“Il solo aspetto della propria condotta di cui ciascuno deve rendere conto alla società è quello riguardante gli altri: per l’aspetto che riguarda soltanto lui, la sua indipendenza è, di diritto, assoluta. Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano (…) L’inclinazione degli uomini, siano essi governanti o semplici cittadini, a imporre agli altri, come norme di condotta, le proprie opinioni e tendenze è così energicamente appoggiata da alcuni dei migliori e dei peggiori sentimenti inerenti all’umana natura, che quasi sempre è frenata soltanto dalla mancanza di potere; e poiché quest’ultimo non è in diminuzione ma in aumento, dobbiamo attenderci che, se non si riesce a erigere una solida barriera di convinzioni morali contro di esso, nella situazione attuale del mondo il male si estenda (…) Mentre ciascuno sa benissimo di essere fallibile, pochi ritengono necessario cautelarsi dalla propria fallibilità, o ammettere la supposizione che una qualsiasi opinione di cui si sentano del tutto certi possa essere un esempio di quell’errore di cui si riconoscono soggetti (…) Il reale vantaggio della verità è che quando un’opinione è vera la si può soffocare una, due, molte volte, ma nel corso del tempo vi saranno in generale persone che la riscopriranno, finché non riapparirà in circostanze che le permetteranno di sfuggire alla persecuzione fino a quando si sarà sufficientemente consolidata da resistere a tutti i successivi sforzi di sopprimerla (…) Tra gli uomini l’unilateralità è sempre stata la norma, la multilateralità, l’eccezione; quindi anche nelle rivoluzioni dell’opinione una parte della verità generalmente tramonta al sorgere di un’altra. Persino il progresso, che dovrebbe assommarle, nella maggior parte dei casi si limita a sostituire una verità parziale e incompleta a un’altra; e il miglioramento consiste soprattutto nel fatto che il nuovo frammento di verità è piú richiesto, piú adatto alle necessità dell’epoca di quello che sostituisce (…) Lo spirito di progresso non è sempre spirito di libertà, perché può cercare di imporre a un popolo dei mutamenti indesiderati; e, nella misura in cui oppone resistenza a questi tentativi, lo spirito della libertà può allearsi localmente e temporaneamente con chi si oppone al progresso; ma la libertà è l’unico fattore infallibile e permanente di progresso, poiché fa sí che i potenziali centri indipendenti di irradiamento del progresso siano tanti quanti gli individui (…) I mali cominciano quando il governo, invece di far appello ai poteri dei singoli e delle associazioni, si sostituisce ad essi; quando invece di informare, consigliare, e talvolta denunciare, impone dei vincoli, ordina loro di tenersi in disparte e agisce in loro vece (…) La tendenza generale del mondo è quella di fare della mediocrità la potenza dominante (…) Il valore di uno Stato, a lungo andare, è il valore dei singoli che lo compongono”. (John Stuart Mill)
Incipit. L’impegno a non piegarsi, col rischio di spezzarsi, fatto proprio da pochi temerari Don Chisciotte – dati troppo presto per sconfitti – alla lunga ha dato i suoi frutti. Dopo sette mesi di sciagurata Campagna Elettorale governativa, la “Politica del popolo” ha nuovamente prevalso contro le velleità reazionarie di un Vertice insolente e non rappresentativo. Dalla virtù di un nugolo di eroi indefessi è montata la reazione della maggioranza. Una maggioranza che ha espresso, forte e chiaro, il proprio “NO”. Grazie a tutti i cittadini che fin dal principio abbiano creduto nelle proprie idee. Grazie a tutti gli elettori che con il loro “NO” abbiano dato prova che “Partecipazione” non sia affatto una parola vuota, ma che essa rappresenti ancora la chiave della Democrazia.
Cominciamo dalla fine. E’ stata un’impresa ardua, al limite dell’impossibile. Da una parte il “plotone di esecuzione”: il Governo; la Maggioranza Parlamentare; il Potere Industriale; le Cancellerie e le Ambascerie Estere; le Banche e l’Alta Finanza; le Agenzie di Rating; i maggiori quotidiani nazionali e esteri; “VIPs” o pseudo-tali arruolati ad arte (o auto-arruolatosi per proprio tornaconto, nel tentativo di risalire la china di un “anonimato in divenire”, ndr). In aggiunta, qualche milione di elettori caduti nella “trappola” di un progetto di Riforma della Costituzione talmente raccapezzato da sfiorare il ridicolo, architettato per puro calcolo di convenienza dei “gerenti il Potere”, comunque transitori per definizione… Dall’altra, i “predestinati alla fucilazione”: i cittadini non piegatisi ad accettare l’inaccettabile; l’ultimo argine democratico; l’ultima barricata a difesa della “Legge delle Leggi”.
Risultato del Referendum del 4 Dicembre 2016: il No trionfa col 59,1%; il Sì cede il passo col 40,9%. Agli sconfitti, nessun “onore delle armi”.
Giorgio Napolitano. Ha fatto di tutto affinché lo scempio si compisse, sia in veste di Presidente della Repubblica, sia in quella di Senatore a vita, eppure, alla fine, per la somma gioia del popolo, il “Re senza Regno” è stato spodestato da un trono sul quale aveva avuto l’ardore di sedersi senza diritto. Indubbiamente, l’ex-Capo dello Stato rappresenta il primo della schiera degli sconfitti, in quanto “deus ex machina” del tentativo andato a vuoto di disfare la Costituzione. Egli, che aveva accettato un inusuale, secondo mandato Presidenziale, per di più a termine, per poter “gestire” il progetto di revisione dal Vertice dell’Ordinamento. Un atto che, in un Paese “normale”, avrebbe dovuto comportare la sua messa in stato d’accusa per aver Attentato a quella stessa Costituzione sulla quale aveva giurato. Con questa “fine dei giochi”, per lui malauguratamente inaspettata, certi che la Storia non lo ricorderà come il miglior Presidente, né come un saggio riformatore o un fine statista, la cosa più entusiasmante è che finalmente si vada a concludere la sua ultra-decennale carriera politica. E’ bastata una bella croce, piazzata al posto giusto e il futuro si è magicamente compiuto.
Matteo Renzi. Probabilmente, il suo rimpianto più grande resterà per sempre la scelta di aver voluto “personalizzare” l’appuntamento referendario, legando il proprio destino politico al responso dell’urna. “Mr. 40%”, che tanto di era beato del risultato raccolto dal PD alle ultime elezioni europee, ha ricevuto indietro, con tanto di interessi, l’eccesso di presunzione distribuito a piene mani da allora in avanti, con o senza slides… Nonostante sia giunto a Palazzo Chigi per una “manovra di Palazzo”, avrebbe potuto condividere le scelte con le Forze di Opposizione, invece si è arroccato sul suo piedistallo, assieme agli intendimenti di vestire in solitudine i panni di novello Padre della Patria; “uomo solo al comando”, salvatore della Repubblica… Ora non importa cosa deciderà di fare, da qui a dieci anni. Che mantenga la parola o meno, sarà lui a doversi guardare allo specchio ogni mattina, fino alla fine dei giorni. Matteo stai sereno… “Ciaone!
Maria Elena Boschi. Nota alle cronache per aver dato il nome al progetto di legge di stravolgimento di 47 articoli della Costituzione Repubblicana, la Signora Ministro delle Riforme potrà finalmente mettere un freno alla sua nota superbia mediatica… Partita in quarta in difesa della “sua” riforma, è stata infine messa in disparte dal “principale” perché ritenuta più dannosa che utile alla “causa”. Qualunque sia il destino della sua fulminea ed inspiegabile carriera politica poco importa: meteora o meno dell’emiciclo Parlamentare, la speranza è che trovi finalmente l’anima gemella, metta su famiglia e si trovi un impiego in banca. Magari in quella del babbo, che certamente l’accoglierà a braccia aperte, senza oneri ma con tutti gli onori (tanto paga Pantalone, ndr). Begli occhi e sfrontatezza da vendere, ma la Politica è una cosa seria.
Denis Verdini. Tra i vantaggi della vittoria del NO ve n’è uno che vale una vita: aver impedito che un politicante con diverse grane con la Giustizia potesse essere ricordato, in futuro, come un riformatore lungimirante ed illuminato… E ovviamente, che il suo nome fosse impresso nei libri di Storia assieme a quelli di Piero Calamandrei e Benedetto Croce. Sconfitto sul filo di lana, a un passo dal traguardo, non si può fare altro che auspicare che, prima o poi, la sua carriera politica volga al termine, se non per ragioni anagrafiche, magari per “ragioni processuali” passate in giudicato… Quando non si vedrà più spuntare la sua faccia tra gli scranni, si potrà tranquillamente affermare senza ombra di dubbio che in Parlamento si respiri aria nuova. Dopodiché, impedito da ogni tentativo di far macello della Prima delle Leggi, potrà tranquillamente riprendere il giovanile lavoro di “macellaio”. Anche i vegani di sicuro apprezzerebbero…
Romano Prodi. Il “professore” per gli amici; il “mortadella” per i nemici; il politico Democristiano demolitore dell’IRI; il Presidente del Consiglio “causa dell’Euro-tribolazione” messa in conto agli Italiani; il Capo dell’Opposizione che si schierò apertamente per il NO contro la “Devolution” Berlusconiana del 2006, scrivendo ai propri elettori: «Ogni futura modifica dovrà essere coerente con i principi e valori della Costituzione e dovrà essere sostenuta e approvata dal Parlamento a larghissima maggioranza». Che dire? Probabilmente ciò sarebbe stato sufficiente per affermare, pacatamente e serenamente, di aver applaudito al suo “siluramento” e al conseguente “affondamento”, ad opera dei fantomatici 120 franchi tiratori, allorché un paio d’anni or sono il suo nome spuntò tra quello dei papabili per il Quirinale. Eppure, è impossibile negare che la sua prona accettazione del “meglio poco che niente”, abbia avuto un qualcosa di disgustoso.
Barack Obama. Aveva fatto sperare il mondo, al grido di “Hope” e “Change”… Probabilmente, avvantaggiandosi del fatto che proprio il mondo fosse stanco delle giochi di guerra di George W. Bush e Donald Rumsfeld. Eppure, alla fine, di Barack Obama resterà un ricordo fatto di tante ombre, sia sul piano interno (ombre da cui è scaturito il “Trumpismo”, ndr), sia sul piano internazionale. Tra queste ultime, l’insolita e “antisportiva” scelta di schierarsi apertamente in favore di una parte, su una questione di politica interna propria di un Alleato, estranea, almeno formalmente, all’interesse a stelle e strisce… “Formalmente”, in quanto nella sostanza, che l’Italia potesse far conto su un Governo Italiano decisionista e un po’ meno democratico, sarebbe stato assai utile a Washington, in special modo sul piano commerciale, energetico e militare. Anche ad aver voluto avere per forza dei dubbi in positivo, sulla sua Amministrazione, l’endorsement verso Matteo Renzi non ha lasciato speranze di riabilitazione a fine mandato. Si è impegnato (poco e male) e non ha raggiunto il proprio scopo… Bocciato!
Angela Merkel e Wolfgang Schäuble. Che dire? Attenti a quei due. Perché la loro impertinenza, talvolta, raggiunge dei livelli da primato assoluto. Guardi alla Germania e ben oltre il rigore dei conti e al di là delle “bacchettate” riservate ai Paesi poco parsimoniosi come il Nostro, pensi all’interesse nazionale tutelato e protetto a spese di quello altrui. Un’Europa “Germanocentrica” piace a pochi, quasi a nessuno. Grecia o Italia poco cambia nelle teste della Cancelliera e del suo Ministro delle Finanze: meno Democrazia, più Plutocrazia. Meno Potere al popolo “plebeo”, più Potere al Ras di turno. Ecco spiegata, semplicemente, la ragione per la quale entrambi abbiano preso posizione in favore di Matteo Renzi. Perché da una riforma della Costituzione di stampo reazionario, avrebbero dovuto discenderne delle altre, messe in conto, come al solito, a cittadini inermi. Dalla Grande Germania all’Europa di stampo Teutonico, l’idea di un “uomo solo al comando” va ancora di moda a Berlino. Ma stavolta hanno fatto male i conti. E tra i prossimi a saliere sulla graticola dell’urna, ci saranno proprio loro…
Jean-Claude Junker. C’è poco da dire: un Presidente della Commissione Europea messo lì non per caso, come un passacarte ad uso e consumo delle banche e dei Potentati Finanziari. Persone come lui, auto-refenziali, vanesie e distanti anni luce dai cittadini, hanno affossato il sogno di un’Europa unita. Insomma, un burocrate tra i tanti di stanza a Bruxelles, che, come il peggior “democristiano” del tempo che fu, senza voler dichiarare il suo appoggio a Matteo Renzi, con cui tanti battibecchi senza contraddittorio ha avuto davanti alle telecamere, ha pensato bene di dichiarare che non avrebbe votato NO. Un’implicita preferenza per il Sì, che ha certamente giovato alla causa dei difensori della Costituzione Italiana così com’è. Bisognerebbe omaggiarlo con una cassa di vino. Se soltanto gli fosse sufficiente…
Sergio Marchionne. “Italo-Svizzero-Canadese” trapiantato in America. A leggere il suo passaporto, considerando la sua residenza un po’ qua e un po’ là (ma non in Italia, ndr), qualcuno avrebbe detto: “che c’azzecca”? Perché mai un industriale che abbia ottenuto dal Governo una legge sul Mercato del Lavoro assai “utile” e che abbia raccolto armi e bagagli trasferendo la sede legale della “fu” FIAT Auto lontano dall’esoso fisco Italico, non avrebbe “dovuto” ricordarsi di essere Italiano giusto per appoggiare quello stesso Governo, impegnato nel tentativo di disfare la Prima Legge dello Stato, in modo da auto-assegnarsi, di fatto e di diritto, un Potere esagerato? Misteri del Marketing e della Gestione d’Azienda applicati in maniera assurda e indiscriminata all’amministrazione di una Nazione… Per certa gente, né compartecipazione, né partecipazione. Per certa gente vince soltanto l’arroganza pubblica e l’interesse privato.
Flavio Briatore. Ma davvero avremmo dovuto ricevere un insegnamento di Diritto Costituzionale, da un connazionale di stanza a Monte Carlo, da un passato manageriale che soltanto “passato” ormai rimane, noto al più, nel presente, per pettegolezzi e grane con la Guardia di Finanza? Davvero avremmo dovuto berci le arzigogolate spiegazioni sulle ragioni in base alle quali Matteo Renzi sarebbe un Salvatore e il suo progetto di riforma rappresenterebbe la panacea per ogni male d’Italia? Davvero avremmo dovuto dar un peso al “ripensamento” di chi, nutrendo notoriamente odio verso i Comunisti, abbia preso per buono il “piano di rinascita” messo nel piatto dal partito di maggioranza relativa, lontano discendente della partito di Gramsci e Togliatti? Davvero avremmo dovuto prendere esempio e applaudire alla sua scelta di fotografare la propria scheda elettorale per mostrarla “world wide” – infrangendo la prescrizione sulla segretezza del voto – come impegno politico di un “Italiano all’estero”? Assolutamente “NO”, per l’appunto…
Roberto Benigni. Bisogna ammettere che con la sua scelta di abbracciare la causa Renziana, l’attore Toscano abbia rappresentato, come meglio non avrebbe potuto, la peggior qualità dell’Italiano medio: il salto sul carro del vincitore (seppur ipotetico, ndr)… La cosa è apparsa ancor più assurda perché, la Storia racconta, che fin dai tempi di Berlusconi, egli si fosse dedicato anima e corpo alla teatralizzazione della Sacra Carta, non a caso descritta come “la Costituzione più bella del mondo”. E’ passato del tempo da quando riempiva le piazze; è passato del tempo da quando veniva acclamato dall’Academy come nuovo campione della Cinematografia Italica. E’ passato del tempo da quando cantava le lodi del Comunismo, abbracciando il compianto Enrico Berlinguer. Ormai appare come un Democristiano tra i tanti che gravitano attorno al “Giglio magico”. Vuoi che poi non ci scappi un salto a Washington con volo di Stato e che dalla “concordata” comparsata Americana non sbuchi qualche nuovo contatto con Hollywood? Cosa non si farebbe per un piatto di ribollita…
I maggiori quotidiani italiani ed esteri (encomiabili eccezioni: “Il Fatto Quotidiano” ed “Economist”, ndr). Diversamente non poteva essere: cassa di risonanza del potentato economico sovra-nazionale che del decisionismo fa un totem, i media hanno scelto di imbarcarsi anima e corpo nel Renzismo e hanno perso. Nuovamente e stupidamente. Come accadde con la Brexit prima e con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, non hanno voluto comprendere la realtà dei fatti, arroccandosi su posizioni di interessata sudditanza. Ormai da tempo il loro compito non è più informare ma prendere le parti di questi o di quegli, sempre e comunque in favore del Sistema. La vera causa del Populismo di cui ci si lamenta, è proprio questo tipo Stampa affatto libera e ormai “liberal” soltanto a chiacchiere. Dal Financial Times al Wall Street Journal, dal New York Times al Guardian, il fuoco di fila dedicato a chi non vedesse con favore la nuova “Costituzione ad personam” di Matteo Renzi si è rivelato fallace con buona pace dei difensori dei principii democratici. “Vinci omnia veritas”…
Lapo Elkann? (Fotogramma di una vita parallela). Cosa c’entra lo scapestrato rampollo della Famiglia Agnelli con l’esito del Referendum? Tutto, quasi tutto, nulla… Magari non lo sa neppure lui. Per quanto sia improbabile che cotanto “VIP” abbia partecipato al voto come un “plebeo qualsiasi”, è bello pensare che la “figura di fango” rimediata a livello planetario a causa di certi suoi biasimevoli vizietti, unitamente a una denuncia per simulazione di reato da parte della Procura di New York, dia lustro a quella, altrettanto planetaria, rimediata dal Governo guidato dal “Presidente del Consiglio nostro malgrado”, già “Campione del Marketing di se stesso”, noto alle cronache come Matteo Renzi. Perché gli scialbi personalismi e l’esagerata “personalizzazione” portano dritti verso il burrone…
Ci si potrebbe dilungare oltremodo a godere della sconfitta altrui, siano essi lacchè e portaborse del PD; porporati dediti ai “peccati” del Potere Temporale, anziché alla cura delle anime peccatrici; giornalisti e giornalai; cuochi e “camerieri da parata”; mezzecalzette e trolls “infangatori” delle Rete; ecc. ecc.
…Ma alle risate di giubilo sulle disgrazie altrui, preferiamo alzare i calici per gioire della nostra comune vittoria. In alto i cuori!
D.V.
P.S. Quest’anno, in Italia, Babbo Natale è giunto con tre settimane di anticipo. Non ha portato doni scontati e men che meno inutili… Dal sacco dei regali ha estratto un libro pieno di condivisibili speranze e di lungimiranti intendimenti tutti da (ri) scoprire. Un libro che è una legge, la Prima delle leggi; la base del Diritto; un coacervo di diritti… Una Costituzione, magari un po’ datata, ma sempre pronta all’occorrenza. Soffiata via la polvere e ripiegate le pagine sgualcite, l’ha riconsegnata in mano ai cittadini… Orsù gioite, il pericolo è scampato! (*) Il biglietto d’auguri così recita: “La Costituzione… Che ne facciano buon uso e che la Politica ne realizzi le consegne, rifuggendo fin dal nascere ogni abuso, delegando all’uopo galantuomini e persone degne. Che ne facciano buon uso, perché si eviti che un giorno, qualche anima rapace con l’occhio languido e col ghigno impenitente stampato sulla faccia, giunga nuovamente altezzoso e irriverente, con la volontà di farne carta straccia”…