1) “La parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello”. Gesualdo Bufalino
2) “Il silenzio è l’atteggiamento più sicuro per chi diffida di sé stesso”. François de La Rochefoucauld
Dedicato a Giorgio Napolitano.
Incipit. Capita, talvolta, che avendo la necessità di essere rinfrancati da parole illuminate e sagge, si finisca per ascoltare un fragoroso e cupo silenzio. Capita, talaltra, che al bisogno di una riflessione silente, acuta e profonda, corrisponda una sciagurata cacofonia di suoni scialbi e perversi.
Mentre l’eco del Processo Mediaset risuona ancora dentro e fuori dal “Palazzo”, nell’insolito silenzio del Quirinale prosegue la “rumorosa persecuzione” mediatica e giudiziaria (unitamente alla “rovina professionale” auto-inflitta, causa “intervista fuori luogo”, ndr) del Giudice di Cassazione Antonio Esposito, ovvero di colui che abbia avuto l’onore e l’onere di condannare con sentenza definitiva l’uomo che, per quanto ci riguardi, in un ventennio è riuscito nel non facile intento di rendere l’Italia un posto peggiore dove vivere: Silvio Berlusconi.
A tal proposito, se fossimo dediti al gioco d’azzardo accetteremmo scommesse, circa il “contentino” con cui il CSM vorrà omaggiare il “Pregiudicato di Arcore”, a ristoro (si fa per dire) dell’onta subita. Molto più realisticamente, ci accontentiamo di valutare le Sanzioni che prevedibilmente toccheranno al Giudice Esposito, con la somma certezza che comunque vada sia già un successo. Come dire: che gli infliggano l’Incapacità Temporanea ad esercitare un incarico direttivo, per un periodo di tempo (probabilmente, almeno un anno), o la più “morbida” Mozione di Censura, una cosa è certa: le persone oneste gli saranno riconoscenti per l’eternità.
Comunque sia, ben oltre le cronache giudiziarie, a far discutere sono le “fibrillazioni della Politica”. Il tempo stringe e a ben guardare, realtà o apparenza che siano, non è un mistero che giorno dopo giorno si vada inasprendo lo scontro tra Letta & Co. da un lato e Berlusconi e “soldatini vari” (cd. esercito di Silvio, più falchi e colombe d’ogni sorta, ndr) dall’altro, sullo spinoso tema della decadenza del “Senatore pregiudicato”.
A quando il “botto”? E chi lo sa?
Un attento osservatore potrebbe pensare che tutto, questione “immunità giudiziaria” in primis, rientri nei canoni dell’Italica normalità, in quanto tutto era ampiamente prevedibile al momento della formazione dell’Esecutivo… Ma se accettassimo tale appunto, oltre che della possibilità di rammentare all’insolente parte in causa che a godere di tale privilegio, siano solitamente i mafiosi “pentiti” e non certo i cittadini ligi e disciplinati osservatori delle Leggi, ci priveremmo in origine del gusto della polemica e della dialettica che, quando si abbia a che fare con “Mr. B”, non manca mai.
Tornando all’attualità, il fatto che il Governo, il Quirinale e la Consulta, stiano valutando l’ipotesi di come offrire “un aiutino” all’ex Presidente del Consiglio, così da consentirgli di continuare a proclamarsi “più grande Statista della Storia Patria” dentro e fuori dall’Aula del Senato, rappresenta, a nostro avviso, l’ennesimo, vile oltraggio nei confronti dei cittadini onesti e coscienziosi e soprattutto verso la Costituzione della Repubblica Italiana (già troppe volte infangata dalla sciagurata Classe Politica al Potere).
Per quanto ci riguardi infatti, vale ancora e sempre varrà, il principio che la Legge sia uguale per tutti, incensurati o condannati che siano. Ergo, resta sempre valido il nostro indomito grido di battaglia, indirizzato alle Italiche Istituzioni interessate: “NO all’Amnistia ad Personam! NO alla Grazia Presidenziale! NO a qualunque salvacondotto per Silvio Berlusconi”!
Frattanto, a far rumore è il “vile ricatto” con cui il PDL sta mettendo a rischio il nostro Paese. Una bestialità morale e sostanziale, attraverso la quale, nel nome della cancellazione di un’imposta diventata un simbolo (l’IMU, ndr), si vuol giungere ad uno scambio Politico-Giudiziario in cui al confermato sostegno al Governo, faccia da contraltare la ristabilita “Agibilità Politica” del proprio pretenzioso Presidente.
Ora, fatte le opportune premesse, giunti a vivere questa triste situazione, ci domandiamo: è più irresponsabile l’inerzia del “non fare” di un tal “nipote d’arte”; “il verbo” di un pregiudicato alla guida di un gruppo di Politicanti da strapazzo che (grazie alla Magistratura, ndr) rischi di andare a fondo per sempre, assieme al suo decadente leader, con somma letizia di almeno 3/4 degli Italiani; una Corte Costituzionale al guinzaglio del Capo dello Stato; o un Presidente della Repubblica che abbia benedetto a più riprese delle incomprensibili ed incomprese “Larghe Intese”?
Chissà mai perché, ma propendiamo per l’opzione numero quattro…
Caro Presidente Napolitano, se l’Italia continua ad essere prigioniera dell’inconcludenza Politica, della Crisi Economica e della “Fiducia ad Orologeria” conseguente alle bizze di un Cavaliere che seppur disarcionato, non muore mai (politicamente parlando, ndr), la colpa è da ascriversi in particolare alla decisione (soprattutto sua, ndr) di scendere a patti col Diavolo, alias Silvio Berlusconi. Non occorreva certo l’ultima parola di un Magistrato, per comprendere appieno chi egli fosse! Se i mali del nostro Paese restano tali e quali, con tendenza ad un pericoloso peggioramento, farebbe bene a farsi qualche domanda in più, su quanto abbia “architettato” dall’alto del suo “Palazzo Dorato”.
Cucendosi addosso un ruolo non suo, mettendo bocca su questioni non di sua pertinenza e trasformando di fatto l’Italia, in una Repubblica Presidenziale, ha contribuito in prima persona alle attuali tensioni sociali, politiche ed economiche.
Al di là della Crisi di Governo in divenire, ci è sufficiente citare un “esempio di scuola”: l’abolizione della “Legge Elettorale”, la quale, anziché rappresentare il primo punto dell’Agenda dell’Esecutivo di Enrico Letta, è rimasta lettera morta, nonostante il suo pregresso, puntiglioso intendimento di metter d’accordo le maggiori Forze Politiche. Se proprio lei, non avesse osteggiato il Referendum volto alla sua cancellazione, la “farsa” che stiamo vivendo sarebbe stata, con altissima probabilità, nient’altro che una remota ipotesi di scuola.
D’altro canto, andando poco più indietro nel tempo, siamo sicuri che se non avesse fatto perdere un anno agli Italiani – a causa del Governo di Mario Monti – facendoli votare alla prima data utile, dopo le dimissioni del “Reuccio di Arcore”, oggi, da parte di costui non verrebbero minacce, bensì il flebile lamento di un “Politico dismesso”. Come dire: Chi è causa del suo mal pianga se stesso… L’Italia ha da tempo finito le lacrime.
Poiché è inutile piangere sul latte versato, nella scelta tra rinuncia ai Valori della Repubblica che si avrebbe a causa del criminale aggiramento delle Prescrizioni della Sacra Carta, se lo scontro in atto diventasse una vera e propria guerra, destabilizzante e sanguinosa da ogni parte delle barricate, non vedremmo nulla di patologico nel ricorso al Voto Anticipato.
Insomma, al rischio di veder piegata la Verità, la Giustizia e la Legalità, alla volontà di chicchessia, preferiremmo di gran lunga che lealmente si rendesse omaggio all’Onestà, all’Etica e più semplicemente, al Rispetto delle Regole, confermando la messa alla porta di Silvio Berlusconi dal Parlamento e ridando la parola all’Elettorato.
Quando le alternative si riducano alla scelta tra la “super-tutela” di un solo Cittadino e il perseverare a “sopravvivere” in una Democrazia per nulla compiuta, ma infangata e oltraggiata da un “Commissariamento perpetuo”, esercitato da uno “Spirito Anziano” albergante sull’Alto Colle, lontano dal comune sentire e dalla disillusione di un intero Popolo, sta proprio nel ricorso alla voce del Popolo, la giusta soluzione. Un seppur instabile equilibrio…
Ora come ora, la nostra riflessione è rinfocolata da un “semplice” dilemma: come potrebbe evolvere il “nodo” della Decadenza Parlamentare di Silvio Berlusconi? Se, come pare, a prevalere dovesse essere la salvaguardia dell’interesse di uno, nel nome della tutela dell’interesse generale, viste e considerate le incertezze provenienti dalla “Maggioranza dell’inciucio”, a rischio di sconfinare nella “fantapolitica”, riteniamo che la soluzione (assai amara per i cittadini onesti, anzichenò) passi per il “sacrificio” del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano…
In effetti, se la cosa più importante, al momento, tanto per il Governo, quanto per lo stesso Inquilino del Colle, risulta essere il “mantenimento in vita” dell’Esecutivo (sia per fronteggiare la Crisi, sia per garantire “stabilità” al Paese, perlomeno fino al termine del Semestre di Presidenza Italiana dell’U.E., ndr), “Re Giorgio” potrebbe decidere di firmare il “Perdono Presidenziale” in favore del Cavaliere, rassegnando subito dopo le proprie dimissioni.
Ciò, in considerazione di un combinato disposto tra l’art. 87 della Costituzione e l’art. 174 del Codice Penale. Se nel primo si legge che il Capo dello Stato possa “Commutare le Pene”, oltreché concedere la Grazia, nel secondo sta scritto quanto segue: “L’Indulto o la Grazia condona, in tutto o in parte, la pena inflitta, o la commuta in un’altra specie di pena stabilita dalla Legge. Non estingue le pene accessorie salvo che il decreto disponga diversamente, e neppure gli altri effetti penali della condanna…”.
Ergo, poiché è indubbio che il Decreto disporrebbe “diversamente”, con probabilità prossima all’Assoluto e al di là delle chiacchiere di facciata, che distraggono le folle, danno lavoro a “giornalisti e giornalai” e fanno campare la “vil Politica”, il Pregiudicato di Arcore sarebbe salvo… Anzi, lo era già in partenza.
Riuscite ad immaginarlo? Nessuna ulteriore discussione circa la retroattività o l’incostituzionalità della Legge Severino, né ulteriori diatribe di comodo, tra PD e PDL. Senza considerare, ahinoi, che per evitare ulteriori “brutte sorprese” a fronte degli altri processi in divenire, ambo le parti potrebbero mettere in conto una “salvifica e sgangherata” riforma della Giustizia, ad personam, sulla quale già in passato, hanno dimostrato un vergognoso “comune sentire”…
Risolta la diatriba e scampato il “pericolo dell’urna”, tutto continuerebbe sulla falsariga di quanto accaduto da vent’anni a questa parte. Amici come prima dunque! Anzi, di più! E sullo sfondo, magari, un nuovo “inciucio” per la nomina della più Alta Carica dell’Ordinamento.
Come dire: “Botte piena e moglie ubriaca” per il riconfermato Senatore della Repubblica; “Oltre al danno, la beffa”, per la maggioranza del deriso ed umiliato Popolo Italiano…
Messa sul piatto un’ipotesi per nulla improbabile, l’importante, dicevamo, è che un minuto dopo aver (eventualmente) posto il “sigillo” sul Decreto di Grazia, il Presidente Napolitano si “sacrifichi”, avendo il buon gusto fare le valigie e “salutare” (magari con un bel discorso alla Nazione a reti unificate, da par suo pieno di moniti e rimbrotti, ndr), lasciando spazio a più “giovani, rispettosi ed illuminati” Uomini di Stato…
D.V.
P.S.: Un potenziale nome “Presidenziale”? Beh, potessimo scegliere, non avremmo dubbi: Piercamillo Davigo. Un Magistrato, ma guarda caso…