“Al vecchio Inverno subentrò l’April, natura s’è ringiovanita: dalla splendente cupola infinita del ciel, piovono raggi, fluir per l’aria io sento la mattutina brezza; e molce il petto ardente la soave freschezza; ascolto gorgheggiare gli augei che si destâr. Ed il romoreggiare di piante lungo e d’acque. Oh! come dolce è vivere qui nella solitudine lungi alle lotte umane, lungi alla moltitudine. S’io avessi mai a dire all’attimo fuggente: “Tempo, t’arresta”! No! Tutto si disperde!… Sul campo dell’onore, o chi dopo una danza delirante da morte è colto in braccio d’un’amante? Un uomo son io. O sono un Dio?… Qual luce si fa agli occhi miei? No, il mondo degli spiriti chiuso non è! È il tuo cor che è morto, e per sempre… Tu, discepol, ti leva! Bagna il tuo sen mortale nel purpureo raggio dell’aurora. Dall’empireo alla terra lo spazio armonioso s’apre per te in un cantico eternale”! (Tratto da: “La dannazione di Faust”, opera di Hector Berlioz).
Si dice che: “la pena che i buoni devono scontare per l’indifferenza alla Cosa Pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi”. Che tale fosse il pensiero di Socrate, di Platone, o perché no, di entrambi, personalmente lo trovo estremamente “illuminante”, se raffrontato al modo d’intendere la Politica in Italia, sin “dalla notte dei tempi”… Continua a leggere »