“Al vecchio Inverno subentrò l’April, natura s’è ringiovanita: dalla splendente cupola infinita del ciel, piovono raggi, fluir per l’aria io sento la mattutina brezza; e molce il petto ardente la soave freschezza; ascolto gorgheggiare gli augei che si destâr. Ed il romoreggiare di piante lungo e d’acque. Oh! come dolce è vivere qui nella solitudine lungi alle lotte umane, lungi alla moltitudine. S’io avessi mai a dire all’attimo fuggente: “Tempo, t’arresta”! No! Tutto si disperde!… Sul campo dell’onore, o chi dopo una danza delirante da morte è colto in braccio d’un’amante? Un uomo son io. O sono un Dio?… Qual luce si fa agli occhi miei? No, il mondo degli spiriti chiuso non è! È il tuo cor che è morto, e per sempre… Tu, discepol, ti leva! Bagna il tuo sen mortale nel purpureo raggio dell’aurora. Dall’empireo alla terra lo spazio armonioso s’apre per te in un cantico eternale”! (Tratto da: “La dannazione di Faust”, opera di Hector Berlioz).
Si dice che: “la pena che i buoni devono scontare per l’indifferenza alla Cosa Pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi”. Che tale fosse il pensiero di Socrate, di Platone, o perché no, di entrambi, personalmente lo trovo estremamente “illuminante”, se raffrontato al modo d’intendere la Politica in Italia, sin “dalla notte dei tempi”…
Senza scomodare i lontani modelli di “Machiavelliche virtù” e neppure taluni loschi figuri che “democraticamente” abbiano retto le Italiche sorti per un “nero ventennio”, mi basta prestare orecchio agli eventi raccontati dalla cronaca (cui, per chiarezza, ho evitato di apporre il termine “rosa”, anche se visti i precedenti non avrebbe stonato, perché ho troppo a cuore il destino del mio Paese).
In effetti, preso dalla concitazione del momento, quel che conta è che, finalmente, il “5 Maggio” di Silvio Berlusconi si sia concretizzato. Alleluia!
Già! E’ accaduto quel che la gente onesta si aspettava e sperava da tempo: messo alle strette dalle pressioni della Diplomazia Internazionale e soprattutto dei Mercati (perché la crisi non c’è; anzi c’è ma siamo più bravi degli altri; toh! C’è la crisi e ci sta colpendo duramente…) colui che per diciassette anni ha retto (nel peggiore dei modi) le sorti dell’Italia, ha rassegnato le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
In attesa che Mario Monti e la sua troupe di Tecnici e Tecnocrati “sospenda” la nostra Democrazia a tempo determinato (con l’auspicio che le sue cure palliative non ammazzino il “moribondo”), non resterò qui fermo, colla sciabola alzata, a conceder l’onore delle armi al “Cavaliere Nero” disarcionato e sconfitto…
Guardo a quel che fu, a ciò che fuggevolmente è e a quanto presto o tardi sarà. Rammento le vuote parole, le false promesse, gli impegni non mantenuti, gli istinti denigratori, le fandonie, gli interessati intenti, la vana gloria… Torno per un attimo a quel 26 Gennaio 1994, faccio due conti e oplà! Diciassette anni…
Diciassette anni di limbo, in cui l’intero Paese è rimasto “legato al palo” nel vero senso della parola. Non un programma di nuovo sviluppo, non un progetto per il futuro dei propri giovani, né un piano di tutela della dei sempre più numerosi “Italici saggi”. Niente di niente: solo e soltanto un inestricabile intreccio di interessi particolari in perenne conflitto con quelli generali, tenuti assieme dalla forza di tante, troppe, “leggi ad pesonam” piccole e grandi… Diciassette anni in cui il tempo si è arrestato a quella fatidica, fantomatica e famigerata “discesa in campo”, con cui tutto ebbe inizio.
Sappiamo bene ciò che Silvio Berlusconi abbia significato per l’Italia. Tuttavia, di fronte al divenire della Storia e in attesa che l’Epurazione di lacchè e portaborse annidati a Palazzo abbia inizio, il mesto addio si compie, nel viscido rimpianto di quei pochi “eletti” le cui fortune sono giunte al capolinea e per la somma letizia di moltissimi altri.
Nella consapevolezza degli anni bui che ci si parino innanzi, cosa ci si può aspettare dalla sua dipartita?
Senso dello Stato. Nel dopo-Tangentopoli, di “Seconda Repubblica” si è parlato fin troppo e a sproposito. Un tempo si rubava per il Partito e per sé, con lo sguardo fisso alla bandiera. Poi si cominciò a rubare per sé e per gli amici, con la mano sul cuore (a tenere ben saldo il portafogli) e con lo sguardo fisso su qualche audace fondoschiena… Perché l’Italia possa aspettarsi qualcosa di buono dal proprio domani, bisogna ricominciare là dove ci si era fermati, “seminando” una vera cultura del rispetto verso la Cosa Pubblica, il Potere Costituito e l’Ordinamento tutto. Sgominare l’idea del privilegio e l’egoismo che scaturisce dal “sedere nella stanza dei bottoni”: questo è il primo passo.
Istituzioni. La fine politica dell’Uomo di Arcore non dubito possa dare il via ad una nuova stagione di rapporti di rispetto e concordia tra di loro. Venute meno le ragioni di fondo (o gli interessi di uno, scegliete voi) che minavano il dialogo tra Organi dello Stato e che spingevano a dipingere l’indipendenza e la libertà di giudizio come retaggi di ideali del passato, nascenti da diaboliche volontà persecutorie, non potremo che rallegrarcene tanto da cittadini, quanto da elettori. Insomma, per dirne una: non era la Corte Costituzionale ad essere un “covo di comunisti”; era qualcun altro ad essere in malafede…
Legalità. Potrei dire: vabbè, passiamo oltre. E invece, no! Comunque vada, chiunque entri a Palazzo Chigi, sapremo per certo una cosa: è finito il tempo di chi profetizzava interventi normativi risolutori, dalla durata di un’apparizione in TV… Posto che ciascuno di noi sia arbitro di se stesso e che a volte, i cattivi esempi c’inducano a “far spallucce”, affinché lo Stato non si accartocci su se stesso, è necessario riprendere in mano con coraggio Codici e Leggi, a garanzia di chi, rispettandoli, ne pretenda il rispetto. Dopo tutto, al di là di quel che ci è stato ripetuto per anni, da alcuni media “conniventi”, non sono certo i Magistrati i veri criminali…
Verità. Corrotti da anni di slogan, barzellette, voli pindarici e menzogne belle e buone, è indubbio che chiunque si trovi in eredità il Governo, appena prestato Giuramento, debba battersi anima e corpo per ristabilire una “visione delle cose e del mondo” massimamente oggettiva, allontanando la perversa tendenza a fare di tutto, uno sterile “punto di vista” nascosto da una maschera farsesca, chiamata “volontà popolare”, o peggio sondaggio…
Integrità morale. No! Non può passare! Non lo accetto e mai lo accetterò! Un Rappresentante dell’Autorità, non può nascondersi dietro all’assunto vile e pretestuoso, che gli atti compiuti in casa propria non siano d’interesse pubblico. Rettitudine e Probità, questo è quel pretendo da chi accetti di guidare la Nazione, altro che diritto alla Riservatezza! Onori ed oneri degli Statisti (o dei presunti tali), se preferite…
Operosità. A dispetto di un modo populista e demagogico d’intendere la Politica, figlio di un connubio fatto di orgoglio nazionale e campanilismo locale proferito con enciclopediche declamazioni sulla pubblica piazza, è davvero difficile fare la lista delle cose fatte (poche) e di quelle da fare (un numero indefinibile). L’auspicio è che colui che sia investito del ruolo di traghettatore verso una “Italica Primavera” sappia distinguere tra le impellenti, virtuose, ed improrogabili necessità e le “avventatezze dialettiche” buone solo a far piovere applausi o ad accontentare il “furbetto” di turno e il suo ingordo conto in banca.
Bene Comune. Chi decide Cosa? E nell’interesse di Chi? In poche parole: quali sono le priorità? Queste le domande che hanno accomunato i ragionamenti della gente e che troppe volte, in un “luculliano banchetto bipartisan” (bisogna riconoscerlo), hanno contraddistinto l’avvio di qualsivoglia opera o spesa pubblica (le indagini della Magistratura parlano da sole). Che si abbia a che fare con P3 o P4 di turno, la funambolica disponibilità di un Esecutivo “poco attento” si è fatto un baffo di ogni ideale comunitario. E’ necessario che i “valori condivisi” tornino a prevalere, riducendo a zero ogni “egoismo dal portafogli gonfio”.
Equità. Si potrebbe dire: “chi era costei”? Scomparso o quasi dal vocabolario e certamente ridotto ad un nonnulla tra gli impegni del Governo Berlusconi, questo principio che fa un tutt’uno di Economia, Lavoro e Convivenza tra le persone dovrà necessariamente riappropriarsi del proprio ruolo di “pacificatore sociale”. Solo limitando massimamente le sperequazioni sempre più evidenti, si potrà compiutamente palare dell’Italia come di un Paese civile.
Rispetto. Poiché la Politica è l’arte del compromesso, tale dovere è imprescindibile sia nei confronti degli avversari, sia degli elettori. Ai primi, si deve tornare a riconoscere il ruolo d’interlocutore, anziché di ostacolo al dominio puro e semplice. Il contraddittorio è una chiave di crescita, non un muro da abbattere. Ai secondi, al contrario, si deve restituire la dignità di “voce che decida” per davvero, nonché la dignità di controparte privilegiata con cui – derivando da essa, formalmente, il Potere – viga l’obbligo d’instaurare un rapporto continuo e duraturo, che sappia coglierne le reali esigenze.
Libertà. E’ commovente… Mentre scrivo la parola LIBERTA’, un sussulto mi pervade. Abusata e fatta propria, a forza, da una sola Fazione Politica, aveva quasi finito per darmi il voltastomaco… Adesso che è stata sottratta alle bassezze cui l’avevano costretta e che l’Italia si è “liberata” per una seconda volta, non posso che chinare il capo deferente, al sacro Valore ritrovato.
Uguaglianza. “Primus inter pares” o “Primus super pares”? Certo è, che negli ultimi anni avessimo fatto l’abitudine ai canoni del Diritto e alle sue formule latine. Finiti i tempi in cui gli “ordini del giorno” erano basati solo ed esclusivamente su processi brevi, processi lunghi e lodi vari, credo sia il caso di ricordare una volta ancora, uno dei cardini della nostra Repubblica, ovvero l’art.3 della Sacra Carta: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Solidarietà. La Rinascita del Paese non può prescindere dal rilancio di questo principio basilare di convivenza. Soggiogati da troppe egoistiche forme di speculazione (che a pagare sono sempre i più deboli e miserevoli) e costretti a sentir parlare di solidarietà solo a tragedia compiuta, o al massimo, durante qualche comizio pre-elettorale, credo sia il caso di “rinverdirne” il reale valore, specie in tempi di Depressione Economica come questi.
Costituzione. Ignorata, infangata, o peggio “stracciata”… Messi da parte gli istinti falsamente riformistici e riformatori ed il loro contorno di motivazioni personali, è necessario sottolineare una volta per tutte che non possa essere messa in discussione. Dopo tutto, non è la Carta ad essere vecchia, quanto la Società che le gira attorno ad essere cambiata in modo distorto. Ripartendo dalle sue “ragioni” di fondo, si potrebbe mettere un freno alla mediocrità che oggigiorno pare regnare incontrastata, a partire – troppo spesso – dal Vertice…
Onestà. “Presi per il naso” per oltre tre lustri, circa le priorità legislative da affrontare nella Aule Parlamentari, è probabile che non sappiano neppure da dove cominciare. A mio parere, solo una soluzione radicale, rapida e definitiva può essere vantaggiosa per la Comunità: la formazione di una Commissione Parlamentare d’Inchiesta che definisca l’imprecisato numero di provvedimenti che abbiano avuto alla base, solo e soltanto il noto ed incontrovertibile “Conflitto d’interessi” e li cancelli “con un tratto di penna”…
Novità. Stavolta l’implosione del Paese è stata evitata, per un soffio… Forse. Dato il tempo al Messia incaricato, di rimettere assieme cocci e macerie lasciati in eredità dal “Berlusconismo”, sarà il tempo di mandare a casa i professionisti della Politica che alberghino entro le Istituzioni e che spesso, tanto da Destra, quanto da Sinistra, abbiano contribuito alla situazione di “Sistema alla deriva” che ha sostituito l’Italia nell’ambito dei consessi internazionali. La “Rivoluzione delle idee” deve venire dalle giovani generazioni, da chi abbia una vita da vivere e non certo da chi dopo aver partecipato al “sacco della Patria”, non abbia null’altro a cui pensare che non sia la pensione. Dopo tutto, l’epoca degli ombrosi ed ingessati politicanti in doppio-petto blu si è conclusa… Poco fa.
Informazione. Finalmente! Basta con “Editti Bulgari”, contraddittori artificosi ed artefatti, occupazione della TV Pubblica. Per quanto il web sia di per sé, una garanzia al corretto mantenimento del flusso informativo, della sua certezza e della sua verità, il principio che dovrà imprescindibilmente guidare ogni futuro Governo, è quello della massima trasparenza e correttezza (quella vera). Mai più oscuramenti della satira, mai più svendite dei “cavalli di razza” del giornalismo d’inchiesta, mai più nomine per “meriti da prostrazione”. Il silenzio e la “tacitazione forzata” hanno un certo non so che di Regime… Nazista.
Questo è quanto in fede sento di dire, oggi, 12 Novembre 2011, al cospetto della fine di una lunga, dolorosa e soffocante “parentesi propagandistica”…
Orsù deliziatevi, dunque. Sacrificate l’agnello più grasso, sfornate il pane più sapido, omaggiate la botte più ricca: il despota è caduto… E mentre l’Inno alla Gioia già risuona nell’aere, brindo al cielo e a te eterea Patria mia, che, concupita, oltraggiata, denudata, insultata e derisa, potesti infine, placar la tua ardente sete di giustizia e saziar la viscerale fame di verità…
Né fama, né gloria. A “Nerone” e alla sua infima storia, non spetta null’altro che una dannata memoria.
D.V.
Caro Filippo, ti ringrazio per l’incoraggiamento che mi dai, riconoscendomi delle qualità di cui spero d’esser sempre all’altezza. Come immaginavo, sei stato di parola nel definire il tuo articolato e profondo punto di vista. E’ vero, “Libertà” è il valore, il principio, il punto di partenza e d’arrivo, a cui mi sono ispirato per queste mie riflessioni. E non avrebbe potuto essere altrimenti. La speranza fine a se stessa sarebbe un costrutto filosofico, o chissà metafisico, se al momento opportuno non desse l’opportunità di “alzare il calice” e di festeggiare, gridando gaudente al cielo: finalmente! Vivere questo inverecondo ed impudico “ventennio” è stato come una traversata del deserto. Ogni giorno le stesse chiacchiere, le stesse “sloganistiche” promesse, gli stessi scialbi proclami che anziché farmi demordere, mi davano la carica per andare avanti e votarmi anima e corpo alla causa del mio Paese, in veste di “Signor Nessuno” come tanti. Venuta meno la sensazione di soffocamento cui sono stato costretto, inchiodato al palo dei voli pindarici e delle menzogne proferite da chi abbia avuto l’onore, oltreché l’onere, di rappresentarmi in quanto cittadino – sebbene non in veste di elettore – mi sento rinato. Sobrietà è una parola che esprime al meglio ciò che mai fu e che, non dubito, d’ora in poi potrà essere. La piccola “Rivoluzione” voluta dalle Istituzioni per le Istituzioni e mi auguro, soprattutto, per la gente comune, è solo un primo passo per concretizzare quell’astratto sentimento che porta il nome di “bene comune”. Riguardo ai problemi dell’Economia, per quanto sia conscio che si tratti di una “crisi sistemica”, non sarò io a negare le responsabilità di un Governo presuntuosamente incapace e fiero del proprio “non saper fare”, o peggio, del proprio “saper fare cassa”… In merito ai modelli di sviluppo e agli ideali vecchi e nuovi che ci circondano, io credo nella “Terza Via”. E ciò senza voler apparire come una sorta di moderno “Democristiano” d’un tempo che fu, un “cerchiobottista” del terzo millennio, o un “Responsabile” dal portafogli facile… Oggi, in cui si accetta senza troppi patemi il “Comunismo di Mercato” alla Cinese, che intreccia Potere Dittatoriale, Dottrine Illiberali, Violenza, Sottomissione e Denaro sonante, non si riesce ancora a comprendere che la risposta non possa che passare per un “Capitalismo Sociale”. Chiamala se vuoi Socialdemocrazia, ma poi, avremmo entrambi la certezza di aver avuto la risposta “sotto al naso” sin dal principio e di non aver avuto voglia di pretenderla come “motore” dall’Autorità di Governo. Ecco, ora che la Crisi Economica è diventata sistemica, che i postulati e le teorie economiche proto-industriali sono diventati “carta straccia” e che “la mucca è stata munta ben bene”, quel che resta è solo una regressione dei diritti, un “azzeramento” del Welfare State, una riduzione a privilegio di quanto in verità dovuto e doveroso. John Maynard Keynes: colui cui andrebbero riconosciuti solo fama e gloria, viene fatto oggetto di scherno e di pubblico ludibrio da talune menti folli, descritto come il vero artefice della “deriva” politico-economica delle Nazioni, quasi a voler rendere meno evidenti le mastodontiche colpe di Politici da strapazzo e Finanzieri senza appellativo degno di essergli affibbiato… Se un futuro di rinascita vi sarà – e io non mi piego all’idea che non vi possa essere – dovrà per forza conciliare Economia, Ambiente e Lavoro. Insomma, non è con l’ennesima “irragionevole colata di cemento” che si produce “Sviluppo”. La “Terza Via” non premia il Profitto, né la “rediviva” Rendita Patrimoniale, ma il “sudore della fronte” versato per il benessere di uno e insieme, per quello di tutti gli altri. L’unico modo per evitare la ciclicità degli eventi speculativi, dei crolli repentini e delle “riprese lumaca”, è quello di dare “valore” all’uomo come parte di un’universalità e non più come semplice individuo. Non è dal portafogli che si costruisce il domani, bensì dalle idee e dai valori condivisi. Da ultimo, tornando per un attimo all’Italica attualità, non so se questo nuovo Esecutivo, guidato da Mario Monti, rappresenti, più o meno di altri, i cosiddetti “Poteri Forti”. In questo momento, mi basta sapere che esso rappresenti l’incipit di una “nuova Storia” per me e per il mio Paese e che la parentesi politica di Silvio Berlusconi si sia chiusa, nell’attesa, è ovvio, che si apra per lui un’altra porta, o meglio, un “portone”… 😉 Grazie di aver partecipato e perdona se mi sono un po’ “allargato” nel rispondere. A presto! 😀 D.V.
Sono particolarmente colpito dalla tua scrittura semplice, chiara ed all’occorenza erudita, che trasuda di interesse e sapere culturale, fecondo, ben strutturato ed esteso in diversi campi e discipline. Apprezzo la tua gioia per la ” seconda liberazione d’Italia” e ne sono pienamente partecipe, ma sono pessimista in ordine alla fine del berlusconismo come modello di gesione della cosa pubblica e ad una nuova apertura prospettica verso un mondo migliore. Come hai ben ricordato in Italia Berlusconi non è caduto per una rivoluzione politica ( ed e forse proprio questa mancanza che ha precluso all’Italia la nascita di una vera coscienza politica nella società, colla quale riuscire a comprendere che lo Stato non rappresenta un’entità primigenia alla società civile con una impostazione essenzialmente statolatrica dello stesso) ma il pubblico è sociale, siamo noi. Presentare una rinata sobrietà, una normalità dopo tanta ” stravaganza ed eccessi ” ci rende tutti felici, dobbiamo però ricordarci che ci troviamo di fronte ad una crisi sistemica, nata per una mutazione dei rapporti di produzione che ha visto vincere il capitalismo proprio dopo le conquiste dei diritti sociali del welfare. Il capitale ha iniziato a mutare indirizzo con la finanziarizzazione del profitto nel momento in cui concedeva un aumento del livello di renumerazione del fattore produttivo lavoro. Insomma il berlisconismo è cresciuto nel liberismo, dove si chiede di privatizzare i beni comuni, i pubblici servizi, di fare le grandi infrastutture senza per nulla considerare una eco-economia, che tragga dalla tutela dell’ambiente e delle sue risorse nuova linfa per un diverso modello di sviluppo economico, il quale consenta lo sviluppo di una differente politica industriale, che ponga la ricerca teconologica e scientifica al servizio della “c.d. crescita”, intesa però come sopravvivenza dell’umanità, diversamente dal pensiero del neoministro dell’Ambiente favorevole al nucleare, dimentico della volontà popolare che ha vietato in Italia l’uso del nucleare. Senza un ritorno all’intervento dello stato nell’economia (Keynesismo) non vorrei che nonostante la probità del nuovo esecutivo, questi non rappresenti una certa continuità con quello passato. I membri del nuovo Esecutivo sono sostenitori in economia del mainstream imperante presso le autorità mondiali, colpevoli della presente e futura recessione. Chiedo scusa per la lunghezza del mio intervento. Un caro saluto. Filippo
Caro Alessandro, come ben sai, la massima stima è un sentimento reciproco. Mi rallegro dell’onore che mi concedi, intervenendo per dire la tua, poiché il tuo punto di vista rappresenta sempre nuova linfa per il mio spirito battagliero e mai prono. Oltretutto, fa sempre piacere sapere che vi siano altre “teste pensanti” che non abbiano ceduto all’illusione fatta verità, per l’interesse di qualche baldanzoso ed impenitente “venditore” di favole… Cosa rara di questi tempi (specie in Italia) e per questo, senza alcun dubbio, meritoria.
10+? Troppo buono! Tuttavia, m’impegnerò al massimo, per mantenere la “media”. Frattanto, il mio ego ringrazia 😉 A presto. D.V.
Quando la tecnica e la conoscenza si fonde con la passione, ovvero, quando l’arte di scrivere trova il terreno fertile di un argomento che pervade le viscere e ogni giorno morde da dentro. Ottimo articolo al di là del pensiero politico, obiettivo, limpido e reale e difficilmente criticabile di essere schierato anche da quelli appartenenti al ‘partito dell’amore’. 10+
Con la massima stima possibile
Alessandro
Caro Natale, è con somma letizia che accolgo le tue parole. E’ un onore, anzi, un privilegio, ricevere un rinnovato attestato di stima da parte di un Amico. Di ciò ti ringrazio e ti sono grato. Speranza, Amor Patrio, Insofferenza al generale appiattimento morale e culturale… Tutto ciò e tanto altro, come tu ben sai, è quel che mi spinge alla riflessione e a farmi largo con poche righe, ponderate ma pungenti, tra le chiacchiere aspre e velenose che ci sommergono al principio di ogni giorno. Ma oggi è un dì di festa, plachiamo per un attimo i nostri istinti polemici e godiamoci finalmente, la ritrovata Libertà, nella consapevolezza di quanto sia stato e di quanto non sarà più. W l’Italia! A presto. D.V.
Che dire dopo la lettura di questo tuo esaustivo ritratto di un’era che speriamo sia davvero arrivata alla sua fine. Cio’ che mi ha colpito del tuo articolo, è la speranza che riesci ad infondere, spero non solo in me ma in tutti colo che lo leggeranno, in un futuro almeno accettabile. Veramente poetica l’ultima parte (s’innalzi “L’inno alla gioia”). Complimenti sinceri e W L’ITALIA. Ciao Natale