Si, è giunto il tempo che l’Italia si riconcili con la Giustizia.
A due giorni dalla sentenza di colpevolezza, emessa a conclusione del processo di I grado contro Luigi Spaccarotella, che per la propria esiguità ha scatenato stupore, indignazione, polemiche ed un’incontrollabile rabbia in tante persone, non si attenuta la sensazione che nel nostro Paese a prevalere sia sempre e solo, la maledetta Impunità.
Oggi, quel che resta è la storia di un ragazzo, ammazzato dall’azione incosciente di un poliziotto, la cui vita spezzata è stata “permutata” con 6 anni di carcere del suo carnefice.
Quello che resta è un uomo in divisa, che scalpita per “tornare nel mucchio”, anziché un ex-agente congedato con infamia e disonore.
Gabriele Sandri era un ragazzo come tanti di noi. Un ragazzo che dormiva in auto, come fanno tanti di noi quando sono in viaggio. Per i mass media però resta incomprensibilmente “il tifoso Gabriele Sandri”, quasi come fosse un’onta, un’aggravante, un’esimente delle responsabilità dell’agente. Ma non è così che funziona… Si è tifoso quando si sieda allo Stadio intonando un coro, o sventolando una bandiera, non certo quando si sieda in auto a riposare. Eh si, quando penso a tante azioni di sciacallaggio informativo a cui ho assistito, mi chiedo come sia stato possibile formare una giuria serena e capace di produrre un giudizio imparziale…
Come giustificare l’uso di un’arma da fuoco, anzi, come giustificarne la sola estrazione dalla fondina? In che razza di maniera è stato valutato il Pericolo imminente? Ma dai, per quattro tipi che si “scazzottavano” in lontananza, nel rumore infernale dell’autostrada, tra le auto che sfrecciavano… Non credo si possa parlare di semplice negligenza o d’imprudenza. Non si può parlare di colpa, quando un tutore dell’ordine e della sicurezza miri a braccia tese e faccia fuoco verso gente presumibilmente disarmata. Per me quel che conta è la volontarietà di puntare, mirare e sparare. Colpevole! Stop! Gli sceriffi integerrimi e patrioti lasciamoli alla filmografia hollywoodiana.
Dove sono finiti ordine e disciplina e dove invece cautela e rispetto?
Spero che nel corso del processo d’Appello, ed eventualmente in Cassazione, un po’ di buon senso possa guidare le scelte dei togati.
Che sia giunto il tempo d’introdurre un sistema elettivo per i Giudici Italiani? Alcuni esponenti politici lo dichiarano da anni. Certamente in tal modo, i cittadini potrebbero partecipare – seppur indirettamente – all’amministrazione del potere giudiziario. A chi pensi che ciò rappresenterebbe una deriva “giustizialista” della Democrazia, ribatto che il giustizialiamo sia da preferire all’ingiustizia pura e semplice che viviamo quotidianamente nei Tribunali Italiani.
La certezza della pena dovrebbe scoraggiare il compimento di azioni illecite verso il prossimo, ma ciò non è. La condanna ad una pena, dovrebbe prima di tutto punire il reo, pensando solo in un secondo momento al suo “eventuale” reinserimento nella società, ma ciò non è. L’onestà deve tornare a “pagare”.
Se non fosse che viviamo in uno Stato che soffra carenze d’organico e di strutture – che rendono più semplice ed efficace procedere ad Indulti ed Amnistie – se non fosse che ci si perda in discussioni infinite circa la divisione delle carriere dei Magistrati, se non fosse che parte della Politica sia più attenta ad evitare le conseguenze penali delle proprie marachelle, perdendosi dietro ai vari “Lodi“, se non fosse che i Codici dovrebbero essere riscritti e davvero osservati, se non fosse che le garanzie concesse ai condannati abbiano finito per ridicolizzare la tutela degli onesti….
…Allora si, che la Legge avrebbe per chiunque lo stesso peso, nel nome del popolo Italiano. Allora si, che la spada tornerebbe a colpire con parsimoniosa efficacia, nelle mani della suprema Dea Giustizia.
D.V.