeste di pioggia e neve, ndr), noi altri, che nel “rovente, bollente, infuocato e infernale 2003” c’eravamo, non troviamo proprio alcun termine di paragone valido con questo 2015 che scorre “normale”. Allora, soffocammo da Maggio ad Ottobre. Oggi, d’altro canto, siamo costretti a soffocare non tanto per il Solleone, quanto per l’afa causata dal “meteo-terrorismo dell’Informazione”…
Ma tant’è: contenti loro, contenti tutti.
A noi, menti calde, ma “accaldate nella media”, non resta altro che inforcare occhiali ed infradito, imboccare l’autostrada lunga e grigia (delegando ad altri il “piacere” della guida, ndr), pregustare il sapore delle onde e sognar lieti la battigia.
D.V.
P.S. Sempreché, beninteso, non ci tocchi prestare orecchio alle dissertazioni sul traffico, da “bollino Rosso” o da “bollino Nero”… Ma questo, ovviamente, è un altro “paio di maniche”… Di cui far volentieri a meno!
Caro lettore, la ringrazio dell’approvazione che riserva al mio articolo. Mi rallegro che le mie parole abbiano saputo fare da cassa di risonanza dei pensieri di molte altre persone. Un cordiale saluto.
Grazie! Con te che l’hai detto adesso siamo finalmente in due! (però tu l’hai detto molto meglio di me)