“Poiché il mercato è una creazione umana, l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo e vessatorio. Non si può non prendere atto di un recente riflusso neoliberista, ma è difficile individuarvi un apporto intellettuale innovatore… È molto frequente, nelle discussioni correnti, rilevare un’insistenza metodica sui vantaggi operativi del sistema mercato e magari su tutto ciò che ne intralci lo “spontaneo” meccanismo, senza alcuna contestuale avvertenza sui connaturali difetti del meccanismo stesso”. Federico Caffè
Ma quale brutto colpo di coda della Crisi economica e finanziaria!
Il colpo che ha “spezzato le reni” alla Grecia è solo l’incipit della fine del Modello Economico Europeo, così come l’hanno disegnato Economisti, Lobbisti e Banchieri, a dispetto della gente comune e delle originarie intenzioni della Politica di Unificazione, che prese piede giusto sessant’anni fa.
E’ indubbio che Robert Schuman – uno dei padri del Sistema Sovranazionale che tiene insieme il Vecchio Continente – si rivolterebbe nella tomba se solo potesse vedere, come si sia andata via via riducendo, la sua idea di “casa comune”, che ben oltre ogni odiosa rimembranza bellica, mirava a fare un tutt’uno di milioni di persone, dalla Sicilia, alla Ruhr, dalla Bretagna alla Baviera, nel nome della libertà, dell’amicizia, della cooperazione economica e dell’equità sociale.
Una rivisitazione post-moderna, almeno nei confini, di quel che un tempo si chiamò Sacro Romano Impero, una Federazione di Stati liberi e sovrani, stretti da una visione convergente sul futuro, prospero e pacifico, dei propri cittadini.
Ciò sarebbe potuto essere, se non fosse stato che nel tempo, tutto sia stato soppiantato dall’esclusivo concetto di Mercato Comune, di “vacca da mungere”, di mezzo con cui “truccare” ogni settore della produzione, del commercio e del consumo, dall’agricoltura, all’industria, ai servizi, cedendo di fatto e prepotentemente, alle pressioni della Finanza e dell’imprenditoria privata.
L’Europa, o meglio, quel carrozzone con le gomme a terra che oggi indichiamo con tale appellativo, ha finito per ridursi ad una sterile ammucchiata di tante realtà Statali difformi, in eterna competizione tra loro, ed affatto legate da spirito di corpo. Dal Trattato di Maastricht all’adozione della Moneta Unica, passando per il Patto di stabilità, ci si è bellamente beffati di ogni riferimento alle “vere” questioni della società, dei principi etici, della solidarietà, del bene comune, puntando solo ad allargare le fasce di potenziali consumatori di beni superflui e di servizi inutili.
Si stava stretti già nell’Europa dei dodici, dove a fatica si tentava di “cementare” l’un con l’altra, le dodici diverse visioni del mondo, figurarsi come ci si possa “muovere” in quella odierna, dei ventisette, senza calpestare l’orticello del vicino. Ogni allargamento del passato prossimo e tutti quelli del prossimo futuro, sono stati e saranno, Manovre di Potere prive di senso, che non si chiamino interesse di nome e denaro di cognome.
Già, “scelte di Palazzo” senza alcun significato concreto per 500 milioni d’individui, ma di enorme importanza per multinazionali ingorde e senza scrupoli. Non è certo una scoperta, quella che vede la fuga delle industrie dai territori d’origine, attraverso una delocalizzazione sempre più ad Est dei propri impianti – là dove più pressante è il bisogno delle masse – con l’intento di non pagare il giusto prezzo per il costo del lavoro e di mantenere una falsa competitività sui mercati, evitando in partenza ogni possibilità di concorrenza proveniente da oltre confine, nel nome del Liberismo da un lato e del Protezionismo dall’altro.
L’Europa di oggi vive una discrasia. Di fatto è ormai un Continente a due velocità, a sua volta diviso tra aderenti all’Eurogruppo e non. Un vero casino Istituzionale, che trova il suo decadente simbolo, nell’Euro.
Meno di dieci anni or sono, sull’onda dei proclami della Politica, se ne esaltavano le velleità interne ed internazionali. Sui media era un proliferare di parole e discorsi che ne sottolineavano l’importanza: “potremo viaggiare senza sopportare il gravame del Cambio Valuta; potremo acquistare prodotti allo stesso prezzo da Roma a Berlino; potremo contare su una divisa che farà concorrenza a Dollaro e Yen; ecc.”… Insomma, un passo storico, il cui motto era: “o si fa l’Euro o si muore”!
Ed invece? Semplici baggianate. Uno spot promozionale, che oggigiorno, a ben guardare, tale resta. Basti rammentare l’inflazione reale – ben nascosta nell’ufficialità dei dati Governativi – che anche grazie alla cupidigia di tanti cari compatrioti, da quell’infausto 2002 che ne vide la nascita, è calata sull’Italia e sugli Italiani. Nella “verità dei conti” di chi sia condannato a tirare a campare, l’Euro è tutt’oggi un cappio al collo, sventolato da un truce Lanzichenecco di Francoforte, sceso a Roma per farne un nuovo “sacco”.
Le “pezze calde” che ci si accinge ad imporre a questa Divisa moribonda, sembrano un’amara constatazione di quel che si potesse immaginare. Tutte al capezzale della morente moneta del futuro, le Nazioni di Eurolandia.
Mentre il Partenone crolla, sotto al peso della malversazione di Stato, già s’ingrigisce il futuro di altre Terre Mediterranee. Trema la Spagna, trema il Portogallo, farebbe bene a tremare l’Italia dei furbetti e dei saltimbanchi, anziché sbandierare risorse e potenzialità da fumetto…
E adesso pensate. Pensate a quelli che si “mettono di traverso” ad ogni occasione, che si contrappongono a gente ingessata e supponente che davanti alle telecamere cerca di spiegare al mondo il “da farsi” per tenere in piedi l’Europa, nascondendo le proprie incapacità. Pensate se Social Furum, Black Bloc, Casseurs, ed Antagonisti vari – che marcino pacificamente con stendardi e bandiere, o che sfascino tutto, incendino cassonetti ed infrangano vetrine – abbiano, a modo loro, davvero ragione…
Dei moderni Giacobini Rivoluzionari “illuminati”, portatori dell’unica verità di fronte alle falsità della Politica, della Finanza Creativa e corrotta, del puro Capitalismo che continua a calcare le scene, sebbene continui a provocare solo immani disastri.
Tutti che si preoccupano di salvare le apparenze, tutti che si preoccupano dei Mercati, del salvataggio degli Istituti di Credito, delle Borse Valori, nessuno che si timori dell’uomo della strada, stanco di vedersi ridurre ad un semplice ingranaggio, succube delle scelte altrui, etichettato solo come potenziale “cliente” del Sistema. Nessuno che si occupi della gente che per le strade di Atene chieda semplicemente: “perché”?
E non crediate che i conti li abbiano truccati solo lungo il Peloponneso… E nemmeno che sia tutto e solo, colpa delle famigerate e fameliche agenzie di Rating, come c’inducono a credere.
Come reagiremo quando ci toccherà la stessa fine ingloriosa dei nostri vicini Greci? Che fine faranno tutti i proclami di Silvio Berlusconi e tutte le moderne “95 tesi” del novello Riformatore, Giulio Tremonti, sulle ragioni che farebbero dell’Italia un’isola felice, rispetto agli altri sfortunati Paesi dell’Unione Europea? Certo non correranno rischi, quelle centinaia di Parlamentari che ogni Giovedì pomeriggio scappano a casa per il week-end, alla faccia del contribuente.
Ci hanno cresciuto nell’unica certezza di essere eternamente giovani, di essere forti, di essere “fighi”, di essere tutti immancabilmente ricchi. Dal pulpito ci hanno ordinato di essere precisi, puntuali, ordinati, rispettosi della Legge e paladini della Giustizia, salvo poi assistere inermi alla marcia indietro degli officianti la predica.
L’ordine sociale imposto dall’alto, da discutibili personaggi senza legami con la base, è innaturale, è fonte d’instabilità, di disequilibrio. Come in una teoria fisico-matematica, per questa nostra società l’unica soluzione pare essere il caos, ed il futuro è lì pronto a dimostrarcelo. Ci hanno costretto a meritare il peggio, l’imponderabile, l’inconcepibile.
Aspirare ad una forma di Anarchia legalizzata che dal libero arbitrio di ciascuno prenda lo spunto per una nuova forma di convivenza civile e senza le catene imposte dall’economia, piuttosto che una moderna Democrazia dei colletti bianchi, che fa dell’ingiustizia sociale e della prevaricazione, le chiavi del successo.
…I’m gonna break my rusty cage and run…
D.V.