1961, Muro di Berlino“La dittatura è moralmente cattiva perché condanna i cittadini dello Stato, contro la loro migliore coscienza, contro il loro convincimento morale, a collaborare con il male se non altro con il silenzio. Essa solleva l’uomo dalla responsabilità morale senza la quale è solo la metà, un centesimo di uomo. Essa trasforma qualsiasi tentativo di portare la propria responsabilità umana in un tentativo di suicidio”. Karl Popper

In un tempo non troppo lontano, l’umana ragione, i princìpi di Giustizia e Libertà e i canoni della Democrazia, finivano per infrangersi contro un quella perversa barriera politico-ideale dall’ingombrante presenza “terrena”, chiamata “muro di Berlino” (Berliner Mauer).

Figlio della Guerra Fredda – che contrapponeva U.S.A. ed U.R.S.S. dalla fine della II° Guerra Mondiale – il muro venne edificato a partire dal 13 Agosto 1961, con l’intento d’impedire la fuga di cittadini del “blocco orientale” verso Occidente. Di punto in bianco, la gente si ritrovò perversamente “incatenata” ai destini di una nuova dittatura, dopo gli anni terribili de III Reich.

Al riguardo, bisogna ricordare che la città di Berlino fosse “incastonata” nella Germania Comunista, seppur suddivisa in 4 sfere d’influenza (Statunitense, Britannica, Francese e Sovietica).

1961, Checkpoint CharlieProprio in quel giorno d’Estate, ben 10.000 soldati della D.D.R. si posizionarono lungo il confine cittadino, che separava l’area “Alleata”, da quella “governata” da Mosca. La volontà poi dichiarata dal Regime, fu quella di erigere una “protezione antifascista” a garanzia dei propri cittadini, sempre più tentati dai falsi richiami del mondo capitalista.

Alla Porta di Brandeburgo si spensero le luci, la metropolitana venne fermata e gli 81 punti di passaggio tra una zona e l’altra, furono ridotti a 12 (tra cui spiccava lo “spionistico” Checkpoint Charlie). Ogni altro varco venne prima cinto con filo spinato, poi con calce e mattoni, ed infine con blocchi ad “L” antisfondamento.

Muro di Berlino.edificazionejpgAlla fine ci si trovò di fronte ad una costruzione che “sigillava” tutta la parte Ovest della città, alta fino a 4 metri, larga anche 1,5 metri e lunga addirittura 155 Km, con annessa una “striscia della morte” fatta di Cavalli di Frisia, mine antiuomo, torri di guardia, bunker, strade di pattugliamento e militari che non si facevano troppi scrupoli, a sparare contro chi tentasse l’attraversamento (come raccontano i 200 morti tra quanti, negli anni, sfidarono coraggiosamente la sorte).

Perché parlarne? Beh, perché giusto oggi ricade il ventennale della sua fragorosa “caduta”. Sul finire di quegli anni ’80 – che vedevano la fine del Comunismo Reale di matrice Sovietica – anche il simbolo della divisione e della repressione di un popolo, venne di colpo messo “fuori dal tempo”.

Bandiera DDRIl “vento riformatore” che agitava tutti i Paesi del Patto di Varsavia, spinse alle dimissioni Erich Honecker, storico leader della Germania dell’Est, ed il suo successore Egon Krenz prese la decisione di permettere lo spostamento dei propri concittadini verso la Repubblica Federale.

La notizia venne diffusa il 9 Novembre 1989 da Günter Schabowski (Ministro della Propaganda), che rispondendo frettolosamente ad una specifica domanda – posta dal giornalista Italiano, Riccardo Erhman – circa i tempi di attuazione della nuova direttiva Governativa, non seppe far altro che indicare come “immediato” l’effetto della stessa. Fu il “colpo” più inaspettato… La prima tessera di un grandioso “Domino”, che cadendo diede il via all’inarrestabile crollo di quarant’anni di persecuzioni e soprusi.

Decine di migliaia di Berlinesi dell’Est, avendo visto l’annuncio di Schabowski in diretta TV, si precipitarono verso i vari Checkpoint, chiedendo di entrare a Berlino Ovest. Le inflessibili guardie di confine restarono sorprese dagli eventi, ed in assenza d’indicazioni chiare da parte dei propri superiori, dopo un primo tentativo di sedare la folla insistente, acconsentirono alla sua richiesta.

Ormai certi che “indietro non si sarebbe mai più tornati”, chiunque poté passare, nessun controllo d’identità fu eseguito e gli entusiasti abitanti di Berlino Est furono accolti calorosamente dai “fratelli” dell’Ovest.

Nei giorni seguenti, migliaia di persone – poi soprannominate Mauerspechte” (letteralmente: picchi del muro) accorsero per farne macerie…

La Germania fu ufficialmente riunificata il 3 Ottobre 1990 (Giorno della Riunificazione).

Consci del fatto che le giovani generazioni non ne abbiano memoria, è giusto ricordare che vivendo quei giorni convulsi – si fosse o meno Berlinesi, si fosse o meno Tedeschi – tutti fossimo certi di essere “noi stessi” l’inchiostro che tingeva le pagine del “grande libro della Storia”

…Salvo poi prendere atto (2 decenni e 1.500 miliardi di Euro di spesa dopo) che la riminiscenza di quel che tristemente fu e l’auspicio mancato di quel che avrebbe potuto essere, ne siano solo l’incompleta Prefazione

D.V.