“Wirft man einen stein, so ist das eine strafbare handlung. Werden tausend steine geworfen, ist das eine politische aktion. Zündet man ein Auto an, ist das eine strafbare Handlung, werden hundert Autos angezündet, ist das eine politische aktion. Protest ist, wenn ich sage, das und das paßt mir nicht. Widerstand ist, wenn ich dafür sorge, daß das, was mir nicht paßt, nicht länger geschieht”. Ulrike Marie Meinhof
“Se uno lancia un sasso, il fatto costituisce reato. Se vengono lanciati mille sassi, diventa un’azione politica. Se si da fuoco a una macchina, il fatto costituisce reato. Se invece si bruciano centinaia di macchine, diventa un’azione politica. La protesta è quando dico che una cosa non mi sta bene. L’opposizione è quando faccio in modo, che quello che adesso non mi piace non succeda più”. Ulrike Marie Meinhof
Associazione sovversiva, Attentato alla sicurezza dello Stato, Banda armata, Cospirazione…
E’ davvero strano, o meglio è terribile, è raggelante, è anti-storico, ma il timore di dover tornare a confrontarsi, seppure indirettamente, con taluni reati alquanto “datati” previsti dal nostro Codice Penale, torna a farsi largo tra i cittadini e soprattutto tra coloro che operano a garanzia della sicurezza e della pubblica incolumità, o che amministrano la Giustizia.
In effetti, dopo anni in cui pareva venuta meno ogni possibilità di “ripresa” del Terrorismo di matrice politica – e in cui ci eravamo illusi che la lotta armata fosse stata definitivamente sconfitta – si percepisce nell’aria una “miscela” esplosiva fatta d’insoddisfazione, d’impotenza, di rancore e di odio, che non si cura certo con l’ottimismo…
Un’atmosfera negativa che pare aver “assimilato” ogni miasma provocato dalle “manchevolezze” che deprimono la società contemporanea. Cosa che, nella peggiore delle ipotesi, rischia di dare inizio ad una guerra tra lo Stato e gruppi ideologici organizzati ed anti-sistema – auto-assurti a paladini del popolo – facendo precipitare nuovamente e dolorosamente l’intera Nazione, nel vortice degli “anni di piombo”.
Ma in quarant’anni il Paese è profondamente cambiato, seppure non sia affatto migliorato. La solidarietà e l’equità sono valori ormai soppiantati dall’egoismo imperante e dall’individualismo esasperato. La suprema idea di Libertà è sempre più schiacciata dalle sue “sorelle” artefatte e menzognere e dal giogo del bisogno, mentre quel che è onesto, finanche giusto, finisce sempre per dipendere dai punti di vista…
Il revisionismo storico ha preso il sopravvento sulla Storia stessa, mentre “Bandiera Rossa” e “Me ne frego” sono diventati ormai fatiscenti inni dell’ilarità popolare. Falce e Martello, Libretti Rossi, Croci Celtiche e Fiamme Tricolori fanno bella mostra al massimo, nelle case di qualche incredulo nostalgico… In compenso ci si “spranga” per strada per un parcheggio o per una caramella e non certo per tenere il punto della “ragione politica”.
Eppure l’ombra mortale, oscura e minacciosa, di chi non creda affatto che le cose possano cambiare partendo dal pulpito delle idee de del dialogo ha ripreso a circolare. Ancora una volta è tornata a gridare vendetta la causa di quanti non vedano altra via per farsi ascoltare da un Potere assente, sordo, talvolta corrotto e comunque distratto dal compito di fare solo il proprio bene e al limite quello di persone compiacenti, piuttosto che di operare per il “bene comune”.
Scorrendo le pagine di cronaca dei quotidiani, soprattutto in questi tempi di campagna elettorale sempiterna, ci s’imbatte con frequenza nel resoconto di sconcertanti atti d’intimidazione subiti da Rappresentanti dei Potentati Economici e delle Istituzioni, dove bossoli e proiettili, pacchi bomba, o “semplici” missive minatorie, la fanno da padroni.
Comunisti combattenti, anarco-insurrezionalisti, rivoluzionari armati… Sebbene sia indubbio che tra tante denunce, parecchie siano solo lugubri segni di mitomania o di psico-patologia di qualche “spirito ribelle”, non si può nascondere che anche un solo caso di pericolo probabile, dimostri che la “miccia” sia stata riaccesa.
Ma come si può dimenticare tutto ciò che tremendamente fu, imboccando nuovamente il sentiero di guerra brigatista? Come si possono scordare le immagini in bianco e nero dei morti accasciati sull’asfalto, o riversi dentro ad abitacoli di auto dalle forme incerte? Come cancellare dalla memoria il fiume di sangue rappreso e colorato di grigio, che dal televisore inondava le tavole all’ora di cena?
Derive Rivoluzionarie del Sistema Democratico – contrapposte a millantate Azioni Reazionarie Golpiste – che partivano dall’interno degli animi della gente, dei lavoratori, che in animo nostro avevamo relegato ai libri di scuola. Azioni che mal si connubiano con i generali propositi del mondo moderno, tutto impegnato a disegnare teoremi e teorie sulla guerra preventiva contro l’unica Rivoluzione degna di nota, quella Islamica, globale e kamikaze.
Fatti del “passato prossimo” della Storia Nazionale, che qualcuno già negli ultimi dieci anni ha cercato di riportare in auge, con l’omicidio di Massimo D’Antona prima e con quello di Marco Biagi poi, salvo essere ingabbiato e messo nell’incapacità di nuocere alla prima occasione, grazie al febbrile lavoro degli investigatori.
Fatti che tornano di moda solo in “mediatici” momenti melodrammatici chiamati commemorazioni pubbliche. Circostanze, protocolli e personaggi dritti sull’attenti, che sotto la maschera del ricordo, del “non dimenticare”, della fattuale presenza delle Istituzioni si ritrovano con in mano “un mazzo di viole” per onorare le vittime innocenti, cadute nello scontro frontale che contrappose frange armate ed estremiste, ad uno Stato frastornato dai barcollamenti dovuti alle incertezze della Guerra Fredda e soprattutto alla bieca Politica “Partitica” regnante sulla Repubblica, fin dalla sua nascita.
Azioni sanguinose che sanno ancora di polvere da sparo. Stragi senza nome che tentarono di scardinare l’intero Ordinamento, fallendo inesorabilmente. Eventi tristi e sempre più sconosciuti alla gente comune, come tristi e sconosciuti erano spesso quelli che cadevano loro malgrado.
Sul filo delle tensioni sociali ed economiche che continuano a lacerare il Sistema, amplificate dalle sofferenze internazionali dei Mercati, della Finanza, delle Monete, ossia di tutto ciò che riempie d’aria i discorsi di Politici, Imprenditori, Economisti, Giuslavoristi, Sindacalisti, Pubblicisti, Pubblicitari – e chi più ne ha più ne metta – fuorché le tasche dei bisognosi e delle categorie più a rischio “default”, è possibile il ritorno a certe vie di guerriglia anti-Governativa che beffandosi di ogni offerta di dialogo, già rabbuiano i giorni di là da venire.
L’unica certezza è che là dove manchi un Potere equo e solidale, là dove latiti la giustizia e prevalga il malgoverno, là dove l’onestà non paghi e l’artifizio e la mistificazione siano le chiavi del successo, trovino terreno fertile ideali ed ideologie che tutti avevamo dato per morti.
Anche se ci si trova davanti un Esecutivo che con la favola delle Riforme Costituzionali si fa beffa del popolo, il punto d’approdo non può che essere un patto sociale e generazionale che garantisca un futuro agli Italiani di oggi e a quelli di domani, che nasca dall’accordo e dalla collaborazione.
La realtà dei Teorici dell’attacco al potere costituito, che pretendano di porsi in prima linea a difesa dei deboli e degli oppressi, è una “moda” di cui fare volentieri a meno.
Come dimostra la Storia, la scelta d’immolarsi nel nome della causa terrorista non ha mai “pagato”…
…Né la ragione della forza ha mai prevalso, sulla forza della ragione.
D.V.