“Oh, miei fratelli! amate la Patria. La Patria è la nostra casa: la casa che Dio ci ha data, ponendovi dentro una numerosa famiglia che ci ama e che noi amiamo, con la quale possiamo intenderci meglio e più rapidamente che con altri, e che per la concentrazione sopra un dato terreno e per la natura omogenea degli elementi ch’essa possiede, è chiamata a un genere speciale d’azione. La Patria è la nostra lavoreria: i prodotti della nostra attività devono stendersi da quella a beneficio di tutta la terra; ma gli strumenti del lavoro che noi possiamo meglio e più efficacemente trattare, stanno in quella, e noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l’intenzione di Dio e senza diminuire le nostre forze. Lavorando, secondo i veri principi, per la Patria, noi lavoriamo per l’Umanità: la Patria è il punto d’appoggio della leva che noi dobbiamo dirigere a vantaggio comune”. (Giuseppe Mazzini)
Incipit. La Costituzione che lo scorso anno ho difeso dal tentativo di stupro perorato da Matteo Renzi & Co. dovrebbe essere interpretata per quel che è: un coacervo di diritti, doveri e prescrizioni destinate a uno Stato libero e indipendente e ai suoi cittadini. Già, i cittadini; gli Italiani prima di tutto e con essi, tuttalpiù, gli stranieri legalmente autorizzati a risiedere o a soggiornare sul territorio della Repubblica. Estendere il valore della Sacra Carta a soggetti indesiderati o indesiderabili, clandestinamente ed illecitamente giunti all’arrembaggio delle Italiche sponde non può e non deve essere. Per loro, soltanto il diritto di essere nutriti e curati il tempo necessario per poi essere aviotrasportati, in tutta sicurezza, a casa loro.
In principio fu la (scusa della) Democrazia. Guardiamoci attorno. Non v’è giorno in cui, girando per le nostre città, non ci si trovi a riflettere e ad imprecare circa le ragioni che abbiano portato l’Italia a diventare un grande campo di raccolta di masse difficilmente e, a ragione, etichettabili come “profughi”, migranti o richiedenti asilo. E non v’è giorno che non si finisca per prendere atto che il nostro Paese non sia più il confine meridionale dell’Europa, bensì quello nord dell’Africa…
La responsabilità di ciò è ascrivibile a due fattori preponderanti: l’impreparazione, o meglio, la stupidità della Politica di Governo che dal 1991 in poi ha retto le sorti di Roma e soprattutto, l’improvvida decisione di agevolare il tracollo della Libia, bombardandola qua e là, presa da David Cameron, Nicolas Sarkozy e dal “Premio Nobel per la Pace” Barack Obama. Certo, non che vedessi con favore il perdurante ricatto del dittatore Muammar Gheddafi (cui un certo Silvio Berlusconi pareva invece essere ben disposto, ndr). E’ indubbia, tuttavia, l’efficacia del suo Regime come “freno” alle partenze verso i porti Italiani (fatto comprovato dai dati dallo UNHCR, Alto Commissariato per i rifugiati, delle Nazioni Unite). La Storia racconterà sempre le responsabilità di quei tre politicanti, “portatori di Democrazia a comando”, accecati dalle proprie brame di gloria e potere, nate e cresciute sull’onda lunga delle cosiddette “Primavere Arabe”. Parimenti, la Storia racconterà il loro mancato giudizio al cospetto del TPI, come Criminali di Guerra, non tanto e non solo per aver attaccato uno Stato Sovrano con la scusa di rendere libero il popolo, mascherando, in realtà, interessi legati ai Petrodollari (come già avvenne l’Iraq di Saddam Hussein, con Bush Jr. e Blair, ndr), quanto e soprattutto per non aver considerato le conseguenze di una “Guerra-Non-Guerra” e il “cosa fare dopo” di breve e medio periodo. Da che mondo è mondo le cose fatte in fretta riescono sempre male e ovviamente, le opzioni politico-diplomatiche, teoriche o pratiche che siano, non sono immuni da tale assunto.
Cronaca “Nera”. Non starò qui a rammentare le ragioni storiche delle sperequazione sociali ed economiche, né ogni altro malessere che affligga il Continente Nero. Lascio a sociologi, antropologi, politologi, storici ed economisti l’ingrato compito di tirare in ballo il colonialismo, l’imperialismo Franco-Britannico, quello “a stelle e strisce” e quello Sovietico di ieri, o lo sfruttamento Franco-Britannico, quello a “stelle e strisce” e quello Cinese di oggi…
Mi limito a valutare un rimedio che possa frenare prima e fermare poi, il lucroso traffico di essere umani verso l’Italia, punto d’approdo di centinaia di migliaia di persone da troppi anni. I dati più recenti e comunemente accettati, rivelano che l’80% di chi metta piede sulle nostre coste sia un “migrante/clandestino economico”. Il restante 20% parrebbe essere invece un “rifugiato/richiedente asilo” (comunque clandestino, fino a prova contraria, ndr). Il condizionale è d’obbligo in quanto a fronte di certe situazioni, la difficoltà sta proprio nella chiara definizione pratica di “chi sia cosa”, anche per la connivente complicità di certe Istituzioni ideologizzate e dalla “manica larga”. Bisogna prendere coscienza e diffidare di chi affermi il contrario per interesse o per cieco ed insensato buonismo, che non ci sia posto per tutti e che non ci siano Risorse a sufficienza. È una “legge” dell’Economia: quando le Risorse siano scarse, è compito della Politica di Governo quello di determinare la loro migliore allocazione, possibilmente e virtuosamente, in un’ottica di equa redistribuzione, a partire dai cittadini, ovvero di chi, in veste di contribuente, sia chiamato a sostenere la “causa” del Bilancio Statale. E ovviamente, bisogna anche tirare una riga sulla “presuntuosa speranza” di milioni di persone che in questa parte del mondo li aspetti “la bella vita” a costo zero.
“Vogliono soltanto andare in Nord-Europa”. Quante volte ho sentito proferire tale corbelleria da quelli che oramai sono descritti dall’epiteto “radical chic”, siano essi giornalisti, politici, teorici dell’Accoglienze sempre e comunque, folli sognatori, no-global economici “globalizzatori” delle masse e chi più ne ha più ne metta. Tali e tante le occasioni, che il conto alla rovescia è scaduto: i confini si sono chiusi, serrati, con tanti saluti. Sì, perché sulla “questione Migranti / Clandestini” è naufragata l’Europa ed è affondata l’Italia, già ai ferri corti in materia di “conti pubblici”. Un colpo durissimo alle sciagurate pretese dei “buonisti a prescindere” e al Governo, sempre e comunque piegato alle “imposizioni” del Vaticano del più buonista di tutti: Papa Francesco. Non è un mistero: la Francia alza le barricate a Ventimiglia; l’Austria minaccia di schierare i blindati al Brennero; le Nazioni dell’Est e i “furono” social-democratici Paesi Scandinavi costruiscono muri, reali o diplomatici; Germania e Olanda fanno spallucce; il Regno Unito è scappato…
Frontiera colabrodo. Anche a voler essere massimamente comprensivi, è difficile capire la ragione in base alla quale sia consentito a migliaia di persone di varcare i nostri confini. In Europa, laddove sia riconosciuto lo status di rifugiato politico o di profugo – sebbene le maglie siano sempre più stringenti – non si fanno problemi ad accettare lo straniero. D’altro canto, chi non abbia diritto, di fatto non può neanche metterci piede.
Se si guarda alla Spagna, si pensa in primo luogo alle “barriere di separazione” di Ceuta e Melilla, enclave in terra Marocchina dove, attingendo a fondi comunitari, il respingimento degli irregolari è stato istituzionalizzato. Allo stesso modo, l’Ungheria ha costruito palizzate di filo spinato, ha aumentato le forze di polizia sui confini più a rischio e non si è fatta problemi a sospendere il famigerato Trattato di Dublino e a mettere in discussione il principio del primo approdo, che obbliga il Paese d’ingresso a gestire gli accessi ad accogliere chi arrivi e a valutarne la richiesta di asilo. Guardando un po’ più in là, ci si ricorda dell’accordo miliardario con la Turchia del “Sultano Erdogan I, il ricattatore”… E si coglie la sperequazione dei finanziamenti accordati dalla’Unione Europea all’Italia (qualche decina di milioni di Euro, ndr) per gestire lo tsunami umano da cui è quotidianamente investita.
Nel nostro Paese, a fare la differenza in negativo è l’ignoranza dei politici e le superficialità di Esecutivi sempre in cerca di facile consenso ma del tutto incapaci di arginare gli sbarchi. Ciò ha fatto sì che il Governo Letta prima e quello Renzi poi, attraverso “Mare Nostrum” e “Triton” autorizzassero lo sbarco dei “migranti” raccolti in mare dalle navi di qualunque Paese. Migranti che, è bene sottolinearlo, per le Leggi internazionali assumono la qualità di “naufraghi” allorché siano soccorsi. Differenza non da poco.
Caos normativo, reale e presunto. Perché non c’è peggior cieco… Il Diritto Internazionale del mare fa perno sulla Convenzione delle Nazioni Unite di Montego Bay del 10 Dicembre 1982. In essa si afferma che la Sovranità di uno Stato si estenda sino alle dodici miglia nautiche dalle sue coste. Al di là di tale area, tra le 12 e le 24 miglia dalla costa, si trova la cosiddetta “fascia (o zona, ndr) contigua”, dove lo Stato costiero può esercitare poteri di vigilanza doganale e sanitaria (l’Italia, mi sarei stupito del contrario, stando alla normativa vigente non ha ancora legiferato per definirne formalmente una). Oltre le 24 miglia nautiche le imbarcazioni sono legate ad una nazionalità determinata dalla propria bandiera. Ciò vuol dire che i natanti provenienti da Stati esteri siano di fatto e di diritto una sua “estensione” con annessi diritti e doveri.
La stessa Convenzione, all’art.98, obbliga gli Stati ad imporre ai comandanti delle navi che battano la propria bandiera a prestare assistenza a chiunque si trovi in pericolo in mare. Allo stesso tempo, esige che gli Stati costieri creino e curino il funzionamento di un servizio permanente di ricerca e di salvataggio adeguato ed efficace per garantire la sicurezza marittima e aerea e, se del caso, collaborino a questo fine con gli Stati vicini nel quadro di accordi regionali.
I trattati internazionali sono chiari nel determinare l’obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare senza distinguere a seconda della nazionalità o dello stato giuridico e l’obbligo della prima assistenza, ma anche il dovere di sbarcare i naufraghi in un “luogo sicuro”. Se si eccettuano gli obblighi assunti con la partecipazione alla missione Triton (che il Ministro degli Interni. Marco Minniti, ha recentemente dichiarato di essere disposto ad abbandonare, ndr), non si comprende proprio la ragione giuridico-normativa in base alla quale l’Italia debba continuare ad accollarsi l’onere di fare attraccare natanti provenienti da acque territoriali altrui (cariche di poveri Cristi certo, ma pur sempre clandestini, ndr). Specie quando si consideri che l’esistenza di un “luogo/porto sicuro”, proprio in Italia, paia essere ormai d’incerta esistenza. Eppure, sia le navi militari, sia quelle delle ONG continuano a scaricare migliaia di persone alla settimana sulle nostre spiagge più meridionali. Per la cronaca, nel 2017, Malta non ha accolto alcun profugo e se la ride, impiegando un pattugliatore donatogli dal nostro Governo, per portarceli gentilmente in casa…
In tutto ciò non sono d’aiuto l’inesistenza, l’inapplicabilità o il mancato rispetto di accordi bilaterali con Egitto, Marocco, Tunisia, Algeria e Libia. Fatto che rendono ardua ogni ipotesi di “marcia indietro”, unitamente al continuo ricorso all’art.33 della Convenzione di Ginevra, effettuato dalle ONG… Ovviamente, nessun clandestino sano di mente è disposto a comunicare la propria Nazionalità, confidando in tal modo per tenere in piedi la domanda per l’ottenimento dello status di profugo/rifugiato, per tanto, facendo leva sull’art.33 in base al quale “nessuno può essere espulso o respinto verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”, si comprende la difficoltà a svuotare i centri di accoglienza da un lato e a frenare i “flussi” dall’altro.
Poiché per un Paese l’esercizio della propria giurisdizione nei confronti di navi straniere sospettate di trasportare immigrati clandestini in alto mare è alquanto complicato, anche in virtù delle difficoltà create dalla dualità “immigrato clandestino / naufrago”, l’unica soluzione attuabile sarebbe quella di contestare il reato-non-reato di “immigrazione clandestina” al momento dello sbarco nei porti Italiani.
Se soltanto l’Italia avesse ancora un peso nell’Unione Europea (sempre che l’abbia mai realmente avuto, ndr), la richiesta di deviare le navi su altri porti presentata da Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, avrebbe avuto esito positivo. Chiaramente, l’egoismo nazionale, che ha soppiantato la tanto sbandierata solidarietà, ha imposto il contrario anche nell’ottica di rendere il Mar Mediterraneo, una delle più congestionate rotte migratorie e di traffico di esseri umani al mondo, meno appetibile per i trafficanti.
Azione e reazione. Poiché il problema più grande per l’Europa, ma soprattutto per l’Italia, è l’oltraggiosa e confusionaria speculazione propria di diverse realtà nascoste dalla parola “ONG”, la reazione non può che essere multipla: la chiusura dei porti Italiani (perché il Diritto Internazionale non può valere soltanto per noi, ndr) e l’abbandono della Missione Triton; il sequestro dei vascelli – e potenzialmente la loro confisca – con il contestuale arresto degli equipaggi e la loro denuncia, unitamente a quella degli armatori, per il reato di “associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina”; l’adeguamento del Codice Penale attraverso l’introduzione della fattispecie di reato di Vagabondaggio ed Accattonaggio che, per i clandestini presenti sul territorio, oltre ad una pena pecuniaria (difficilmente applicabile, ndr) preveda la pena accessoria dell’espulsione; l’annullamento di tutti i finanziamenti statali accordati a cooperative e associazioni di volontariato, attive nella gestione del lucroso “mercato dell’accoglienza”; la richiesta formale alla NATO di impiegare la Forza di Reazione Rapida in Libia (Paese per il quale il traffico umano vale attualmente il 30% del Prodotto Interno Lordo, ndr) preferibilmente, ma non obbligatoriamente, con l’approvazione delle due entità governative che reggono le sorti del Paese Nord-Africano (se l’Italia deve incrementare la % del PIL stanziata per l’Alleanza Atlantica, come preteso da Donald Trump, che almeno vi sia un giustificato motivo).
Cervelli in fuga e inutili ingressi. Quando sento il Presidente dell’INPS, Tito Boeri, “spaventare” i lavoratori riguardo alla tenuta dei conti previdenziali, penso ai cosiddetti cervelli in fuga, sovente altamente istruiti e specializzati, che, abbandonato il borgo di provincia o la metropoli, abbiano deciso di crearsi un futuro altrove, sostituiti pian piano da gente a “basso costo” e non scolarizzata. Anziché prospettare l’apocalisse, taluni dovrebbero fare due conti sul Denaro dei contribuenti che si risparmierebbe, ponendo fine al flusso ininterrotto di clandestini non qualificati verso le nostre coste. Soggetti che, proprio in virtù di tale condizione, non potrebbero godere in alcun caso di un Lavoro stabile e “produttivo” di contributi pensionistici. Il problema dei costi legati all’Accoglienza “scellerata” di centinaia di migliaia di “migranti” è, allo stato, questione ben più importante delle “proiezioni probabilistiche” sulle future Pensioni.
Senza contare che in base ai dati OCSE – ad eccezione della Svizzera e del Lussemburgo, dove il valore si attesta sul 2% – negli ultimi 50 anni le ondate migratorie hanno avuto impatti sul PIL dei Paesi di destinazione prossimi allo 0%!
Il personale cambio di rotta. Un tempo ero una persona straordinariamente solidale, poi, a causa del proliferare delle assordanti teorie di una minoranza, per la quale parole come “aiuto” e “solidarietà” e verbi come “donare” ed “accogliere” valgono soltanto al di fuori dei confini nazionali, ho deciso di passare dalla parte della Maggioranza silenziosa, per quanto ferocemente incazzata. Non possiamo stravolgere il nostro stile di vita, i nostri usi e costumi, le nostre tradizioni, i nostri valori cristiani. Né possiamo mettere a rischio la nostra sicurezza, personale, sociale o sanitaria che sia. Non abbiamo bisogno dell’arrivo di potenziali terroristi sull’onda lunga del crollo ell’ISIS. Né abbiamo bisogno di “altre Mafie”. E in ultimo, ma di fondamentale importanza, dev’essere azzerata ogni discussione riguardante una follia chiamata “Ius Soli”, golosa “esca” gettata in mare, come fosse un invito destinato a chi sia ancora poco convinto di dover salpare…
Al di là del vuoto dibattito politico che infiamma un Parlamento agli sgoccioli della Legislatura, ben oltre le battaglie di bandiera fatte proprie dalla Signora Presidente della Camera dei Deputati, Laura Bordini e a dispetto dei ripensamenti elettorali del “campione del Marketing di se stesso”, noto alle cronache come Matteo Renzi (il quale, ultimamente, non sa fare altro che negare lo scambio imposto a Bruxelles quando sedeva a Palazzo Chigi, per cui a una maggiore Flessibilità nei conti sarebbe corrisposta la massima disponibilità all’accoglienza e che, nell’affermare: “aiutiamoli a casa loro”, indossando i panni di un “Matteo Salvini 2.0”, dimostra che il suo PD sia un soltanto un partitucolo in grado di scimmiottare, male, le politiche di Destra, ndr), sono dell’idea che se la pretesa di fare valere la Legge e la Legalità; se le volontà di dare voce a milioni di connazionali che non riescono ad esprimere civilmente il proprio dissenso ad Istituzioni troppo distratte ed interessate; se pretendere che il proprio Paese faccia di più e bene per i propri cittadini gridando “prima gli Italiani”, vuol dire correre il rischio di vedersi affibbiare a sproposito, dai benpensanti, l’etichetta di “Fascista”, beh, allora, sono disposto a correre il rischio…
Quando vi sia in gioco il futuro del mio Paese, io non mi piego e non mi spezzo.