Il “progresso”, un tempo la manifestazione più estrema dell’ottimismo radicale e promessa di felicità universalmente condivisa e duratura, si è spostato all’altra estremità dell’asse delle aspettative, connotata da distopia e fatalismo: adesso “progresso” sta ad indicare la minaccia di un cambiamento inesorabile e ineludibile che invece di promettere pace e sollievo non preannuncia altro che crisi e affanni continui. (Zygmunt Bauman)
Premessa. Già in passato avemmo modo di affermare che anche il più sciagurato degli studenti di Economia sappia bene che il PIL (Y), in quanto gruppo “aggregato”, sia costituito da quattro sotto-voci: la Spesa Pubblica (G), gli Investimenti Privati (I), le Esportazioni Nette (X) e i Consumi (C). Tuttavia, visto e considerato che tra le “alte sfere” paiano proprio voler dimenticare tale assunto, siamo “amaramente lieti” di tornarci su.
Spesa Pubblica. Com’è noto, in ragione dell’obbligo di rispettare i parametri economico-finanziari “capestro”, imposti dall’Europa che tanto male fanno ad un Paese dal Debito Pubblico di caratura biblica come il nostro, la leva “G” è di fatto inutilizzabile. Ciò, come dimostrato dai continui piagnistei di Matteo Renzi destinati alle dure orecchie dei guardiani dei conti pubblici Italiani, stanziati oltre-confine, volti ad ottenere un allentamento delle rigidità riguardo a cosa, come e quanto vada calcolato, per non aggirare fittiziamente i criteri standard, per evitare che altri anni di Austerity ci affossino ulteriormente e ovviamente, affinché non scattino delle scomode procedure d’infrazione per deficit eccessivo, a nostro sfavore.
Investimenti Privati. D’altro canto, in tempi sciagurati come questi, in cui le poche Aziende rimaste sulla Penisola preferiscano chiudere o delocalizzare lontano dal “fu” Bel Paese e nei quali, anche volendo, si trovino a fare i conti con la Politica dei “rubinetti chiusi” portata avanti dalle Banche, la voce “I” rappresenta tuttalpiù una vana speranza. Cosa che cozza irrimediabilmente con le parole del Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco e con quelle del Presidente della BCE, Mario Draghi, sempre più ostinati nel chiedere, per l’appunto, oltre alle solite insulse ed indecifrabili Riforme (che vogliono dire abbattere quel che resta del Welfare State, ndr), nuovi investimenti privati.
Esportazioni Nette. Da ultimo, tenuto conto della “forza” dell’Euro (nonostante la manica larga di Francoforte, sul regime dei tassi d’interesse sempre più in discesa, ndr) e data l’impossibilità di ricorrere a quella soluzione tanto utile in passato alla Lira chiamata “Svalutazione competitiva”, il peso di “X” è quantomai trascurabile. Non foss’altro che per l’amara considerazione che oramai, in un mondo globalizzato, sia tanto facile ottenere tutto dappertutto, quanto prendere atto che nell’ex quinta potenza economica mondiale regni un vero e proprio “deserto manifatturiero”, che pone il dubbio: “esportare sì, ma anche potendo, esportare cosa”?
Consumi. E’ scelta cieca, incauta ed ipocrita dunque, quella di puntare tutto su “C”, visto e considerato che se da una parte l’impennata del tasso di Disoccupazione e la regressione degli stipendi ai valori di trent’anni or sono, privino di Reddito “spendibile” un numero crescente di cittadini, dall’altra si aggiungano il mantenimento del Cuneo Fiscale a livelli stratosferici e l’aumento continuo ed inarrestabile delle imposte, delle tasse, delle bollette e dei balzelli d’ogni sorta. Come dire che pur volendo spendere, resti ben poco denaro da “scialacquare” in cibo, vestiario, vacanze ed altri svaghi che un tempo parevano normali abitudini individuali o familiari.
La farsa della Spending Review. In una situazione perversamente avvitata su se stessa, ci aveva pensato Mario Monti a sdoganare il termine “revisione della spesa”, nominando un super-commmissario ad hoc, Enrico Bondi, col compito d’individuare le voci superflue tra le righe del Bilancio Pubblico, con risultati per nulla soddisfacenti.
Dopo di lui, fu la volta di Enrico Letta, che ebbe l’idea di richiamare in Patria Carlo Cottarelli, dai propri impegni di Washington, lasciandolo poi in dono, suo malgrado, al “Giuda delle idi di Marzo”, nonché suo compagnuccio della parrocchietta in salsa PD, Matteo Renzi.
Anche in questo caso, risultato uguale a zero. Se non altro perché nella Politica delle chiacchiere tanto cara all’attuale Esecutivo, Mr. Cottarelli (supportato dalla Ragioneria Generale Dello Stato, ndr) si è dovuto scontrare a più riprese col “decisionismo al lampredotto” dell’ex Podestà di Firenze, sul tema dei tagli da venti miliardi di Euro e riguardo alle “coperture” necessarie per le spese ineludibili.
Non a caso, il super-commissario (fin dal principio inviso al duo Renzi-Padoan, in quanto residuo della fallimentare esperienza Letta, ndr) è stato ricevuto a Palazzo Chigi non per premiarne gli sforzi, bensì per chiedergli indietro le chiavi dell’ufficio, prima di dargli il benservito…
Non v’è giorno che l’ISTAT non ci ricordi che l’Italia sia sempre più attanagliata da un binomio Deflazione/Recessione che non dia alcuna speranza di Ripresa dell’Economia in tempi brevi. Ciò, come dichiarato a più riprese da BCE, UE, OCSE, FMI e recentemente addirittura (strano ma vero, ndr), proprio dal “Presidente del Consiglio nostro malgrado”, nonché “campione del Marketing di se stesso”, per il quale non solo l’Economia Italiana non cresce, ma si attesta attorno allo 0%! E badate, quando il Capo di un Governo mette sul piatto delle percentuali da licenziamento in tronco, le cose sono ben peggiori del previsto, del prevedibile e del reale…
E’ un fatto inoltre, che crescano ogni giorno di più le pressioni su Roma, affinché si trovi il modo per evitare il “crack” del Bilancio Pubblico e il potenziale Default della Nazione, con conseguenze negative anche su Banche e Mercati d’oltre-confine (che in fondo, è la vera ragione che ci pone costantemente sotto la lente d’ingrandimento di buona parte delle Cancellerie Occidentali, ndr).
E qui nascono i problemi.
Se infatti è vero che oramai il nostro PIL possa contare soltanto sulla propria componente legata agli Investimenti privati (per quanto, come detto, esclusivamente potenziali, ndr) e che pertanto sia destinato inesorabilmente ad arretrare, mandando all’aria i parametri economico-finanziari imposti da Bruxelles, l’unica sciagurata “ricetta” che rimane è quella dell’aumento della Pressione Fiscale.
Recentemente, il Fondo Monetario ha “autorizzato” (evento senza precedenti, ndr) il ricorso al Prelievo Forzoso sui Conti Correnti, al fine d’incrementare le Entrate dei Paesi a rischio, mascherando in tal modo, un approccio diretto (certamente più aggressivo e “visibile”, ndr) al portafogli di contribuenti già alla canna del gas.
D’altro canto, non va dimenticato che le linee guida sul Fisco determinate dall’Unione Europea invitino gli Stati a puntare sulle imposte indirette anziché su quelle dirette, per rimpinguare le proprie casse. Il che significa, molto semplicemente, che per i Risparmi e i Consumi in generale e per il bene Casa in particolare, si prevedano tempi ancor più bui.
Ora, com’era la storiella del “nessuna Manovra Correttiva in programma”, tanto cara a certa parte della nostrana “vil Politica” e raccontata a più riprese, sempre a favore di telecamera, dal Ministro Pier Carlo Padoan?
Prima di chiederci perché l’Italia resti inchiodata alla Crisi, domandiamoci perché essa resti attaccata alle ignobili promesse della Politica di Governo. Politica che anziché trovare soluzioni realistiche e realizzabili, persevera semplicemente a vendere le proprie incapacità ad un “pubblico” troppo spesso distratto, conducendoci, passo dopo passo, molto prima di mille giorni, verso la rovina…
D.V.
P.S.: Matteo Stai Sereno, Tanto Non Duri.