Non sappiamo se nella Storia d'Italia sia possibile o giusto, stilare una graduatoria del "miglior Presidente della Repubblica". Certo è che qualora ne esista una del "peggiore", a nostro giudizio Giorgio Napolitano svetta, irraggiungibile primatista, sul podio.

Non sappiamo se nella Storia d’Italia sia possibile o giusto, stilare una graduatoria del “miglior Presidente della Repubblica”. Certo è che, qualora ne esista una del “peggiore”, a nostro giudizio, Giorgio Napolitano svetti, irraggiungibile primatista, sul podio.

“Assoluta. Dicesi della monarchia, in cui il sovrano può fare tutto quello che gli aggrada, almeno finché ciò gli viene consentito dagli attentatori. Tali istituzioni sono tuttavia oggi più rare, essendo sostituite da monarchie costituzionali dove la facoltà del sovrano di fare del bene (o del male) è rigorosamente limitata, oppure da repubbliche, governate dal caso”. Ambrose Bierce 

Incipit. 

Come ampiamente previsto dagli organi d’informazione e più volte annunciato da fonti del Quirinale, concluso il Semestre di Presidenza Italiana dell’UE, il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha rassegnato le proprie dimissioni.

Si aprono ora le procedure Costituzionali di designazione e nomina del suo successore da parte del Parlamento, che si riunirà per le operazioni di voto entro la fine del mese di Gennaio. Frattanto, Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, reggerà l’interim della “sede vacante” fino ad elezione avvenuta.

Che dire? Beh, se non altro: “Orsù gioite! Il Re è morto, lunga vita al Re”…

20 Aprile 2013: promemoria dell’inizio delle fine.

Quell’infausto giorno, in una delle tante, troppe, innumerevoli e inenarrabili “Notti della Repubblica”, la “Partitocrazia Istituzionalizzata” alzò il proprio “muro di Berlino” innanzi alle giuste pretese dei cittadini onesti e liberi, l’Undicesimo Presidente della Repubblica Italiana ricevette un secondo mandato, dalle Camere riunite in seduta comune, succedendo a se stesso e divenendone il dodicesimo… Ma soltanto “pro-tempore”!

Il “Putsch di Roma” diventò di chiara evidenza a tutti. “Responsabilità” fu la parola magica pronunciata a giustificazione del suo rinnovato impegno… “Omissis” invece (ma soltanto per pudore, ndr), rappresenta al meglio le dieci, cento, mille ben più adeguate “parole magiche” che avremmo potuto e che potremmo tuttora proporre in alternativa…

Se fosse esistita davvero una Classe Politica capace, in un certo qual modo onesta, “pulita”, lungimirante, rispettosa delle Regole sostanziali prima ancora di quelle formali e fattivamente interessata al destino dell’Italia e dei suoi cittadini, ne avremmo avuto conferma allora. 

Non avremmo cioè assistito all’avvio di un secondo Settennato (una riconferma senza precedenti nella Storia Patria, ndr), né avremmo dovuto subire l’onta di una “programmazione a termine” della Massima delle nostre Istituzioni, oltraggiando ogni ovvia prescrizione al riguardo, imposta dall’art.85 della Sacra Carta. Ma soprattutto, avremmo avuto il piacere di sentir pronunciare il nome di qualcun altro; di una personalità di spiccata rettitudine, d’indubbia probità e di certa onestà, che se per tanti portava il nome di Gustavo Zagrebelsky o di Stefano Rodotà, per quanto ci riguardi, si chiamava e continua a chiamarsi, Piercamillo Davigo.

Una speranza tradita.

Mentre i traumi e gli scossoni post-elettorali erano ancora lì (dolenti e senza cure apparenti per i Partiti sconfitti; pieno di speranza l’unico, vero e vincente movimento “illuminato”, ndr) eravamo pronti a conoscere il volto nuovo del Colle. Come dire: finalmente, dopo tanto penare dovuto al precedente inquilino, eravamo certi che chiunque ivi fosse assurto, una volta nominato, si sarebbe sentito, avrebbe ragionato ed agito, per davvero, come un cittadino tra tanti… “Uno di Voi” avrebbe dovuto esserne il suo motto; “Giusto” sarebbe stato il suo nome; “Onesto” sarebbe stato il suo cognome; “Verità”, infine, avrebbe dovuto esserne l’unico Credo.

E noi credemmo… Ma poi, fummo edotti che la “vecchia logica di Palazzo” avesse prevalso nuovamente. Non che fosse una novità, certo. La novità si materializzò però nel “precedente” creatosi con la riconferma. Ergo: addio rinnovamento! 

Eccoci qua dunque, oggi, come ampiamente previsto quel giorno, affranti, vilipesi  e umiliati, a leccarci le ferite, eppur mai domi, dopo aver assistito ad una pagina tanto indecifrabile, quanto vergognosa della Storia contemporanea d’Italia.

Un Presidente “sui generis” o un dispotico sovrano?

Non è per insensato pregiudizio, ma per la saggezza donataci a piene mani dall’esperienza… Abbiamo visto ed ascoltato, pertanto, giunti al momento di assegnare un voto, non ci tiriamo indietro. Siamo dell’idea che in questi anni Giorgio Napolitano abbia dato prova di cosa non debba fare un Presidente della Repubblica ligio e rispettoso della Costituzione.

E più il tempo passa, più ci convinciamo che Egli sia stato il peggiore di sempre in quel ruolo. E ovviamente, asserendo ciò, non ci esimiamo dal chinare doverosamente il capo innanzi alla somma Figura Istituzionale da lui rappresentata.

Guardando al passato, non possiamo dimenticare che egli abbia costretto alla “fuga” Silvio Berlusconi (un personaggio, per di più pregiudicato, che per inciso non gode certo delle nostre simpatie, ndr) sulla spinta dei “Poteri Forti” di Bruxelles, né che abbia fatto del tutto per agevolare l’ascesa di Mario Monti a Palazzo Chigi (salvo poi mangiarsi le mani, ndr).

Non possiamo nemmeno dimenticare che egli abbia fatto in modo che il Governo presieduto da Enrico Letta fosse “pensionato” anzitempo e che abbia forsennatamente voluto partecipare alla costruzione della “squadra” di  Matteo Renzi… Un concetto di Democrazia quantomeno discutibile, quello dell’ormai ex-Presidente, in cui mai ci siamo rispecchiati.

E come se non bastassero i suoi continui interventi sui temi nell’agenda dei vari Esecutivi succedutisi sotto la sua egida, è comunque impossibile passare sopra alle perduranti pressioni esercitate sul Parlamento, la “presa in giro” dei Dieci Saggi in tema di Riforme, gli attacchi al Bicameralismo perfetto, l’aggiramento “de facto” del Parlamentarismo e ogni altra velleità a lui cara, di “dirigismo” della “vil Politica” fuori dalle prescrizioni della Sacra Carta.

Parimenti, non possiamo restare in silenzio sulle sue odiose prese di posizione sulla cosiddetta “anti-Politica” e sulle farneticazioni riguardanti presunte spinte all’Eversione, provenienti, a suo dire, da realtà nate dal basso come il Movimento Cinque Stelle, ree, aggiungiamo noi, di puntare soltanto il dito sul “marcio” fatto Ordinamento dello Stato.

Né possiamo tacere sulla sua disponibilità a dire sì a Decreti “Omnibus” (formula legislativa impropria sita ben oltre i limiti della Legittimità Costituzionale, ndr) nonostante in passato l’avesse aspramente e giustamente criticata.

E ancora, è d’obbligo rammentare l’aria di “Colpo di Stato sostanziale”, che abbiamo dovuto respirare ogni qual volta abbia riunito il Consiglio Supremo di Difesa – Organo meramente consultivo, sottoposto alla Legge e dunque al Parlamento – che in una logica di “scavalcamento decisionale” da lui architettata ha più volte smentito e tacitato un altro Potere dello Stato, quello Legislativo, nelle sue decisioni e nelle sue facoltà, come nel caso della vicenda dei controlli conoscitivi e preventivi in tema di costi e di sicurezza, riguardo all’acquisto di ulteriori caccia bombardieri JSF F35 (per la somma gioia del fornitore, ovvero della multinazionale della guerra, Lockheed Martin).

D’altro canto, non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo dimenticare le “firme facili” apposte sul Lodo Alfano, sullo Scudo Fiscale, sulla Legge Fornero e sulla Legge salva-ILVA; la sua mancata sollecitazione, mediante messaggio alle Camere, riguardo al Conflitto d’Interessi e l’incomprensibile e in un certo qual modo illegale, “Grazia Diplomatica” concessa a Joseph L. Romano‬ (Colonnello dell’USAF, coinvolto nel “Caso Abu Omar” e condannato in contumacia dalla Giustizia ‬Italiana, ndr), tanto per fare un gradito presente all’Amministrazione di Washington in generale e a Barack Obama in particolare.

E ovviamente, come ciliegine su un’immangiabile torta, restano sempre vivi in noi, le bacchettate sprezzanti inferte alla Magistratura (tacciata di protagonismo, ndr)…

Bacchettate che comunque sono nulla innanzi al rammarico e all’indignazione provocati dalla vicenda delle Intercettazioni‬ (distrutte per decisione di una Consulta‬ alquanto “imboccata”, ndr), in cui ebbe l’ardire di sollevare un Conflitto di Attribuzione davanti alla Corte Costituzionale contro la Procura Palermitana. Intercettazioni delle quali, per quanto ci riguardi, si spera che qualche solerte Cancelliere, spinto da senso di ‪‎Verità‬, abbia fatto una copia da svelare al mondo, prima o poi…

Che dire poi, dei dubbi lasciati nella sua deposizione come persona informata dei fatti, rilasciata ai Magistrati Siciliani, in materia di “Trattativa Stato-Mafia”, o del silenzio fragoroso attorno alle minacce ricevute dal PM Nino Di Matteo o, ancora, delle pressioni esercitate per la designazione di Franco Lo Voi, proprio come Procuratore Capo di Palermo?

Insomma, tali e tanti casi che, rammentati uno ad uno, assieme ad innumerevoli altre “varie ed eventuali” che la concitazione del momento relega lontano dai nostri mai assopiti ricordi, c’indussero ad appoggiare la richiesta d’‪Impeachment‬ a suo capo presentata dal M5S (e frettolosamente rigettata dalle Aule, ndr), che fino ad oggi ci portavano tranquillamente ad affermare: “ecco una ragione in più per contare le ore che ci separano dal suo addio”.

Atti, fatti ed eventi che per l’appunto, oggi, ci fanno brindare alle sue tanto attese dimissioni, dedicando un sospiro di sollievo all’Italia‬ infangata e alla sua Democrazia‬ sospesa e fin troppo oltraggiata…

Una fine tanto attesa. Un nuovo inizio…

Chiusa la storia di un “Sovrano”, insediatosi sul trono di sua sponte, in spregio della “Res Publica” e con il prostrante plauso della maggior parte dei partiti, come avemmo modo di fare soltanto pochi mesi or sono, sebbene arduo (visto e considerato che siano schierati in campo gli stessi “giocatori”, ndr), auspichiamo che quanti siano chiamati a quell’importante votazione in seduta comune, impongano al Vertice del Stato “uomo tutto d’un pezzo”.

Non c’interessa esser spettatori dei soliti, risaputi e sciagurati “Giochi di Palazzo” e in Verità, non vogliamo rinunciare ad un Presidente della Repubblica che sia persona onesta e capace e che della Legalità e della Giustizia abbia fatto da sempre, il proprio “pane quotidiano”. Inutile dire che sarebbe necessario eleggere un “Papa Francesco” anche da “questa parte del Tevere”, per fare le opportune pulizie dove necessario, per ridare lustro alle Istituzioni e per controbattere alla loro generale decadenza.

Al Parlamento è offerta un’imperdibile opportunità per il rilancio del Paese. Un rilancio che può partire proprio da una nomina oculata e ragionata, che sia in grado di tacitare il generale senso inquietudine, lo sdegno e il rammarico per quanto odiosamente fu e che per “grazia ricevuta”, per fortuna, non sia più.

Che il nuovo Capo dello Stato sia dunque un cittadino che possa riunire un popolo disorientato e spento, dovendogli rispetto e Lealtà ben oltre l’ubbidienza ad un freddo Giuramento; che sappia stringerlo a sé e che voglia condurlo Avanti, con lo sguardo volto al Futuro, ma con i piedi ben piantati in un Presente sciagurato e fin troppo duro…

La speranza dunque, è solo questa: che il prescelto sia accolto dal popolo con giubilo gaudente e che c’induca a sentenziare: “Orsù gioite! Il Re è morto… Che riviva il Presidente. Finalmente”!

D.V.

P.S.: “Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”…