Il Palazzo del Quirinale. La “Casa di tutti gli Italiani”. Beh, forse…

“Difatti, da qualunque parte sia la Verità, essa non può mancare di uscire illuminata da tale prova. Essa ha un fascino segreto e un potere invincibile sugli animi; presto o tardi giunge a sottometterli. Noi siamo fatti per conoscerla, e quando invece abbracciamo l’errore, siamo sedotti e legati dalla sua somiglianza con la Verità, perché essa non è sempre egualmente sensibile e palpabile; qualche volta l’errore prevale per ignoranza, si accredita con l’opinione, si afferma e si consolida con l’uso; l’errore assume allora tutte le apparenze della Verità, e acquista sugli animi un dominio che sembra indistruttibile. Quando la Verità così offuscata e dimenticata incomincia a riapparire, essa si ritrova con tutti gli svantaggi della novità, e vede alzarsi contro di sé quelle proteste che l’errore suscita, nel proprio interesse, ogni volta che viene enunciata. Soltanto a forza di esami e di fatiche, al prezzo di una discussione lunga e laboriosa essa riconquista la sua autorità perduta, e finalmente si manifesta con quella certezza alla quale l’evidenza ha posto il suo suggello. Il suo possesso è allora assicurato, essa non fugge più dopo essere stata lungamente disputata e acquistata con una ricerca ostinata, che una contraddizione sostenuta ha reso più profonda e più seria. (Guillaume Le Trosne)

Incipit “Obsequium amicos, Veritas odium parit”. 

Il tempo passa, sempre e comunque, strisciante o fuggevole, rabbioso o gaudente, eppure… L’Italia non cambia. Mai. Rivolta (forse) a sognare sul proprio futuro, spiazzata e impreparata di fronte al proprio infausto presente, la nostra “Amata” resta immancabilmente impantanata nel proprio “fangoso” passato. Continua a leggere »

Le più Alte Cariche dello Stato a confronto, in un recente vertice istituzionale.

“Nonostante i progressi che hanno contribuito a contenere il grave fenomeno, continuano purtroppo a registrarsi ogni giorno infortuni sul Lavoro, troppo spesso mortali, anche a causa di inammissibili superficialità e gravi negligenze nel garantire la Sicurezza dei lavoratori… L’incolumità e la Salute dei lavoratori costituiscono valori primari per la società e la loro tutela è interesse non solo del singolo lavoratore, ma di tutta la Collettività. Dobbiamo perseguire con impegno una politica sistematica e continua di prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro, ispirata a una cultura della legalità e della sicurezza e basata su una costante e forte vigilanza sul rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro”. (Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, 10 Ottobre 2010).

“Desidero ribadire ancora una volta che la sicurezza sul lavoro deve continuare a essere un impegno inderogabile e assoluto per garantire ai lavoratori Condizioni Ambientali rispettose delle nostre leggi e della Dignità Umana”. (Renato Schifani, Presidente del Senato, 6 Luglio 2011).

“L’incolumità e la Salute dei lavoratori costituiscono valori primari per la società e la loro tutela è interesse non solo del singolo, ma di tutta la collettività… La mancata applicazione della normativa antinfortunistica, l’incapacità di assicurare efficienti ed aggiornati programmi formativi per la prevenzione degli incidenti, i salari non sempre adeguati al costo della vita, la sottovalutazione del ruolo di denuncia dei sindacati costituiscono il substrato oggettivo su cui occorre intervenire immediatamente per stroncare quell’intreccio di fattori comportamentali che mette a rischio la salute dei lavoratori… Al riguardo, i processi di modernizzazione dei contesti organizzativi e dei modelli gestionali del lavoro necessitano di essere costantemente monitorati, al fine di verificare nel tempo l’efficacia o meno delle azioni intraprese, nei diversi ambiti, sul versante della prevenzione”. (Gianfranco Fini, Presidente della Camera, 10 luglio 2012). 

“Con senso di Responsabilità ed effettiva Collaborazione tra le istituzioni credo si possa trovare una soluzione positiva alla vicenda di una grande fabbrica che non può chiudere… Il Governo ha avvertito tutta l’urgenza e si è mosso con l’urgenza del caso per favorire la rimozione strutturale delle cause del sequestro degli impianti con la firma di un protocollo d’intesa. Sono stati stanziati 366 milioni di Euro che serviranno a bonificare il territorio inquinato, ed è positivo che l’azienda si sia subito impegnata stanziando proprie risorse”. (Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri, 7 Settembre 2012).   Continua a leggere »

Il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero e il Presidente del Consiglio, Mario Monti, durante un recente incontro con i giornalisti.

“Ferme restando l’esperibilità delle procedure previste dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di 15 prestatori di lavoro o più di 5 se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Tali disposizioni si applicano altresí ai datori di lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell’ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti ed alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro. Ai fini del computo del numero dei prestatori di lavoro di cui primo comma si tiene conto anche dei lavoratori assunti con contratto di formazione e lavoro, dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato parziale, per la quota di orario effettivamente svolto, tenendo conto, a tale proposito, che il computo delle unità lavorative fa riferimento all’orario previsto dalla contrattazione collettiva del settore. Non si computano il coniuge ed i parenti del datore di lavoro entro il secondo grado in linea diretta e in linea collaterale. Il computo dei limiti occupazionali di cui al secondo comma non incide su norme o istituti che prevedono agevolazioni finanziarie o creditizie. Il giudice con la sentenza di cui al primo comma condanna il datore di lavoro al risarcimento del danno subìto dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata l’inefficacia o l’invalidità stabilendo un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento del licenziamento al momento dell’effettiva reintegrazione; in ogni caso la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione globale di fatto. Fermo restando il diritto al risarcimento del danno cosí come previsto al quarto comma, al prestatore di lavoro è data la facoltà di chiedere al datore di lavoro in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, un’indennità pari a quindici mensilità di retribuzione globale di fatto. Qualora il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito del datore di lavoro non abbia ripreso il servizio, né abbia richiesto entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito della sentenza il pagamento dell’indennità di cui al presente comma, il rapporto di lavoro si intende risolto allo spirare dei termini predetti. La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’articolo 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro. L’ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l’ha pronunciata. Si applicano le disposizioni dell’articolo 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile. L’ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’articolo 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo comma ovvero all’ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l’ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all’importo della retribuzione dovuta al lavoratore”. Testo del “fu” articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, inserito nel Titolo Secondo (Della libertà sindacale – Reintegrazione nel posto di lavoro). Continua a leggere »

Il Presidente del Consiglio Mario Monti, assieme al Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, secondo il quale il processo innescato dall’Euro è di fatto “irreversibile”. Che non sappia forse, che in base alle Leggi della Fisica, sia tale anche la caduta in un Buco Nero?

“Il lavoratore diviene un rivoluzionario non accentuando le proprie caratteristiche di operaio, ma proprio liberandosene […]. Il lavoratore diviene un rivoluzionario quando si libera del proprio ‘operaismo’, quando giunge a detestare il proprio ruolo di classe senza mezzi termini, qui e ora, e quando comincia a scrollarsi di dosso quei caratteri che i marxisti più gli ammirano – l’etica del lavoro, la struttura caratteriale derivante dalla disciplina industriale, il rispetto per la gerarchia, l’obbedienza ai capi, il consumismo, le scorie del puritanesimo. In questo senso, il lavoratore diviene un rivoluzionario nella misura in cui si libera del proprio ruolo di classe e acquista una coscienza di non-classe”Murray Bookchin 

Strano Paese l’Italia. Già, strano davvero! Dopo tutto, basta guardarsi attorno e cogliere i variegati fenomeni economico-sociali che ci circondano.

Se “scendi in campo”, dandoti alla Politica, puoi disastrare le casse dello Stato, curare tranquillamente i tuoi affari privati, affossare la credibilità delle Istituzioni, rubare a “piene mani” e annichilire le speranze di un’intera Società, senza rischiare granché, poiché un salvacondotto confezionato appositamente dal Parlamento, è sempre pronto a salvarti dalla grinfie di un Magistrato puntiglioso e magari a conservarti la poltrona, con tanto di scuse… Continua a leggere »

Il prossimo passo verso la "vera" Democrazia: la conquista di Montecitorio.

Demagogia è un termine di origine greca (composto di demos, “popolo” e agein, “trascinare”). In principio, genericamente, arte di guidare il popolo; in seguito (già presso gli antichi Greci), la pratica politica tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni, specialmente economiche, con promesse difficilmente realizzabili. Nella storia del pensiero politico il termine risale alla tipologia aristotelica delle forme di governo, nella quale rappresenta un aspetto degenerativo o corrotto della politèia, per cui si instaura un governo dispotico delle classi inferiori dominato dai demagoghi, che sono definiti da Aristotele «adulatori del popolo». (Def. tratta da: Enciclopedia Treccani)

Populismo s. m. [dall’ingl. populism (der. di populist: v. populista), per traduz. del russo narodničestvo]. –
1. Movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l’ultimo quarto del sec. 19° e gli inizî del sec. 20°; si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria (culminata nel 1881 con l’uccisione dello zar Alessandro II), un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, spec. dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale.
2. Per estens., atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Con sign. più recente, e con riferimento al mondo latino-americano, in partic. all’Argentina del tempo di J. D. Perón (v. peronismo), forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione. In ambito artistico e letterario, rappresentazione idealizzata del popolo, considerato come modello etico e sociale: il p. nella letteratura italiana del secondo dopoguerra. (Def. tratta da: Enciclopedia Treccani) Continua a leggere »