Chi protegge il virus del Vaiolo?
Come tutti i nati dalla metà degli anni ’70 in poi, non sono stato vaccinato contro il Vaiolo, poiché ai tempi venne considerato definitivamente debellato.
Negli anni ’90, il destino degli ultimi ceppi virali, detenuti da U.S.A. e Russia nei rispettivi laboratori per la ricerca sulle malattie infettive, sembrò segnato, in quanto l’OMS ne fissò la data di “esecuzione”. Dopo alcuni rinvii, più o meno motivati, si arrivò alla cancellazione di tale appuntamento, in quanto l’estinzione programmata di un essere vivente non fu ritenuta etica. La giudicai un’inspiegabile considerazione e ritenni ci fosse dietro qualche grosso affare, o l’interesse di qualcuno.
Tra il 2001 ed il 2002, crebbe l’ansia terroristica legata al dopo 11 Settembre e fu paventato l’elevato rischio che al-Qaeda disponesse di armi batteriologiche anche a base di Vaiolo e che dai centri specializzati e super-sicuri fosse uscito qualcosa che non avrebbe dovuto. Nel contempo, l’allora Ministro Sirchia rassicurò la popolazione, dichiarando che l’Italia possedesse dei ceppi della malattia, oltre ad una buona scorta di vaccino (che a rigor di logica, avrebbe dovuto essere inutile).
Nel 2006 un’inchiesta del quotidiano Britannico “The Guardian” allarmò il mondo. Un proprio giornalista riuscì infatti ad acquistare, per una cifra irrisoria, una sequenza del DNA di tale agente patogeno (in inglese Smallpox virus, n.d.r.) che, seppure incompleta, avrebbe potuto divenire efficace una volta ricomposta con ulteriori segmenti genici. La beffa fu duplice. Si evidenziò la carenza nei controlli, di almeno una delle aziende di biologia molecolare operanti nel Paese e si aggirarono le norme antiterroristiche, emanate da Londra qualche anno prima, che vietavano la detenzione e l’impiego di patogeni e tossine ad elevata virulenza.
Oggi, A.D. 2009, si discute solo di A/H1N1, causa della famigerata “febbre suina”, che secondo il virologo australiano Adrian Gibbs, considerandone le caratteristiche, potrebbe essere un “errore di laboratorio”… Che diamine!
Nel frattempo, il problema Vaiolo resta dietro l’angolo.
Vale la pena di ricordare che:
– alcune ricerche presumono che infettando 10 persone se ne ammalerebbero circa 2 milioni, in soli 6 mesi;
– il Vaiolo essendo causato da un virus, non risponda al trattamento con Antibiotici;
– non esista un trattamento specifico e l’unica via di prevenzione sia la vaccinazione;
– l’Italia possieda 5 milioni di dosi di “antivaioloso”, le quali attraverso opportune diluizioni possono arrivare a 25 milioni;
– in Italia la vaccinazione di massa sia stata abrogata nel 1981 e che comunque, date le complicanze possibili, il ministero della Salute sconsigli una vaccinazione estesa alla popolazione in assenza di pericolo imminente.
Nel mio interesse, immagino che ciò voglia dire che, qualora si avverasse uno “sfortunato evento”, dovrei davvero riguardarmi.
Concluderei ponendo la domanda che mi “infuoca” la mente, ad un ipotetico interlocutore: “chi protegge il virus del Vaiolo”?
D.V.