“Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro Governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato Democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una Giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La Libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della Democrazia…”. (Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C. – Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36)
Un incontro con D.V. – Del Comitato di Redazione
Eccoci qua nuovamente a quattr’occhi, per fare quattro chiacchiere, dopo la precedente occasione offertaci dal tuo articolo “Freedom of Speech“, dedicato ai lettori a stelle e strisce. Tanto per cominciare, restando al mondo Anglosassone, permettimi di chiedere quale sia il tuo punto di vista riguardo alla Brexit, ovvero, alla scelta della maggioranza dei figli della “perfida Albione”, di dire addio all’Unione Europea mediante il discusso Referendum voluto con forza dall’ex Primo Ministro, David Cameron.
Beh, che dire? Per prima cosa, sono rimasto impressionato dalla semplicità con cui Cameron sia riuscito ad organizzare il proprio suicidio politico. E’ stata l’apoteosi della supponenza e della disorganizzazione, inscenata a tutto favore dello scapigliato e scapestrato Boris Johnson (nonostante questi si sia rifiutato di prenderne il posto, a capo dei Conservatori, ndr) e dell’indecifrabile Nigel Farage. In secondo luogo, non mi meraviglio che la campagna per il “leave” abbia prevalso su quella del “remain”, non foss’altro che per l’ovvia consapevolezza che i fautori dell’uscita siano riusciti a far presa sulla gente, inculcando in essa tutte le paure, vere o presunte, legate alla massiccia immigrazione proveniente dal di là della Manica, rinfocolando un “nazionalismo imperiale” rimasto sopito per decenni e nascondendo i vantaggi economici conseguenti alla permanenza in Europa. Insomma, non è una novità che i fondi strutturali siano stati per anni una manna per certe zone dell’Isola, dalla Cornovaglia al Galles, eppure… Eppure, i timori nati e cresciuti sulle immagini dei “campi del caos” di Calais hanno prevalso.
Negativo o Positivo dipende dai punti di vista, eppure, il responso del Referendum e prima ancora, lo scontro frontale tra le campagne tra “pro” e “contro”, sono il segno che la Partecipazione popolare abbia prevalso sulla rinuncia e sulla rassegnazione causate dalla Politica decisionista fatta propria da certi leaders “elitari”. Non è così?
Certamente. Da questo punto di vista, come sai, “benedetta sia la Partecipazione”. Vedo sempre con favore la “discesa in campo” dei cittadini e l’espressione del voto popolare, sia che si tratti di Elezioni, sia che si tratti di dire Sì o No ad un quesito referendario. Quanto capitato in Gran Bretagna dovrebbe essere un monito a quanti, in Italia, perorino la causa dell’Astensione, “perché tanto non cambia mai niente”… Nulla di più ignobilmente sbagliato. L’effetto domino che la Brexit sta provocando a livello planetario, tanto in Politica e Diplomazia, quanto e soprattutto in Economia, è la dimostrazione che il “battito d’ali” di milioni di farfalle non provochi soltanto un uragano, ma cambi le sorti del mondo.
Non ti preoccupa lo scivolone dei Mercati, ancora moribondi dopo la Crisi Finanziaria del 2008?
Il “giorno dopo” è sempre malinconico… Eppure, se guardi bene, anche in questo caso è la Speculazione a provocare preoccupazione e raccapriccio tra le masse. Personalmente, dovendo scegliere tra Finanza e Democrazia non ho remore ad optare per quest’ultima. Non temo il mio diritto di decidere. Sono un elettore prima di essere un investitore. Credo che quando il Denaro assuma il ruolo di “risposta” a ogni domanda, qualcosa non funzioni più correttamente, né onestamente. Questa è la ragione che mi fa apprezzare la scelta dei Britannici di tranciare i ponti che li legano a noi continentali. Anche nel caso in cui ciò rappresenti, o possa rappresentare l’inizio di un nuovo “Armageddon” economico sovranazionale. Quando la Politica finisce per nutrire se stessa, galleggiando nell’auto-referenzialità da parata e facendo spallucce innanzi alle grida dell’uomo qualunque, i cittadini, in quanto elettori informati e consapevoli, hanno il diritto di riprendere in mano il Potere… Attraverso uno strumento che non passa mai di moda: l’urna elettorale. Ovviamente, si potrebbe discutere all’infinito sull’asimmetria informativa che ha spaccato il Regno Unito, ma tant’è… “Good bye, UK”!
Bene. Fatta la doverosa premessa, torniamo alle cose di casa nostra. Guardando alla tua recente, “massiccia”, motivata e dettagliata presa di posizione contro le Riforme della Sacra Carta architettate dal Governo di Matteo Renzi, quel che mi viene subito in mente, un po’ provocatoriamente, è: “ma chi te l’ha fatto fare”?
Le fonti storiche raccontano che l’Imperatore Marco Aurelio ebbe modo di affermare: “È tuo dovere essere onesto e dire e fare senza perder tempo ciò che richiede la natura umana e che a te sembra più giusto: ma fallo di buon animo, con discrezione e senza ipocrisia”… Ecco allora, molto semplicemente, che abbia deciso di muovermi perché spinto dal “dovere” di partecipare alla vita politica del mio Paese. Già, perché, la politica attiva non si fa soltanto sedendo in Parlamento, nei Consigli Regionali e nei Comuni, ma anche per strada e nelle “piazze virtuali”, impegnandosi profondamente e caparbiamente per cancellare quelle “asimmetrie informative” citate in precedenza riguardo alla Brexit. Si fa difendendo le proprie idee, facendo o tentando di “fare opinione” senza obblighi verso alcuno, eccetto la “dea Ragione”… Il voto informato è la chiave di volta per il cambiamento “illuminato” e soprattutto, è il mezzo per evitare che chi ci governa ci serva nel piatto delle decisioni già prese, mettendole subdolamente sul nostro conto. Questo è ciò che fa la differenza tra una Democrazia propriamente detta e certe Democrazie plebiscitarie che la Storia ricorda abbiano sempre mascherato delle vere e proprie Tirannie.
E’ quindi il binomio composto da principii democratici e valori costituzionali ad averti indotto a prendere una posizione netta?
Non vorrei perdermi in citazioni ridondanti ed auto-celebrative, ma per me era ed è una “Questione Morale“, prima ancora che personale. Qui non si tratta della solita levata di scudi, vuota e sconclusionata, che mette di fronte gli Italici Guelfi e Ghibellini al grido “volemose bene”… Contro il tentativo di realizzare il “vile oltraggio”, la necessità di argomentare in difesa della Costituzione Repubblicana era e resta una ragione di vita. Con buona pace dei professionisti di partito (di quelli del PD, nello specifico, ndr) e di alcuni noti giornalisti-zerbino e a dispetto di quelli che, vestendo i panni di “avvocati del Diavolo” di quart’ordine, noti al giorno d’oggi come “troll”, tentano di confutare le ragioni di chi non accetti che un Governo di dubbia o nulla legittimità si arroghi il diritto di metter mano alla Legge delle leggi, accampando scuse tanto banali quanto puerili, come la Governabilità e la riduzione delle spese dello Stato.
Credi che i tuoi lettori abbiano compreso le tue ragioni? Come dire: hanno apprezzato le riflessioni espresse nei tuoi editoriali, o le hanno rese al mittente?
Beh, tirando le somme, la maggior parte dei lettori ha gradito e condiviso i miei pensieri. L’eccezione ha riguardato soltanto pochi individui, evidentemente ideologizzati, che dubito abbiano davvero letto e compreso. Individui per i quali la massima espressione del rifiuto si potrebbe riassumere con parole del tipo: “Parla! Chi sei e chi ti manda?”; incapaci di accettare la “purezza” delle intenzioni di cittadino tra i tanti, con idee opposte alle loro; incapaci di accettare che vi possa essere qualcuno che “disinteressatamente” possa non pensarla come “il campione del Marketing di se stesso”, noto alle cronache come Matteo Renzi e ovviamente, incapaci di ribattere seriamente e profittevolmente, andando oltre le elucubrazioni diffuse ad arte da proprio mentore… Peccato che sia tra i detrattori, sia tra gli ammiratori, vi siano stati non pochi esempi di “untori dell’odio”, incapaci di ragionare civilmente. Talvolta, la stupidità delle persone è disumana. Passano gli anni, ma gli Italiani sono ancora quei “Mostri” interpretati da Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi nell’omonimo film di Dino Risi.
Tornando al Referendum, qual è il tuo rapporto con questo chiacchierato Istituto?
Come detto, credendo fermamente nel valore della Partecipazione, ritengo che l’espressione diretta dei cittadini, attraverso il Referendum, dia concretezza alla Democrazia più di quanto un Voto elettorale talvolta possa dare. Ciò, nonostante nel corso degli anni, in Italia, a causa dell’inflazione “Radicale”, il ricorso al popolo abbia sfiorato più volte il ridicolo. Non ti nascondo che guardando alla Svizzera io provi sempre un misto di ammirazione e invidia.
Hai citato la Svizzera. Credi dunque che i Referendum propositivi debbano affiancare quelli abrogativi, consultivi e confermativi? Se sì, allora perché non accettare la Riforma Boschi, che prevede proprio la loro introduzione?
Primo, perché l’oltraggio della Legge delle Leggi non può essere scambiata con un “contentino”… Secondo, perché proprio quel contentino potrebbe essere ottenuto con legge costituzionale ad hoc, verso cui, non ho dubbi, anche l’Opposizione che siede in Parlamento sarebbe ben disposta.
Hai potuto cogliere il sentimento popolare. A tal proposito, qual è la tua sensazione rispetto al quesito che in Autunno sulle Riforme?
Sensazione? Preferisco parlare di certezza. Come dire: ho l’assoluta certezza che in Autunno, Matteo Renzi, Denis Verdini, Maria Elena Boschi, Anna Finocchiaro, Maurizio Lupi, Fabrizio Cicchitto e su tutti, Giorgio Napolitano, assaporeranno il gusto di una sconfitta di dimensioni bibliche. Ripeto dunque: “Matteo stai sereno“! Non occorrono i Sondaggi per prendere cognizione della Verità. Sono disposto a mettere in gioco la mia faccia…
Se dovessi prevedere un risultato, come peseresti in percentuale i favorevoli e i contrari ad una “trasformazione” della Sacra Carta di fatto ben più profonda di quanto lasciato percepire dall’Esecutivo?
Beh, credo che il famigerato “40%” che fece sorridere il PD alle ultime elezioni Europee tornerà indietro con gli interessi, in faccia a certi fumettistici racconta-balle. Confido in un “70 / 30” a favore del “NO”. Anche se alla fine l’importante sarà portare a casa il risultato, avendo salva la Sacra Carta, anche per uno “0,qualche cosa”.
Come credi che reagirà il Presidente del Consiglio?
Come ho già avuto modo di dire, mi sono fatto l’idea che Matteo Renzi non trarrà quelle “dovute conseguenze” di cui più volte ha parlato, qualora dovesse essere sconfitto. Perché un prioritario “senso di Responsabilità” lo indurrà a restare in sella, per il bene dell’Italia. La nostra Storia è piena di dichiarazioni rimangiate nel tempo necessario di una “salita al Colle”…
Intendi dire che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, lo incaricherebbe di nuovo, nel caso in cui Renzi si dimettesse, rimettendo l’incarico? Una nuova “lunga mano” del Quirinale all’orizzonte?
Ovvio. Perché i Mercati non accetterebbero da par loro, la “democraticissima incertezza” legata a una Crisi di Governo.
Non è un mistero che il Premier non ti sia simpatico, eppure, in un tuo pezzo di qualche tempo fa, che non a caso era intitolato “Lettera Aperta a Matteo Renzi“, parevi essere disposto a concedere credito all’ex Sindaco di Firenze e addirittura lo invitavi a rivedere la Costituzione.
Mettiamo in chiaro una cosa: l’Italia è ancora una Repubblica Parlamentare, non un “Premierato”. Ergo, continuiamo a parlare di Presidente del Consiglio, cestinando la parola “Premier”, a dispetto di una terminologia impropria diffusa da alcuni “giornalai”, sempre pronti ad ossequiare questo o quell’inquilino di Palazzo Chigi. Detto ciò, è indubbio che avessi dei pregiudizi benevoli su di lui. Perché, com’è giusto che sia, non ci si può contrapporre a qualcuno senza cognizione di causa… Nel caso di Renzi, la causa si è presentata col tradimento di Enrico Letta. E non perché apprezzassi l’attendismo del “nipote di cotanto zio”, bensì perché con tale atto egli sia venuto meno alla propria parola. Posso apparire “old school”, ma personalmente vedo nella parola data il chiavistello che serra il rapporto tra le persone. Senza contare poi le successive “cause” legate alle sue decisioni di Governo, dal Jobs Act alla normativa sul Bail-In, approvata senza batter ciglio per la gioia della Germania di Frau Merkel, a spese dei risparmiatori Italiani. D’altro canto, confermo di averlo invitato, a suo tempo, a darsi da fare. Ma soltanto una volta che fosse stato eletto in Parlamento. Così come confermo di avergli suggerito, un po’ provocatoriamente, di cambiare la Costituzione. Non senza aver fatto presente che anche la Loggia P2 volesse fare altrettanto…
Posto che il Presidente del Consiglio esca sconfitto dal Referendum Confermativo d’Autunno, sarà egli comunque in grado di “raccogliere i cocci”?
Sono dell’avviso che anche in caso di respingimento del suo progetto, Renzi sia intenzionato a mantenere uno stretto legame col Potere, perché il Potere dà alla testa. Penso anche che avendo puntato tutto su una revisione della Costituzione discutibile, escludendo dal dibattito la Minoranza Parlamentare, si sia “bruciato”. Pertanto, da cittadino, da elettore e da contribuente, non vorrò più saperne di vederlo quotidianamente declamare i propri “successi” a favore di telecamera.
A tuo giudizio, come si potrebbe immaginare di riavvicinare le forze politiche, per il bene dell’Italia?
Credo che il primo passo dovrà essere una profonda riorganizzazione del Partito Democratico. Perché col PD logorroico, supponente, “elitario” e legato ai “Poteri forti” di oggi – che unisce gli intrighi propri della “fu” Democrazia Cristiana al decisionismo del leader di Forza Italia – è impossibile trattare. Dovrebbe essere un partito di Sinistra, ma pensa ed agisce da forza politica reazionaria, come a voler fare le veci di una Destra scomparsa “de facto” dalla scena politica nazionale, seppellita da oltre vent’anni di “conflitto d’interessi” Berlusconiano. Soltanto dopo si potrà ripartire dal ragionamento costruttivo, all’interno del Parlamento, senza rancori e senza preconcette porte chiuse in faccia agli altri.
Intendi forse dire che l’Italia di domani sia destinata a ripartire dalle ceneri dell’Italia di oggi e di ieri, magari tirando fuori dal cilindro una nuova Assemblea Costituente?
Esatto. Non vorrei mettere il carro davanti ai buoi, precorrendo eccessivamente i tempi, ma potrebbe essere un’ipotesi da prendere in considerazione: realizzare delle Riforme ragionate e pienamente condivise, attraverso una nuova Assemblea Costituente, anzi, “Ri-Costituente”, per ridar vigore e smalto ad una Nazione morente…
Credi che il Movimento Cinque Stelle potrebbe essere l’interlocutore privilegiato, a tal fine?
Un momento… Il Movimento Cinque Stelle è già il futuro. Sempre che prima o poi glielo lascino realizzare. Detto ciò, rispondendo alla tua domanda: “sì, potrebbe esserlo”. L’importante è che le prime forze politiche in quanto a numero di voti, si ricordino che nonostante la Politica sia una Guerra di logoramento da combattere in trincea, sia anche e soprattutto l’arte del compromesso, nel senso buono del termine, raggiunto in favore del popolo sovrano. Ma questo sarà il dopo… Ora è tempo di pensare all’adesso, di serrare le file e di prepararsi per correre alle urne, in Autunno, decisi anima e corpo a scrivere “NO”, in risposta al quesito che ci chiederà di rinunciare all’eredità dei nostri Padri.
Del Comitato di Redazione
P.S. Grazie a D.V.
Egregio lettore,
la Consulta “fa Politica”, come ogni altro Organo dello Stato. E soprattutto, nell’era di Re Giorgio ne ha fatta più di ogni altra occasione. Ecco la ragione degli otto anni di attesa. L’Italicum è incostituzionale al pari del Porcellum e se si andasse adesso al voto, si userebbe la norma detta Consultellum e non il Mattarellum. Riguardo alle Riforme, meglio non mescolare i discorsi con altre materie come la legge elettorale…
Perché la Consulta ha impiegato 8 anni per dichiarare incostituzionale il Porcellum?Quindi il Parlamento e il governo sono illegittimi, allo stato attuale se si dovesse votare alla Camera lo faremmo con il Mattarellum,al Senato con la legge corrente. I padri costituenti avevano detto che la Costituzione era frutto di un compromesso e quindi la seconda parte poteva essere cambiata com’è avvenuto. Ora bisogna fa una nuova riforma elettorale, considerato che la Consulta il 4 ottobre dichiarerà illegittimi alcuni articoli dell’Italicum si dovrà rifare la riforma ed è auspicabile che la si faccia con una maggioranza qualificata,ma ho molti dubbi perché a molti parlamentari va bene votare con questa legge.