“Abbiamo la Terra non in eredità dai genitori, ma in affitto dai figli”. Proverbio Indiano
Ci risiamo. Purtroppo anche stavolta, con i morti ancora caldi e con le salme dei “dispersi” da recuperare, ha preso il via l’usuale carosello di voci e di polemiche, circa la prevedibilità dell’ultimo tragico evento.
Penso alla gente di Messina e delle frazioni del suo circondario, sepolta da una colata di fango. Già, fango come fosse l’amara allegoria di un’assurda e beffarda realtà… Penso alle famiglie “sterminate dall’incuria”, a quelle “decimate dal peculato legalizzato”.
Siamo di nuovo a parlare di “evento altamente probabile”, legato a “problematiche note” ma con soluzione rinviata a… Mai!
Che strano… Si redigono bilanci, si decidono opere di pubblica utilità, si programmano interventi di risanamento e poi bastano un paio di “temporali col bollino blu”, che ci si ritrova alle prese con la frana di un’intera montagna. Un incubo che prende vita!
Insomma, alla fine, CHI controlla COSA?
Si, perché la realtà dominante nel Paese dell’arraffo – quale è il nostro – è quella del “sacco delle risorse” finché possibile, incrociando poi le dita che una tragedia non sia dietro l’angolo. E poi anche fosse, il “pantano” dell’Italica Giustizia, alla lunga, concede un salvacondotto a chiunque.
Dissesto Idrogeologico si affannano ora a ripetere Geologi, Protezione Civile e quegli innumerevoli Politici incapaci di amministrare, facendo rispettare le regole di salvaguardia del territorio.
Tutti sapevano e pochi parlavano. Tutti sapevano e nessuno dava seguito ad interventi di prevenzione, che potessero evitare la catastrofe ambientale e soprattutto umana.
Ogni volta si accusano a ragion veduta – ma a posteriori – l’abusivismo e gli incendi. Ed ogni volta ci si rende conto dei colpevoli effetti della Politica dei condoni edilizi, dell’eccessiva facilità nel rilascio di nuove concessioni, dell’inefficacia delle campagne di rimboschimento e della poca severità contro i piromani.
Dieci anni fa toccò alla Campania. Un fiume di melma devastò i Paesi di Sarno, Baracigliano e Quindici provocando innumerevoli vittime e danni ingentissimi. “Mai più una sciagura del genere…” si affrettarono ad affermare le fonti Governative del tempo. La recente cronaca Siciliana ha finito per palesare i miei dubbi di allora.
Poco pare essere davvero cambiato, visto che le promesse per una rapida ricostruzione – eternamente accompagnate da un pizzico di campagna elettorale – abbiano già preso il posto delle critiche, come a voler sopire la comune disperazione e a dare una rapida sepoltura agli “sfortunati”.
In Italia pare proprio impossibile non pensare “in grande”. Pensate alle opere pubbliche. Alcune sembrano brillare di luce propria, alla faccia delle reali necessità della gente. Come spiegare i trenta miliardi di Euro “bruciati” per la TAV, la storica “barzelletta” del completamento della A3, o l’inderogabile progetto strategico chiamato Ponte sullo Stretto? Ma poi, che stupido! La verità è che in uno Stato dove l’azione fiscale finisca sempre per premiare i furbi, raschiando il fondo delle tasche degli onesti, ci si debba sempre “asciugare gli occhi” prima di provvedere al bene dei cittadini.
L’auspicio è che anche attraverso il triste esempio Messinese, sia compreso dalle Autorità, che anziché impegnarsi a realizzare progetti faraonici, fregandosene dell’impatto ambientale, sarebbe opportuno tenere in maggiore considerazione la forza dirompente della natura, ed i rischi legati alla sua sottovalutazione.
Pensate al Vesuvio. Logica vorrebbe che non si aspettasse che il vulcano ridisegnasse il Golfo di Napoli, prima di prendere adeguati provvedimenti, anche in considerazione della elevatissima densità abitativa dei suoi crinali… In quel caso, un Esecutivo lungimirante ed accorto, più che un Piano Casa dovrebbe affrettarsi ad “incentivare” un Piano Sgomberi!
Senza vestire i panni dell’ambientalista oltranzista, serve solo ragionare prima di fare delle scelte, perché alla resa dei conti i proclami non salvano la vita.
Uomo avvisato…
D.V.