Oriana Fallaci, fu giornalista, scrittrice e libera osservatrice del mondo. Nonostante ancora oggi, a quasi dieci anni dalla scomparsa, vi sia ancora chi la veda come il “Diavolo fatto persona”, cresce la schiera di chi rimpianga di non averne compreso appieno e a tempo debito, le idee e gli insegnamenti. “Nemo propheta acceptus est in patria sua”… Soprattutto, in Italia.
“Anziché «figli di Allah» in Italia li chiamano «lavoratori stranieri». Oppure «manodopera di cui v’è bisogno».E sul fatto che alcuni di loro lavorino, non v’è alcun dubbio. Gli italiani son diventati talmente signorini (…) Non puoi più associarli al proletariato, insomma, e qualcuno che lavora per loro deve pur esserci. Ma quelli di cui parlo, che lavoratori sono? Che lavoro fanno? In che modo suppliscono al bisogno della mano d’opera che l’ex proletariato italiano non fornisce più? Bivaccando nella città col pretesto della merce da vendere, droga e prostitute incluse? Bighellonando e deturpando i nostri monumenti? Ubriacandosi sui sagrati delle chiese, dicendo oscenità alle antiche signore che camminano per strada, agguantandogli il seno, «conosco i miei diritti»? (…) E sbaglia chi la prende alla leggera o con ottimismo. Sbaglia, in particolare, chi paragona l’ondata migratoria che s’abbatté sull’America nella seconda metà dell’Ottocento. Anzi verso la fina dell’Ottocento e all’inizio del Novecento. Ora ti dico perché (…) Nella seconda metà dell’Ottocento l’ondata migratoria in America non avvenne in maniera clandestina e per prepotenza di chi la effettuava. Furono gli americani stessi a volerla, sollecitarla. E per un preciso atto del Congresso (…) Ch’io sappia, in Italia non c’è mai stato un atto del Parlamento che invitasse anzi sollecitasse i nostri ospiti a lasciare i loro paesi. (…) Da noi ci sono venuti e vengono di propria iniziativa con le maledette navi, coi maledetti gommoni, e nonostante i finanzieri che cercano di rimandarli indietro. (Ora, no. Per non passar da razzisti ora vanno addirittura a raccattarli, prendere i pargoli in braccio. Anziché finanzieri sembrano Dame della San Vincenzo de’ Paoli a cui manca solo il cappellino con la veletta). Più che d’una emigrazione s’è trattato dunque d’una invasione condotta all’insegna della clandestinità. Una clandestinità che inquieta perché non è pacifica e dolorosa come quella dei nostri emigranti d’un secolo fa. E’ tracotante, prepotente, e protetta dal cinismo dei politici che chiudono un occhio. Magari tutti e due (…) C’è il declino dell’intelligenza. Quella individuale e quella collettiva. Quella inconscia che guida l’istinto di sopravvivenza e quella conscia che guida la facoltà di capire, apprendere, giudicare, e quindi distinguere il Bene dal Male (…) Siamo meno lucidi, meno svegli, di quando non avevamo quel che serve o dovrebbe servire a coltivare l’intelligenza. Cioè la scuola accessibile a tutti anzi obbligatoria, l’abbondanza e l’immediatezza delle informazioni, l’Internet, la tecnologia che rende la vita più facile. (…) Quando questo bendiddio non esisteva, bisognava risolvere tutto da soli. Quindi sforzarci a ragionare, pensare con la propria testa. Oggi no. Perché anche nelle piccole cose quotidiane la società fornisce soluzioni già pronte. Decisioni già prese. Pensieri elaborati confezionati pronti all’uso come cibo già cotto. (…) Ergo, la gente non pensa più. O pensa senza pensare con la propria testa. (…) Per ragionare su ciò che vedi, che ascolti, che leggi, ad esempio. Per sfruttare il tuo cervello nel campo delle idee, della coscienza, della morale. Per accorgerti che qualcosa di ciò che vedi e ascolti e leggi non va, nasconde un inganno o un’impostura. Invece no. Non lo fai perché… Perché il cervello è un muscolo. E come ogni altro muscolo ha bisogno d’esser tenuto in esercizio. A non tenerlo in esercizio impigrisce, si intorpidisce. (…) E atrofizzandosi diventa meno intelligente, anzi diventa stupido. Diventando stupido perde la facoltà di ragionare, giudicare, e si consegna al pensiero altrui. Si affida alle soluzioni già pronte, alle decisioni già prese, ai pensieri già elaborati confezionati pronti all’uso. Alle ricette che (…) l’indottrinamento gli somministra attraverso le formule del Politically Correct. La formula del pacifismo. La formula dell’imperialismo. La formula del pietismo, la formula del buonismo. La formula del razzismo, la formula dell’ecumenismo. La formula anzi la ricetta del conformismo cioè della viltà. (…) E niente è più indifeso quindi più malleabile e manipolabile d’un cervello atrofizzato, d’un cervello stupido, d’un cervello che non pensa o pensa coi cervelli altrui. Puoi ficcarci tutto, lì dentro. Dal Credere-Obbedire-Combattere alla verginità di Maria. Puoi fargli credere che Cristo era un profeta dell’Islam, che aveva nove mogli e diciotto concubine, che predicava l’occhio per occhio e dente per dente, e che morì ottant’anni di raffreddore. Puoi convincerlo che Socrate era un siriano di Damasco, Platone un iracheno di Bagdad, Copernico un egiziano del Cairo, Leonardo da Vinci un marocchino di Rabat, e che tutti e quattro avevano studiato all’Università di Kabul. Puoi raccontargli (…) che la cultura islamica è una cultura superiore, e che senza di essa l’Occidente non esisterebbe. Puoi dagli da bere che il multiculturalismo e l’imperativo categorico di cui parlava Emanuele Kant, che nel Corano sta la nostra salvezza, che le bandierine arcobaleno sono simbolo di pace le persone come me simbolo di guerra. Non essendo più capace di pensare con la propria testa (…) quel cervello accetterà ogni bugia o stoltezza senza reagire. La immagazzinerà e la disputerà col medesimo automatismo (…) Atrofizzato e basta? Dovrei dire lobotomizzato. La lobotomia è una castrazione mentale. Consiste nel recidere le vie nervose che controllano i processi cerebrali… Chi subisce la lobotomia smette di pensare ciò che potrebbe pensare, diventa docile strumento nelle mani di chi pensa per lui. E se chi pensa per lui è a sua volta lobotomizzato, buonanotte al secchio”. (Oriana Fallaci) Continua a leggere »