Capitalism? Knock it Down!

“…In addition to these pragmatic goals, the powers of financial capitalism had another far-reaching aim, nothing less than to create a world system of financial control in private hands able to dominate the political system of each country and the economy of the world as a whole. This system was to be controlled in a feudalist fashion by the central banks of the world acting in concert, by secret agreements arrived at in frequent meetings and conferences. The apex of the systems was to be the Bank for International Settlements in Basel, Switzerland, a private bank owned and controlled by the world’s central banks which were themselves private corporations. Each central bank sought to dominate its government by its ability to control Treasury loans, to manipulate foreign exchanges, to influence the level of economic activity in the country, and to influence cooperative politicians by subsequent economic rewards in the business world”. Tragedy & Hope: A History of the World in Our Time by Carroll Quigley

“…Oltre a questi obiettivi pragmatici, i poteri del capitalismo finanziario avevano un altro scopo più ampio, nientemeno che di creare un sistema mondiale di controllo finanziario, in mani private, capace di dominare il sistema politico di ciascun paese e l’economia del mondo nel suo insieme. Questo sistema doveva essere controllato in un modo feudalista da parte delle banche centrali del mondo che agiscono di concerto, attraverso accordi segreti cui si arrivava durante frequenti incontri e conferenze private. L’apice del sistema sarebbe stata la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, in Svizzera, una banca privata di proprietà e sotto il controllo delle banche centrali mondiali, esse stesse corporazioni private. Ogni banca centrale cercava di dominare il proprio governo tramite la sua capacità di controllare i prestiti al Tesoro, di manipolare i tassi di cambio della valuta estera, di influire sul livello delle attività economiche nazionali e di fare pressioni sui politici compiacenti tramite successive ricompense economiche nel mondo degli affari”. La Tragedia e la Speranza di Carroll Quigley

Un resoconto sbalorditivo degli avvenimenti correnti, non c’è che dire. Già, sbalorditivo, se non fosse incredibile, visto e considerato che il suo autore sia venuto a mancare trentacinque anni or sono e che il libro da cui sono state estratte tali riflessioni, illuminate e lungimiranti, sia stato dato alle stampe nel 1965…

Leggendo e rileggendo ogni frase e ogni parola e confrontandole con quanto raccontato dalla cronaca, c’è da restare interdetti per quanto sia difficile distinguere le notizie di oggi dalle previsioni di ieri. Il mondo è caduto così in basso, non per caso, ma seguendo per filo e per segno una “sceneggiatura” già scritta, riveduta e corretta, chissà da quanto e chissà da chi, nell’interesse di quell’1% della popolazione, che oramai, conosciamo essere detentrice di più dell’80% della ricchezza mondiale.

Dopo tutto, senza tirare in ballo le innumerevoli “Teorie sul Complotto”, che si creda o meno al “Novus Ordo Mundi” e ben oltre le discussioni attorno ai “grumi di Potere” Politico, Economico e Finanziario – che sicuramente esistono, ma che qui poco interessano – la nostra quotidianità è sufficiente ad allontanare i dubbi residui su come “giri il mondo”. Tutto quanto accada è solo e semplicemente, il risultato delle calcolate scelte “sovra-politiche” teorizzate dal Prof. Quigley.

Tutto è Mercato… Il Mercato è tutto. Il perverso meccanismo che per oltre due secoli ha mandato avanti l’Economia Occidentale e che ha finito per fare presa anche altrove, com’è noto, si basa sulla Sovrapproduzione e sul Consumo di massa sfrenato e insensato, indotto dal “martellamento pubblicitario”, oltreché sulla necessità di un’eterna e assai improbabile crescita del PIL. Partendo dall’assunto che non esista alcun “punto di Equilibrio” nei multiformi aspetti della Domanda e dell’Offerta, stiamo assistendo al fallimento del modello economico dominante: il Capitalismo. 

Si, il Capitalismo. L’unico “Regime” rimasto che ha continuato ad imperversare, non perché il migliore dei possibili, ma per “ritiro” dello “Storico Avversario”, è sempre più schiacciato dal suo stesso “peso ingordo” alimentato a dismisura da una delle sue variabili, raramente considerata dalla fredda matematica dei grafici, eppure fondamentale: l’egoismo umano.

Ma partiamo dal principio.

E’ passato qualche anno, ma non posso certo dimenticare che in origine, il mio sogno di studente di materie economiche, fosse quello di arrivare a lavorare in Borsa (e non “con la Borsa” da muratore, come le burle paterne, scherzosamente, m’inducevano a credere). Già, avrei voluto intraprendere la professione di broker – o per meglio dire agente di cambio, come si diceva prima che l’evoluzione della normativa sull’Intermediazione Finanziaria, “estinguesse” quella figura professionale – entrando a Piazza Affari per partecipare “alle grida” e per emulare, possibilmente, la carriera di qualche facoltoso “mago” di Wall Street.

Se mi guardo indietro, mi viene ancora da sorridere, quando ripenso alle notizie finanziarie offerte in pasto all’Italica “BOT People”, da simpatici giornalisti come Everardo Dalla Noce, che in diretta da Milano snocciolavano dati finanziari e valutari con lavagnetta e gessetto… Tutt’altra cosa, rispetto ad oggi, quando dalla mattina alla sera è un rincorrersi d’informazioni di Alta Finanza, che vanno di pari passo con le notizie sui crolli delle Borse, da Tokyo a Milano, da Madrid, a New York. Effetti della Globalizzazione, se volete…

Pare trascorso un secolo da allora, quando, sebbene si usassero termini come “Puntare” o “Giocare” su questo o su quel titolo, si aveva ancora la certezza del rischio dell’investimento, un rispetto ancora “vergine” verso l’attività gli Operatori e soprattutto nessun dubbio circa la loro onestà. Cosa ben diversa da oggi, in cui, visto come vanno le cose dal crack della Lehman Brothers in avanti, avrei senz’altro indirizzato la mia ipotetica scelta, verso impieghi meno “colpevoli”…

Adesso che quell’ingenuità giovanile è venuta meno e che le disillusioni hanno sepolto le speranze, sono consapevole che il perverso “meccanismo” di cui tanto avrei voluto esser parte, sia la causa della Crisi Economica mondiale che da oltre un triennio sta sconvolgendo l’esistenza del 99% dell’umanità. Una crisi nata dall’altra parte dell’Oceano, negli Stati Uniti – sulla scia degli artifici illeciti ideati e compiuti dalla Finanza Creativa e Speculativa che anima Wall Street – e giunta neanche troppo di riflesso, da questa parte dell’Atlantico. Conseguenza del fatto d’aver creato, più che un Sistema, un “Anti-Sistema” globalizzato (in cui anche l’Europa recita da protagonista in negativo) per il quale l’avidità è un’arte e la rapina un obbligo morale e che adesso, proprio a causa di quei balordi princìpi fondativi, si sta “annichilendo”…

Chiunque ritenga che la Grecia sia solo un caso limite – legato a questioni politiche interne – che si risolverà grazie alle ricette imposte dall’Europa Franco-Tedesca e dal Fondo Monetario Internazionale, è davvero fuori strada. Irlanda, Islanda, Portogallo, Spagna, sono solo la punta di una “pandemia” sociale ed economica non trattabile con le normali cure suggerite da qualche saggista teorico della Macroeconomia.

L’Italia? No, non l’ho dimenticata. E’ ovvio che il mio Paese sia quello che più mi stia a cuore. Purtroppo però, le mie perplessità circa la possibilità di una sua “guarigione” si fanno via via crescenti. Gli anni dell’interessata incapacità dei Politici di professione hanno lasciato degli strascichi spaventosamente pesanti e non credo che un Tecnocrate dell’ultim’ora come Mario Monti, possa impedire un tracollo, o per meglio dire una “morte” annunciata. Insomma, finiti gli applausi per la “sostituzione” di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, non ho alcuna fiducia nel “Decreto Salva-Italia” e nelle terapie decise per ravvivare il moribondo. D’altro canto, sono assolutamente contrario a quelle proposte e da realizzare nella “Fase Due” del suo Esecutivo, che sebbene siano state solamente accennate, appare chiaro dove vogliano andare a parare. Com’è che si dice? Ah, si: “la cura è peggiore del male”.

Prima eravamo ciechi. Adesso siamo tutti in grado di vedere, presi dai turbamenti e dalla rabbia dovuti ai prezzi che crescono, alla messa in discussione di Diritti acquisiti, alla disoccupazione che stravolge i destini e all’ingiustizia economica che avanza. La questione, adesso, è una sola: l’Economia che conosciamo dev’essere rifondata, completamente e rapidamente.

Personalmente non sono contrario al Mercato. Credo infatti, che lo scambio sia insito nella natura umana e che non si possa rinunciare ad esso, al contrario di quel che taluni retaggi ideologici del Passato vorrebbero ancora indurci a credere. Non accetto invece, la cosiddetta “Legge del Mercato” che si antepone ad ogni Valore Umano e sul cui altare si sacrificano quei princìpi etici e morali che l’uomo si è dato nel corso della propria Storia.

Per questo, sono convinto che il primo passo da compiere sia proprio il ridimensionamento del Mercato – e dunque del Capitalismo degenerato che ne è conseguito in un inestricabile intreccio di causa ed effetto – scegliendo finalmente quella “Terza Via” che un tempo veniva appellata “Social-Democrazia”, ponendo al centro l’uomo in quanto lavoratore, prima ancora che come semplice consumatore “di tutto e di nulla”.

Abbiamo assistito per troppo tempo all’acclamazione di uno stile sempre più predatorio, dove l’interesse di pochi ha prevaricato e soffocato quello di molti, che ha finito per basarsi su cinque pilastri, tutt’altro che positivi.

Il Classismo. Valutando gli eventi sulla propria pelle, è facile accorgersi di come il Feudalesimo non sia poi così lontano nel tempo: pochi Signori e una crescente massa di disperati. Indiscutibilmente ingiusto. Eppure, siamo tutti colpevoli. Già, siamo colpevoli di aver tollerato, o peggio accettato impunemente, le disparità sociali ed economiche imperanti un po’ ovunque nel mondo, finché esse, sospinte dall’onda della Crisi, non hanno finito per raggiunere anche noi “eletti” dell’Occidente. Parlavamo di Paesi in via di sviluppo, nascondendo in tal modo, null’altro che l’altrui “sottosviluppo di comodo”, necessario a garantire solo e soltanto il nostro ingordo benessere, salvo risvegliarci, all’improvviso, in un mondo in cui, che sia l’1% o che sia invece il 10% della popolazione, pochi individui prevalgono ancora e ancor più, sulla moltitudine.

La Menzogna. L’illusione del poter aspirare a diventare tutti ricchi, seguendo le indicazioni “calcolate” e le bassezze proferite a braccio dai “guru” di Wall Street e della City, ha finito per scontrarsi con un’amara realtà fatta di sogni infranti. Senza considerare, nel contempo, l’affarismo esasperato e contro-nautura, che ha infettato anche le Istituzioni Religiose, con in testa le loro Alte Gerarchie, che anziché portare conforto all’Anima, agendo in base al verbo dell’Equità, della Solidarietà e della Giustizia Sociale, hanno scelto di professare Verità di Mercato, assai terrene…

La Guerra. La Pace è un costo, si sa. Già, un costo che, ahinoi, pare che non ci possiamo permettere. L’attuale Sistema non si fa scrupoli ad accettare delle nefandezze come i conflitti armati, per “dare impulso” al “nuovo” Sviluppo. Insomma, la Guerra finisce per esser accettata, unanimemente come sinonimo di crescita (il Mercato delle Armi, in effetti, è sempre florido) mentre la Pace è ridotta ad una sorta di “volo pindarico” per sognatori arcobaleno. Come dire: una bestialità! E che dire dell’importanza del mantenimento di un elevato livello di conflittualità sociale, affinché l’élite possa continuare ad operare a tutela dei propri affari e a difesa dei propri privilegi, trincerandosi dietro a “cordoni di sicurezza” e facendosi un baffo delle “questioni di popolo”? La risposta è libera…

L’Alienazione. E mentre tutto si disfa, alle masse degli individui soli, non rimane che vivere esistenze infelici, in cui la ribellione appare solo virtuale, finendo per rivelarsi una “lancia spuntata” da appuntire a giorni alterni, ma solo “on-line”. Incapaci di reagire, soggiogati da coloro che si presentino come “democratici fautori del volere del popolo”, alle persone oneste non resta che un’indignazione patologica, da affogare nell’alcool, nella droga, negli Anti-depressivi e chi più me ha più ne metta. Insomma, avete presente il detto “bere per dimenticare”? Ecco, è li che voglio arrivare…

Lo Sfruttamento. Umano e Ambientale. Nel primo caso, decennio dopo decennio, piuttosto che realizzare un livellamento verso l’alto dei Diritti e delle Opportunità, continua a realizzarsi un livellamento verso il basso delle privazioni e dell sofferenze, con la messa in discussione del “Welfare State” e la riduzione dei “salari reali”. In secondo luogo, basti tenere a mente che ci troviamo ancora a parlare di Petrolio e Petrolchimica, mentre la cementificazione è un “lusso” di cui si potrebbe fare volentieri a meno, a fronte di una deforestazione che appare sempre più inarrestabile. Il tutto mentre si procrastina all’infinito l’avvio di una vera “Economia Verde”, facendo carta straccia di Accordi e Protocolli (vedi quello di Kyoto) e perseverando nel percorrere una strada che ci ha condotto alla rovina.

Wall Street: l’Economia di Mercato fatta Istituzione.

Comunque la si veda, una cosa ha un sapore “freddamente analitico”, avulso da qualunque partigianeria: siamo alle prese con una Recessione senza precedenti e senza sbocchi, in cui la disoccupazione è la scintilla sempre in grado di avviare un risveglio di popoli. Proprio in ciò, io scorgo un lato positivo: si è tornati a parlare di comunanza di scopi, di Bene Comune, di Equità, di Solidarietà e Giustizia Sociale.

Le cose da fare per sistemare le cose restano troppe e innumerevoli. Peccato che si sia scelto di cominciare dalla parte sbagliata, salvando le Banche. In Economia s’insegna l’imporanza della “corretta allocazione delle risorse”: ecco allora che tutti i “modelli di scuola” siano andati a farsi benedire, assieme a tutte le centinaia di miliardi di Dollari buttati al vento, nel tentativo di evitare un collasso delle “realtà corporative” colpevoli del caos che ci attanaglia. O almeno, ciò è quanto si ostinano a farci credere Politici e Politicanti, tanto della prima quanto dell’ultim’ora, disposti ad ignorare le necessità delle “persone normali”, ossia un Lavoro, una Casa, una Famiglia, un Futuro “Reale”…

Dopo gli anni della Deregolamentazione selvaggia in cui, a parole, siamo diventati tutti esperti Analisti, capaci di discutere per ore di “Spread”, di Rapporto d’Indebitamento, di Derivati e Cartolarizzazione e di predire un futuro di Stabilità o di Volatilità dell’Economia – non restano che le Fortune “truffaldine” di alcune decine di migliaia di persone, raccimolate alle spalle di qualche miliardo di altre. Si sono distribuiti i rischi sulle spalle dei risparmiatori e dei contribuenti, invece di ridistribuire la ricchezza sulle fasce più basse di Reddito. 

Per questo, sono convinto che l’avvio di una “nuova fase”, debba accompagnarsi ad una normativa restrittiva, generale ma per nulla generica.

Questo vuol dire:

Razionalizzare il Sistema Bancario. Per impedire forme di “usura legalizzata”, per evitare nuovi casi “Bernard Madoff” e sgonfiare sul nascere ogni nuova “bolla speculativa”, simili a quella recente legata ai mutui sub-prime, ai CDO e ai Credit Default Swap, a mio avviso è d’obbligo il ritorno alla separazione tra Banche Commerciali, Istituti di Credito e Banche d’Investimento, varando una riforma delle Leggi Bancarie Nazionali e degli Accordi Internazionali, cancellando di fatto e di diritto la Banca Universale e impedendo nel contempo, che si possano riformare i Gruppi Polifunzionali delle origini, sciolgiendo il legame creatosi tra Servizi Bancari, Finanziari ed Assicurativi. Il Sistema Bancario deve cessare di essere “attore”, tornando ad essere un “fattore esterno” alla ciclicità economica. E’ necessario inoltre, che gli Stati acquisiscano le Banche Centrali, o che comunque, le rendano soggette al controllo del Parlamento, in nome del prioritario interesse del popolo.

Riformulare la normativa penale in tema di reati finanziari. Dare preponderanza alla loro pericolosità sociale e il giusto peso alle loro conseguenze, impattanti sulla Comunità. Inasprire massimamente le sanzioni verso chi sia giudicato colpevole di negligenza, connivenza o responsabilità diretta nelle azioni di “Insider Trading”, di Aggiotaggio, o di truffa verso i Risparmiatori. Allo stesso tempo, è necessario che sia abolita la Personalità Giuridica, in modo che diritti, doveri, obblighi e soprattutto responsabilità, tornino in capo agli individui, presi singolarmente o in associazione, anziché essere addossate ad artificiose ed impersonali “creazioni di comodo”.

Rivedere le Leggi Fallimentari, quelle Societarie e quelle sulla Concorrenza. Non è da oggi, è da sempre. Non è oltremodo accettabile che il dissesto d’interi Gruppi Aziendali causato da Manager avidamente incapaci e calcolatori, causi tentennamenti quando ci si trovi a dover decidere il “come” e il “quanto” sia necessario, per assicurare la massima copertura ai Dipendenti ed ai Creditori delle aziende interessate. E’ d’obbligo che si torni a “responsabilizzare” coloro che siano investiti del compito di Amministrare una Società, impededendo loro di pretendere di fare e disfare senza che alcuna conseguenza tangibile li colga, qualora si dimostrino “interessatemante poco produttivi” specie per i piccoli finanziatori (utili solo quando ci sia da “spremere” nuovi capitali). L’era delle “Stock Option” deve finire e i guadagni dei Dirigenti, in un periodo in cui la Maggiore Produttività serve solo ad “affossare” le pretese salariali, deve seguire le performance reali d’impresa. Il passo successivo dovrà essere, invece, quello di “reintegrare” il potere decisionale in capo alla Proprietà (oggi, di fatto, più o meno coscientemente esautorata da esso e lasciata “vivacchiare” come una massa di “Redditieri da Capitale”). Da ultimo, occorrerà rafforzare le capacità di manovra delle Autorità poste a tutela della concorrenza, affinché siano davvero in grado d’impedire la nascita ed il consolidamento di posizioni dominanti e di pericolose concentrazioni di Potere. Se così fosse stato; se il beneplacito non fosse arrivato con tanta facilità, sia dalle Istituzioni Politiche, sia dalle agenzie indipendenti, non ci troveremmo a disquisire del concetto “too big to fail”, perché non si sarebbe mai presentato. Al contrario, l’annacquamento delle regole e la supina accettazione da parte degli Organismi preposti, ha spesso contribuito a creare dei giganti dai piedi d’argilla, in primis, nel settore Creditizio ed Assicurativo.

Ridurre drasticamente l’operatività delle Borse Valori. Posto che sarebbe più opportuno far chiudere loro i battenti, ridotte come sono, a Casinò per “colletti bianchi”, dove la giocata vincente si chiama “Speculazione”, si dovrebbe limitare la loro attività, impedendo la raccolta di capitali azionari e limitandola esclusivamente ai titoli obbligazionari semplici (senza possibilità di cartolarizzarli) e alle materie prime.

Ridimensionare l’importanza delle Agenzie di Rating. E’ doveroso, che queste moderne “Sibille” dalle capacità obnubilate dai propri “interessi sonanti” siano costrette ad indicare i dati di fondo delle loro Valutazioni, che con la scusa di essere soltanto delle “opinioni”, continuano ad affossare intere Nazioni attraverso il declassamento dei relativi Titoli di Debito Pubblico. Niente più “AAA” o “Junk Bond” insomma, ma solo fredda e razionale contabilità analitica…

Rilanciare il ruolo dello Stato. Non mi nascondo ed anzi affermo con forza di credere nell’importanza dell’azione di Governo, come motore dell’Economia. Lasciate pure che parlino di Liberalizzazioni e di Privatizzazioni, la verità non può prescindere invece, dal considerare le Aziende di Stato o le società da esso partecipate, come “valvola di regolazione” della congiuntura, che sappia dare un impulso e che impedisca l’aumento della disoccupazione e i costi sociali diretti conseguenti. 

C’è una frase di Charles Bukowski che così recita: “Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo. Bene, ora si divora da solo”. Un’illuminante rappresentazione degli eventi contemporanei, eppure, personalmente non ho voluto fare della questione uno scontro ideale. Mi è bastato infatti considerare l’evidenza empirica per dimostrare che il Capitalismo non sia affatto il migliore dei Sistemi Economici, come hanno tentato di farci credere per decenni.

Un amico, un giorno mi disse: “esistono al mondo, due tipi di problemi, quelli non risolvibili e quelli risolvibili. Per i primi è inutile crucciarsi poiché al di fuori dalla capacità di azione e reazione del singolo. Per i secondi, invece, è inutile crucciarsi, proprio perché risolvibili”… Ecco, è proprio questo il punto, io credo che ci si debba impegnare, nel tentativo di risolvere davvero e non a chiacchiere, i problemi del primo tipo.

Dopo tutto, il tempo passa e accarezzando un portafogli sempre più leggero, non ci vuole molto a prevedere le difficoltà cui andrà incontro il proprio domani di lavoratore, di contribuente, di consumatore e più in generale, di cittadino. Venuto il tempo di cambiare le cose, non interessa più il perché e il “per chi”. Quel che interessa, oramai, è il come…

Non sarà facile, ma per certe cose, vale la pena combattere… Cominciare a ricostruirsi un Futuro, è proprio una di quelle.

D.V.