“Italiani, l’auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, ha portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, ha cessato di esistere. Nelle prossime ore con successivi bollettini, vi verranno indicati i provvedimenti più immediati e idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione. Le Forze Armate, le Forze dell’Ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della Nazione sono con noi; mentre, dall’altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli, per intendersi, che volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Italiani, lo Stato che insieme creeremo, sarà un’Italia senza aggettivi né colori politici. Essa avrà una sola bandiera: il nostro glorioso Tricolore! Soldati di Terra, di Mare e dell’Aria, Forze dell’Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria e il ristabilimento dell’ordine interno. Non saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali; vi chiediamo solo di far rispettare le leggi vigenti. Da questo momento, nessuno potrà impunemente deridervi, offendervi, ferirvi nello spirito e nel corpo, uccidervi. Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore: Italia! Italia! Viva l’Italia”! Junio Valerio Borghese

I cittadini di alcuni Paesi Africani, dell’Asia e in un certo qual modo anche quelli dell’oramai “normalizzato” Sud America, ci sono abituati fin dalla notte dei tempi: una Giunta Militare che d’improvviso, a suon di cannonate e morti ammazzati, prenda il posto del dispotico e decadente Regime al Potere (fatto magari della “stessa pasta”…).

In Italia no. Noi abbiamo chiuso con il dispotismo e viviamo adagiati su una Storia fatta di Democrazia – sulla cui compiutezza si potrebbe discutere parecchio – e Pacificazione. E in effetti, ci manca il “pelo sullo stomaco” anche solo per immaginare cosa accadrebbe se un mattino qualunque, appena svegli e pronti per correre al lavoro (sempre che non si sia rimasti “impantanati” in una realtà fatta di licenziamenti, CIG, mobilità e precariato “sempiterno”), ci toccasse ascoltare alla radio, un proclama reazionario venuto a sconvolgere la nostra vita tutta “lustrini e paillettes”.

Concittadini, compatrioti: “…fine le trasmissioni TV, delle comunicazioni telefoniche, della “Rete” e dulcis in fundo, limitazione dei Vostri diritti (quelli veri). Stop”!

Chissà cos’accadrebbe? Scene di panico e disperazione? O un più compassato e generale “finalmente”?

Quarant’anni. Già, quarant’anni sono trascorsi da quando il discorso di Borghese – forse retorico, di certo convincente e comunque rimasto solo sulla carta – fu messo “nero su bianco”, pronto per esser declamato con pronuncia “marziale”, ad un popolo “innocente”, sopraffatto dagli eventi e tanto diverso da quello contemporaneo. Eppure, malgrado tanta acqua sia passata sotto ai ponti e abbia contribuito a “sbiadire” gli ideali politici di “ogni dove” e sebbene la pia “innocenza popolare” sia venuta meno, sedotta e soggiogata dall’inverecondo esempio regalato dal “Vertice”, ciò che balza immancabilmente agli occhi, è l’estrema ed indiscutibile attualità di quelle parole.

L’obiettivo finale, il suo intento mai nascosto – salire a “Palazzo” e sospendere le garanzie Costituzionali, per ridare slancio al Paese, rinvigorendone gli spenti valori e gli evanescenti princìpi – pare “cucito addosso” ai tempi che viviamo, fermi ed ingessati innanzi all’interessata volontà di Qualcuno, al falso politico d’autore e ad un’infima e calcolata malversazione operata a danno della gente onesta.

Un “putsch”, ovvero la massima espressione anti-Democratica nella vita politica di una Nazione, come unica via per ristabilire Giustizia, Libertà, Onore e Bene Comune. Quasi fosse un obbligato “passaggio” all’Inferno e ritorno. Progetto mai andato in porto ieri, dietro l’angolo adesso, o forse no…

Solo in apparenza si tratta di un controsenso.

Lontani i tempi dell’attacco frontale alle Istituzioni e delle stragi ad orologeria pronte in ogni momento e dovunque… Falliti miseramente i tentativi, veri o presunti, di rovesciare il Sistema partendo dall’Alto (orchestrati da uomini schiavi dei propri istinti di gloria, piuttosto che di quelli di gloria della Nazione) per “sopravvenuta” incertezza di scopo, o per manifesta incapacità organizzativa… Finita l’era della strategia della tensione, di Stay Behind, del Piano “Solo”, è probabile che il desiderio di una deriva sovversiva (alimentato da un senso d’insoddisfazione per quello che potrebbe essere e non è) sia solamente assopito e che “covi sotto alla cenere”, pronto ad “illuminare” le mosse di coloro che aspirino a prendere in mano le redini di un Governo Provvisorio e ad evitare che l’intero Ordinamento crolli sotto ai colpi dell’inqualificabile incapacità dell’azione Parlamentare e dell’Esecutivo in carica.

Un “giorno buio” o l’avvio della rinascita? Una diabolica maledizione o una Santa benedizione? Come sempre è questione di punti di vista e come si sa, i punti di vista dipendono, al solito, dalle tasche più o meno gonfie che uno si porti appresso…

Oggigiorno, in Terra d’Italia, solo poche cose godono di un’ineffabile certezza.

Parlare di “Potere del popolo” pare una presa in giro nella sua pomposità terminologica, mentre si assiste inermi ad un inarrestabile decadimento morale ed economico e ad una sorta di sacrificio generazionale senza sbocchi che non siano le solite chiacchiere idiote, tutte incentrare su “fiducia ed ottimismo”. Persone di mezza età senza più sogni, trainano una gioventù bruciata che non vive, ma che ciondola in un presente d’inquietudine, di rabbia e mediocrità; che nasconde sotto al tappeto gli incubi attorno ad un futuro senza alibi, né possibilità; che vede frustrate le proprie capacità e azzerate le potenzialità.

La Legge è da tempo divenuta un’opinione, la Giustizia si è ridotta ad essere una leggenda metropolitana e la Libertà sembra “vera” solo se inneggiata da uno sgangherato slogan da strapazzo. Si mira a smembrare lo Stato, cedendo alle perverse aspirazioni ed alle contorte elucubrazioni di certe menti psicotiche, pronte a “svendersi” per un tozzo di pane nel nome di ridicole pretese campanilistiche e a buttare nel cesso la Bandiera e con essa ogni sentimento di fratellanza, Unità e condivisione.

Siamo tutti prigionieri di un’ingorda Oligarchia di scaltri “monatti” del XXI Secolo, che si fa beffa del privilegio di esser chiamata ad Amministrare la “Cosa Pubblica”, godendo di un’aberrante e luculliana “Rendita di Posizione” e mistificando su ciò che realmente sia e ciò che sarà, sempre pronta a chiedere e mai a concedere.

Insomma, sembra davvero venuta l’ora che “una presa di coscienza” incendi la “resa dei conti”. Solo una svolta radicale che spedisca al “confino” i 3/4 dell’attuale classe dirigente, potrebbe gettare le basi per un’Italia nuova e per una Democrazia senza compromessi, disposta ad ascoltare le “primarie ragioni” dei cittadini, piuttosto che quelle di qualche ridondante, imbellettato, ed inetto Capopopolo.

D.V.