Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e Barack Obama, durante il recente G20 di Cannes. Chi di loro può davvero aspirare alla rielezione?

“Il metodo della formazione della volontà attraverso la semplice fissazione della maggioranza è sensato ed accettabile se viene presupposta una sostanziale omogeneità di tutto il popolo. In tal caso non si verifica una sopraffazione della minoranza ma il voto serve solo a far risaltare un accordo ed un’unanimità già esistente e presupposta, seppur in forma latente. Infatti poiché ogni democrazia riposa sul presupposto del popolo nella sua interezza, unitarietà ed omogeneità, così non può esistere di fatto nessuna minoranza e tanto meno una pluralità di minoranze stabili e costanti”. Carl Schmitt

E bene si, lo devo ammettere! “Point Break” è tuttora uno dei miei film preferiti, eppure, in questo caso, tirando in ballo gli “Ex-Presidenti” non vestirò i panni di “Johnny Utah”, né mi metterò all’inseguimento di qualche scaltro rapinatore di banche, celato dietro ad una “gommosa” maschera carnevalesca…

Anche perché, visto il comportamento truffaldino dell’intero Sistema Creditizio (causa principale del crollo dei Mercati e del “sotto-sviluppo” di ritorno) e considerato l’atteggiamento sfacciato, ingordo e pretenzioso di Banchieri e Finanzieri (causa ed effetto della Speculazione) li lascerei entrare tranquillamente nel “caveau”…

In questo caso, comincerò ponendo una domanda, ovvero: “che ne sarà di noi”? E non mi riferisco solo alle crescenti schiere di precari, di cassaintegrati e di disoccupati, ma anche a quanti giunti ad un passo dalla fine della propria “carriera” si trovino di punto in bianco “inoccupati” – magari per le bizze di questa o di quella Multinazionale –  e a tutti quelli che pur avendo un lavoro, non riescano a creare la base del proprio futuro, costretti a vivacchiare grazie a redditi sempre più miserrimi ed inadeguati.

Si, “che ne sarà di noi”? Perché ben oltre le “divagazioni mediatiche” che nulla dicono, ma che tutto lasciano intendere, è facile accorgersi che tutti i Paesi stiano vivendo un cambiamento politico-economico epocale, o meglio “biblico”. Un immane “disastro innaturale” trasmesso in diretta televisiva, a “basso volume”, del quale si è visto appena qualche sbiadito fotogramma. E non avrebbe pouto essere altrimenti, perché o si fa in fretta e in silenzio, o, anziché di Economia Globale, si finirà per parlare di Rivoluzione Globale

Per rendersene conto, è sufficiente pensare alle amare conseguenze della Crisi dei Mercati, la cui onda lunga sta portando alla riproposizione di “ricette Classiche” e a “basso costo” chiamate Privatizzazioni, Liberalizzazioni, e soprattutto “fine del Welfare State”. La cronaca quotidiana racconta il susseguirsi di amare ipotesi normative volte a mettere in discussione i diritti acquisiti in decenni di lotte sociali e sindacali. Diritti “doverosi”, che invece sono rappresentati come troppo “costosi” per il “mantenimento” dei modelli e dei postulati economici che “nutrono” il Capitalismo e la sua voglia di Profitto a tutti i costi.

E’ indubbio, al riguardo, che anche al più distratto dei lettori, l’espressione “Meno Stato e più Mercato” appaia familiare (e ciò non è affatto un buon segno), entrata com’è nel gergo popolare e nei discorsi di coloro che dell’Economia conoscano solo la sua versione “Domestica”, in qualità di contribuenti, di consumatori e soprattutto di “privilegiati” portatori di “tuta blu” o “colletto bianco”…

Se mi guardo indietro, pare davvero lontano il tempo in cui dalla “bagarre politica”, non solo Italiana, ma addirittura Europea (e in particolare Francese) saltò fuori l’idea delle 35 ore, al grido “lavorare meno, per lavorare tutti”… Oggigiorno, di tale logica non v’è più traccia in nessuna Cancelleria Europea. Tutti sono impegnati ad inventare nuove strategie di “crescita da consumo” a spese di quella “massa incolore” rappresentata dalla “classe sociale di mezzo”, che nella società post-idustriale ha finito per prendere il posto di quel che fu il “Proletariato”…

E in tutto ciò, pare scontato che non vi sia più spazio per uno Statuto a difesa dei lavoratori e delle loro libertà. Tanto per cominciare: contratti collettivi “capestro”, riduzione delle tutele contro il licenziamento arbitrario, limitazione del diritto di sciopero e riforma delle pensioni. Già, la pensione: il coronamento di una vita di fatica e sacrificio, il fondamento del moderno Stato Sociale, un “diritto comune” sempre più discreditato, infamato e additato come privilegio, al di là di ogni “confine nazionale”. A ben guardare, presto o tardi, ci troveremo a parlare di “Schiavi del Terzo Millennio” non solo pensando alla Cina, all’India, o al Bangladesh… Ma a noi stessi.

Piuttosto che generalizzare le conquiste, si sta generalizzando la loro soppressione. Una vergogna senza fine!

La lapide in memoria di Karl Marx. L'economista-filosofo Tedesco e le sue teorie critiche del Capitalismo, è tornato prepotentemente alla ribalta, al cospetto della Crisi Sistemica dell'Economia moderna.

E’ evidente che lo “stato dei conti” che non tornano, i sacrifici che non bastano mai, le promesse dei Politici che (ma guarda un po’) non si realizzano, il lavoro che manca o che delocalizza per ridurre i costi, ci stiano riconducendo verso le sperequazioni economico-sociali proprie del “Medio Evo Proto-Industriale”…

Insomma, l’economista-filosofo Karl Marx aveva visto giusto. E dicendo ciò, non è mia intenzione aprire un’infinita ed inconcludente dissertazione attorno all’ideale comunista, del quale, con le sue teorie, egli fu precursore. La mia, è solo una semplice considerazione legata alla realtà che mi circonda.

Tanto nel Vecchio, quanto nel Nuovo Continente, stiamo andando incontro alla ghettizzazione delle masse ed alla riproposizione di élite dominanti, di spiccata matrice oligarchica. In tutto ciò, i Politici non sono più in grado di dare il proprio “imprinting” a qualsivoglia decisione, avendo di fatto, delegato tale compito ad altri, al di fuori delle Sedi del Potere Istituzionale. Chiamatelo se volete, “interesse prioritario” del (proprio) portafoglio.

A reggere le sorti delle Nazioni è insomma una Plutocrazia o, se preferite, per essere al passo coi tempi, una “Corporatocrazia” che parte da Wall Street, passa per Londra, Francoforte e Davos, prima di arrivare a Roma…

Un insieme di “menti perverse” tornato a predicare la “forza auto-regolatrice del Mercato”, con il solo scopo di preservare l’interesse particolare, alle spalle di quello generale. Non si può, anzi non si deve scordare che il Mercato sia una creazione umana e che l’uomo, salvo rari casi, sia per sua natura un essere meschino ed egoista. Pertanto, Mercati equi e solidali non possono esistere per principio. Le Comunità potranno tornare a prosperare solo limitandoli e regolamentandoli al massimo, assieme alle loro (sicure) deviazioni.

Dopo tutto, Vi pare forse solidale che in soli trent’anni, dal 1980 al 2010, un qualunque Manager dei tanti che abbiano portato il mondo al dissesto, guadagni mediamente centotrenta volte più di un proprio dipendente? E spesso, solo per portare alla bancarotta un’azienda? Vi pare equo che nello stesso arco di tempo un Manager abbia visto crescere le proprie spettanze del 4.000%?

Beh, a me non pare equo, né solidale, anzi mi fa imbestialire!

Sono consapevole che continuare a parlare dei “problemi sistemici” che pervadono l’Economia, e che annichiliscono le speranze di una vita migliore, possa, alla lunga, far saltare i nervi e spingere ad esclamare: “Basta! Non se ne può più”! Tuttavia, confido nel fatto che non scansando i problemi in un angolo, né nascondendoli sotto al tappeto facendo finta di nulla, si possa giungere ad una loro auspicabile soluzione. Solo continuando a tenere alta l’attenzione, senza cedere alla sterile rassegnazione, si potranno mantenere le speranze per un domani “non misero e desolante”.

Personalmente, vorrei non essermi auto-inflitto il compito d’indurre a pensare, le tante “anime distratte” che mi circondano. Dopo tutto, non ho alcuna “missione” da compiere, non mi ritengo un “Unto del Signore” e non devo certo “premiare” il mio ego, anzi… “Perderei tempo” volentieri e con spensieratezza, se avessi la certezza che coloro a cui delego il mio futuro, agissero con rettitudine e probità per fare il mio bene e quello altrui. Purtroppo, ahimé, così non è e dunque ho scelto a mio modo, di “scendere in campo”…

Come dire: al cospetto di quanto accada nel mondo e degli eventi che, nel bene e nel male, accomunino la vita ed i destini di miliardi d’individui, la scelta di esprimere un’opinione è quantomeno un dovere morale.

Ma torniamo a noi.

G8 di Cannes. Una simbolica contro-conferenza stampa inscenata per richiamare l'attenzione dei cittadini sulle "promesse non mantenute" dai Potenti della Terra.

Mentre in Italia si fatica ancora a “comprendere la direzione della bussola”, in attesa che il “Tecnocratico” Presidente del Consiglio Mario Monti, decida la rotta da dare al Paese, dopo la “deriva” e il naufragio del quarto (e ci si augura ultimo) Governo presieduto da Silvio Berlusconi, il Sistema Politico-Economico che conosciamo, si accinge a subire dei cambiamenti radicali.

Uno stravolgimento che nascerà da uno dei pilastri della Democrazia, la Partecipazione, nella sua forma più concreta e diretta: il voto elettorale.

Non è certo un mistero, infatti, che tre delle prime cinque Economie del Pianeta (o di quelle che riteniamo essere ancora tali) si accingano a fare i conti con l’urna, in un lasso di tempo lungo abbastanza, ma solo in apparenza: la Francia (Aprile 2012) gli U.S.A. (Novembre 2012), e la Germania (Settembre 2013).

In effetti, nell’attesa che il nostro Paese “lasci la panchina” dov’è stato fatto accomodare e torni finalmente “in campo”, è evidente che le conseguenze di tali appuntamenti non si limitino ai rispettivi confini, essendo destinati ad avere, più che in ogni altra passata occasione, una risonanza internazionale. Specie, quando si consideri che con una probabilità quasi assoluta, nessuno degli attuali leaders sarà riconfermato nel proprio ruolo e potrà fregiarsi dunque, dell’appellativo di “Ex-Presidente”…

Nicolas Sarkozy. D’accordo, per quanto debba ammettere che nei panni di Ministro degli Interni della Presidenza Chirac mi avesse dato l’impressione di essere un “uomo di polso” (che avrei “importato” volentieri anche al di qua delle Alpi), questo piccoletto egocentrico e vanitoso non ha mai rappresentato il mio “uomo politico ideale”, specie da quando risieda all’Eliseo e soprattutto da quando abbia ritirato fuori dal cassetto il solito odioso sciovinismo proprio dei nostri “cugini”… Nel 2007, il suo motto fu: “Travailler plus, pour gagner plus”. A quanto pare, dovrà ricredersi in fretta, dandosi parecchio da fare, perché innanzi ai problemi di bilancio e alla “frenata” dell’Economia, i Francesi non hanno visto gonfiare il proprio portafogli e men che meno ridursi le tasse, come profetizzato dal “galletto” dopo la “presa di Parigi”. Senza considerare che i tagli alle spese sociali indotte dalle esigenze di far cassa, il calo del suo gradimento popolare causato dalle “voci” del presunto finanziamento illecito al suo partito (con fondi della miliardaria della cosmetica Liliane Bettencourt), la scelta di attaccare la Libia per ragioni tutt’altro che umanitarie (e in totale autonomia dall’ONU, dalla NATO e dai partner Europei, eccetto la Gran Bretagna) e l’ipotesi – dietrologica ma non troppo – del suo presunto coinvolgimento nello scandalo sessuale di DSK, saranno di sicuro una manna per il suo avversario, il Socialista François Hollande, che, allo stato, vincerà a mani basse.

Barack Obama. Tempo fa ebbi modo di dire: “l’uomo giusto, al posto giusto, al momento sbagliato”. Man mano che passano i giorni, cresce la consapevolezza che in realtà non sia lui l’uomo nuovo che un’America frastornata da otto anni di Amministrazione Bush, si aspettava in veste di “Comandante in Capo”. E pensare che avesse esordito in maniera per così dire “entusiasmante”, sia innanzi alla Diplomazia Internazionale, vedendosi assegnare (forse un po’ troppo frettolosamente) il Premio Nobel per la Pace, sia sul piano interno, riuscendo a far approvare  la storica riforma del “Medicare”. Man mano che il tempo passa, è sempre più difficile per lui “andare a canestro”. Ha perso punti, non c’è che dire… Senza tirare in ballo il perdurante impegno della sua Amministrazione sul fronte di guerra Afghano, i tentennamenti diplomatici con l’Iran e la Siria e le enormi difficoltà a raffreddare il Medio Oriente, mitigando tanto le pretese Israeliane, quanto quelle Palestinesi, il suo più grande fallimento, quello che in definitiva gli costerà la rielezione alla Casa Bianca, è il fatto di aver “deluso gli Americani”, destinando cifre colossali al salvataggio di Banche ed Istituzioni Finanziarie e mettendo in secondo piano l’occupazione ed ogni altra necessità del 99% dei suoi concittadini, alle prese con il crollo del “sogno a stelle e strisce”.

Angela Merkel. Se fossimo in un film, avrei già pronta la sceneggiatura, la spia “cresciuta” nell’ex-Germania Est, “istruita” dalla STASI, restituita all’Ovest e “aiutata” a raggiungere il vertice dello Stato Teutonico riunificato, giusto in tempo per dare il colpo di grazia alla traballante ed incompiuta Unione Europea. Comunque la si veda e qualunque sia la verità nascosta nei “Palazzi”, una cosa è certa: l’immarcescibile volontà del Cancelliere, di “salvaguardare il proprio orticello”, ha riportato in auge il populismo demagogico di sapore nazional-socialista sempre di casa a Berlino. La scelta di far prevalere l’egoismo nazionale, a dispetto della comunanza d’intenti e di obiettivi, la dice lunga sulla “considerazione zero” che ella abbia verso l’Istituzione Europea, al contrario dei suoi più illustri predecessori. Che sia incapace per scelta, o semplicemente incapace, lo giudicherà la Storia. Quel che è certo, è che con i suoi tentennamenti di fronte al “contagio” della Crisi Greca – che ha scatenato l’attuale “Effetto Domino” – e col suo continuo prestare orecchio ai sondaggi elettorali, stia portando allo sbandamento sia l’Europa, sia il popolo Germanico. Che il suo operato sia riprovevole lo dimostrano sia il calo costante dei Cristiano Democratici, il suo Partito, sia l’aumento di quanti si dichiarino pronti a ritornare al Marco. Senza contare che al di là del rinvigorito favore degli avversari tradizionali (Socialdemocratici e Verdi), cresca quello verso l’estrema Sinistra (Linke) e i Partiti anti-Sistema (come i Piraten).

Insomma, prepariamoci, perché passata la festa, spenta l’euforia rivoluzionaria della designazione, di quelle che oggi appaiono come moderne “guide dei popoli”, non resteranno che le promesse mancate, i sogni infranti e speranze perdute… Un club di “prime donne” capaci solo di alimentare i rimpianti di quanto avrebbe potuto essere e non è stato.

L’era degli Statisti veri o presunti, riconosciuti o auto-designatisi come tali, è finita. Questa è una delle poche certezze della Politica di oggi. E mentre i problemi restano, tra manchevolezze e responsabilità, a noi disillusi “cittadini del mondo” non resta che ripartire dai sommi Valori della Democrazia, “ripulendoli” dall’infimo significato cui sono stati costretti.

…E tutto, allora, apparirà una volta in più, come una pura e semplice Storia di Potere… Potere della Storia!

D.V.