BuffonedicorteFransHals“Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti”. Ettore Petrolini

Nel corso e nei ricorsi della Storia, come in una “pizza” cinematografica che girando girando prima o poi si riavvolge, stanno i problemi della vita a cui mai si viene a capo.

Che portino il nome di fame nel mondo, guerra (e non pace), inquinamento e deturpazione ambientale, disparità sociali, economiche, politiche, ecc. ecc. Il punto accomunante è uno solo: il perdurante, incessante, indiscutibile, interessato, bastardo immobilismo politico.

Insomma se è vero come è vero, che la politica sia compromesso, è pur vero che la“realpolitik” che oggigiorno – morto e sepolto l’idealismo di parte – domina la scena Parlamentare, sia un sistema che mi lasci perplesso e basito…

Mi riferisco in particolare alla situazione del mondo del lavoro. A parte i problemi evidenziati dalla crisi – diminuzione degli ordinativi e della produzione, saturazione dei mercati, crisi dell’indotto, mobilità, licenziamenti – o quello VERGOGNOSO delle morti “bianche”, il dramma che si evidenzia è quello di una nuova “guerra tra poveri” che coinvolge occupati, cassintegrati, disoccupati e precari.

In effetti, a mio parere non dovrebbero essere tanto le “gabbie salariali” in sé, a creare preoccupazione, bensì il fatto che non esista un programma industriale serio da mettere in campo per rilanciare il Paese e che si vada avanti mettendo delle pezze qua e là, in base a come ci si svegli al mattino… Governo ed Opposizione, cosa c’è di diverso? A parte alcune rare e gradite eccezioni, è tutta una quotidiana sceneggiata di reciproco apprezzamento tra opposte fazioni. Chi sa mai che alla fine non si realizzi una goliardica “Große Koalition” in salsa nostrana, all’insegna del proverbio “se non puoi batterli fatteli amici”?

Ed i Sindacati? Rispondo citando Ligabue: “ho perso le parole”!

In tutto ciò non mi stupirei, se a breve rispuntasse fuori l’idea di cancellare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che nel 2002 l’allora Ministro del Lavoro, Roberto Maroni, cercò di “silurare”. Sarebbe un “bel modo” per ricordare l’Autunno caldo del 1969, non c’è che dire.

E pensate a cosa accadrebbe mai, in questo clima di caccia alle streghe e di ritorno al passato, se tornasse di moda parlare delle 35 ore… Sicuramente lo sventurato Giordano Bruno” che avesse l’ardore di declamare l’eresia “Lavorare meno per lavorare tutti” anche stavolta non farebbe altro che finire sul rogo. E poi al riguardo, tirerebbero fuori la scusa che in Francia abbiano già fatto marcia indietro…

Pareva che tutti i problemi fossero dovuti al sistema delle Partecipazioni Statali, dell’IRI, delle Banche di Stato, dell’Acciaio nazionale, del monopolio su Gas e Petrolio, quello sull’Energia, o l’altro sulle Telecomunicazioni… Già, pareva. Infatti, con le Privatizzazioni tutto si è risolto! Chiedete a coloro che operino in tali settori. Tutti felici, ricchi e contenti…

Sembrava che l’Euro avrebbe migliorato le cose, facilitando la spesa della famiglie e spingendo le imprese a maggiore competitività internazionale… Già, di fatti la gente non gira per i mercati preoccupata di come “investire” gli ultimi spiccioli rimasti, ed i soldi dei contribuenti non sono stati scialacquati per raddrizzare i conti di aziende, i cui managers rampanti abbiano dato prova di inefficienza, incapacità, ingordigia e… Fate Voi.

Cambiare tutto per non cambiare nulla!

Una nuova opera di picconamento democratico, questa è la soluzione. Bisogna evitare di farsi mettere l’un contro l’altro armato da chi, per mera scelta di comodo, semini vento per raccoglier tempesta. L’unità del mondo del lavoro e del popolo tutto, deve porsi come una falange compatta e serrata, contro l’azione reazionaria di persone incapaci, con l’unico obiettivo della solidarietà, dell’equità, del solo ed indiscutibile bene comune.

D.V.