Non essendo un Don Chisciotte del XXI secolo, che si batte contro dei moderni mulini a vento, non nego che il nostro Paese possieda quelle radici Cristiane, tanto care alle alte cariche ecclesiastiche  e di rimbalzo, a numerosi uomini politici.

Non nego neppure, che i valori etici a me trasmessi da un’educazione in parte di matrice Cattolica, siano stati e continuino ad essere utili, per affrontare i tanti problemi del vivere quotidiano.

D’altro canto, non giustifico l’arretratezza ideologica e dottrinale della Chiesa, della quale si conosce la ferma contrarietà alla contraccezione e all’aborto, alla regolamentazione delle unioni fuori dall’Istituto matrimoniale, ad alcuni procedimenti di procreazione assistita e soprattutto al testamento biologico, considerato una forma di Eutanasia.

E’ innegabile che in un Paese pienamente democratico – quale spero sia ancora l’Italia – tutti possano esprimere il proprio punto di vista. Non mi piace però, che l’abuso di tale diritto continui ad indirizzare gli atti normativi del nostro Parlamento e che numerosi Deputati e Senatori dichiarino apertamente, ed a mio avviso sfacciatamente, di agire conformemente agli inviti delle gerarchie Vaticane. La laicità imposta dalla nostra Costituzione renderebbe preferibile, lasciare all’interno delle rispettive Aule, le ragioni delle scelte di ciascuno. Forse però, poi non scatterebbe l’applauso…

Fatte le dovute premesse, vorrei ricordare che quattro mesi siano trascorsi, dalla morte della Sig.ra Englaro, o meglio di Eluana, come i tanti “amichevoli” ma emeriti sconosciuti l’hanno identificata per più di tre lustri, attraverso foto sbiadite, impegnati a sentenziare sulle azioni, determinate ma mai estreme, del suo coraggioso papà.

All’indomani della sua dipartita, avvenuta dopo polemiche indecenti e chiacchiere puerili, decisi di scrivere il mio personale “Documento di Fine Vita”, poiché non si può mai sapere…

Esso tuttora recita: ….Nel pieno possesso delle mie capacità fisiche e mentali e libero da qualsivoglia pressione di terzi, dichiaro che: 1) qualora si riscontri nella mia persona, l’incapacità sopravvenuta ed improvvisa, di condurre una vita autonoma (vale a dire priva di supporti medici, assistenza continua, duratura e compassionevole), imputabile ad incidenti o malattie (ad es.: omissis), tali comunque da indurre, anche in maniera indefinita, lo stato di Coma (non indotto) o Vegetativo Permanente, autorizzo il distacco di ogni meccanismo elettrico e/o meccanico, che sia destinato al mio mantenimento in vita (ad es.: per consentire la circolazione sanguigna o la respirazione, oppure per operare interventi di nutrizione ed idratazione), nonché l’interruzione di terapie farmacologiche, ad eccezione di quelle paliative ed antidolorifiche. 2) Testamento ed ultime volontà: omissis”.

Risultato: in base all’attuale politica Governativa, è stato tutto tempo perso e carta straccia.

Quando da bambini cominciamo a guardarci attorno e a porre le prime domande circa la morte, ci inculcano nella mente che un giorno tanto, tanto lontano, “passeremo a miglior vita” ed incontreremo Gesù Bambino, per la nostra felicità… Poi cresciamo, ragione e sentimento s’incontrano, s’insinuano e si scontrano, quelle antiche domande tornano alla mente e l’unica risposta sta nella consapevolezza di non poter scegliere se e quando morire.

Il nostro ordinamento dovrebbe solo assicurare la sopravvivenza di quanti decidano che sia il proprio Dio a “suonare alla porta”, anziché arrogarsi il diritto di rendere tutti “prigionieri di una non vita”.

La libertà di uno Stato sta nella pura libertà di scegliere, concessa ai propri cittadini.

D.V.