“Una delle eterne regole Italiane: nel settore pubblico, tutto è difficile; la buona volontà è sgradita; la correttezza, sospetta. Per questo, le persone capaci continueranno a tenersi a distanza di sicurezza dalla “cosa pubblica”, lasciando il posto ai furbastri (magari bravi) e alle mezze cartucce (magari oneste). Così, purtroppo, vanno le cose in questo bizzarro Paese”. Indro Montanelli
State pure tranquilli la Somalia è ancora lontana, ma con un poco più d’impegno e dedizione, nel medio periodo, la faremo scendere dal podio e la leadership mondiale sarà nostra. Evviva!
A cosa mi riferisco? Beh, ma all’indice di percezione della corruzione (Corruption Perception Index – CPI) a cosa altrimenti?
Scorrendo la classifica stilata fin dal 1995 da Transparency International, si nota che tra gli oltre centottanta Paesi presi in esame, ordinati in base al “livello secondo il quale l’esistenza della corruzione è percepita tra pubblici uffici e politici”, la nostra povera e sciagurata Italia veleggi oltre il quarantesimo posto (in discesa).
Per questo, l’aspirazione di sfoggiare entro il prossimo decennio la “maglia nera”, dopo averla sfilata di soppiatto al martoriato Paese Africano – perso in un vortice di Anarchia, Islam estremista e Guerra sempiterna dentro e fuori dai propri incerti confini – non appare affatto un’utopia.
Beninteso che l’importanza del CPI non sia solo formale e che non si possa prescindere dal considerarlo un indicatore di “peso”, nello studio di un dato Sistema Paese. Essendo determinato attraverso l’impiego di strumenti statistici molto complessi, ma estremamente oggettivi, è infatti ritenuto una stima veritiera dalle Scienze Economiche e Sociali. Come dire che quanti vogliano puntare i propri investimenti su un certo territorio, riponendo fiducia in un determinato Stato, prima di rischiare di “disperdere” i propri capitali, prendano per buono, tra gli altri, anche il dato in questione.
E per un’economia come la nostra, stretta tra una Storia fatta di clientelismo e furto di Stato da una parte e la mostruosa crisi economica globale dall’altro, si comprende facilmente quanto sia “improduttivo” dover vivacchiare scialbamente tra le Nazioni di “serie B”…
Tanto per la cronaca e per non perdere la familiarità con una terminologia a noi ben nota, la stessa Organizzazione definisce la Corruzione come “l’abuso di pubblici uffici per il guadagno privato”.
E a questo punto, fatta la premessa e tirando le somme, non possono che venire a galla tutti gli irrisolti problemi della Terra Tricolore. Il perché è presto detto.
Come se non fosse sufficiente conoscere a menadito l’esperienza “tangentizia” della I Repubblica; come se dover vedere la propria Patria trasformata in un covo di “pizzicagnoli”, malfattori, voltagabbana, viziosi affaristi, “amici degli amici”, non desse già la nausea; il fatto di dover subire l’ennesima losca faccenda, di “Palazzo, palazzine e palazzinari”, dai contorni indefinibili ma dai costi sociali e monetari incalcolabili, fa letteralmente “cascare le braccia”.
Disperazione e poco più, al cospetto degli eventi che “macchiano” le Prime Pagine.
E’ un disco rotto, è la solita storia: il Politico, il “finanziatore”, il ladro… Quasi fosse il titolo di un vecchio Film di Sergio Leone.
Peccato che sia trasmesso in replica e senza soluzione di continuità. Il cittadino onesto che s’indigna e che poi piega la testa di fronte alla personale rassegnazione; l’opinione pubblica che sbadatamente “si fa un’idea” sull’onda degli “scoop” quotidiani; i Magistrati condannati ad aprire inchieste e ad avviare processi che “nascono già prescritti”.
E poi, rei confessi che ritrattano, avvocati che si lagnano, riflettori che si spengono e ad incrociar le dita, giusto qualche condanna minore e senza valore, che rinfranca il disonesto e che non ripaga il vile danno inferto alla comunità.
E’ lo sfascio all’Italiana che si consuma, fino alla fine dei giorni.
E non che uno nasca pessimista. O che rinunci ai propri ideali, alla propria onestà, ai propri sogni di bene comune e condiviso. E’ solo che certe verità, ti costringono purtroppo a ridimensionarli, per l’ingordigia di qualche meschino concittadino da “quattro soldi”. A lungo andare le parole perdono di significato, le idee di cambiamento non attecchiscono più, la volontà di spazzar via il marciume che “appesta” il Sistema resta pura speranza.
Prendere atto che in Italia non vi possa essere opera, finanziamento, o spesa, accompagnato dal termine “pubblico”, senza che sia messa in conto una qualche “uscita” secondaria e non dovuta, utile per ungere ruote o per puro tornaconto è una consuetudine vomitevole, che tuttavia va combattuta e repressa senza tentennamenti.
Non si può andare avanti giustificando bilanci preventivi che si gonfiano, tra le risate di un meeting di “Potenti e collusi”, assistendo all’aggiramento della Legge e alla Giustizia “giustiziata”. A questo punto, l’intervento delle Procure dovrebbe accompagnare ogni progetto esecutivo in veste di “Direttore dei Lavori” e di controllore della Politica.
Dopo tutto, che si tratti del progetto “G8 alla Maddalena” o della ricostruzione della sfortunata città dell’Aquila; che si tratti della costruzione d’inceneritori, strade, impianti eolici, stazioni, o caserme; la vergogna è il minimo comun denominatore, assieme a qualche portafogli che si gonfia…
Una situazione farsesca, cui si dovrebbe rispondere con una soluzione fatta della stessa pasta: il Commissariamento dello Stato.
Non ci resta che sognare un “Prefetto di ferro” in stile Cesare Mori, che anziché dare la caccia ai mafiosi nella Sicilia del “Ventennio”, si spinga a stanare casa per casa i corrotti, i concussi, gli estorsori e gli “specialisti” del peculato, della malversazione e dell’appropriazione indebita, un po’ ovunque nell’Italia contemporanea.
Visto che la sottocultura è rimasta la stessa e visto che il Potere è diventato solo un mezzo per fare il proprio interesse e quello della propria cricca di amici e parenti, non può che essere usato lo stesso bastone.
Passato, presente e futuro uniti nel nome del ladrocinio aggravato continuato.
Di fronte a questo ciclo perverso, poiché “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, non mi stupirei se dall’oggi al domani, qualche benemerito Procuratore della Repubblica aprisse ex-novo un fascicolo d’indagine, o chiedesse la proroga di quelli già sul tavolo, attorno a progetti pubblici faraonici come TAV, Mose, Expo 2015, Digitale Terrestre, Vaccino anti-influenzale, Ponte sullo Stretto, Nucleare…
Già, il Nucleare.
In tutto questo obnubilante marasma, fa quasi tenerezza rammentare che il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scaiola, fosse uno dei principali fautori del ritorno alle Centrali Atomiche: la “nuova” fonte energetica Nazionale. O almeno così si diceva, prima che lo scandalo abitativo “fronte Colosseo” travolgesse il suddetto e lo “dimissionasse” dall’Esecutivo presenziato da Silvio Berlusconi (e guidato da Giulio Tremonti).
E seppur sia indiscutibilmente vero che la presunzione d’innocenza sia una delle basi del Diritto, che tuteli anche gli Uomini di Stato a prescindere da qualunque “Lodo ad personam”, è altrettanto vero che: “Se il buongiorno si vede dal mattino…
…Forse è meglio “cambiare aria”! (Dissero a Chernobyl).
D.V.