Il Ministro Cécile Kyenge. La sua battaglia per l'integrazione degli immigrati è giusta nei tempi, ma sbagliata nei modi. L'infuocato dibattito da lei alimentato, nato dalla proposta di rinunciare allo "Ius Sanguinis" in favore dello "Ius Soli", è indicativa delle diverse sensibilità riscontrabili nel nostro Paese, in tema di "immigrazione e cittadinanza". Resta un dubbio: "è davvero giusto ed opportuno che a maneggiare la materia sia un Esponente del Governo, nato oltre-confine"?

Il Ministro Cécile Kyenge. La sua battaglia per l’integrazione degli immigrati è giusta nei tempi, ma sbagliata nei modi. L’infuocato dibattito da lei alimentato, nato dalla proposta di rinunciare allo “Ius Sanguinis” in favore dello “Ius Soli”, è indicativa delle diverse sensibilità riscontrabili nel nostro Paese, in tema di “immigrazione e cittadinanza”. Resta un dubbio: “è davvero giusto ed opportuno che a maneggiare la materia sia un Esponente del Governo, nato oltre-confine”?

“Peccato che non si possa vedere che cosa passi nella mente degli uomini quando scelgono un’opinione! Son sicuro che, se questo fosse possibile, potremmo ridurre il consenso di un’infinità di uomini all’autorità di due o tre persone, che, ritenute profonde conoscitrici di una dottrina, sono riuscite a diffonderla, grazie al pregiudizio che si aveva dei loro meriti”. Pierre Bayle

Dedicato a chi fugga in cerca di Opportunità e a chi, pur restando, continui a credere nei propri Diritti e nelle proprie Libertà.

Incipit

Tutto ebbe inizio in una data precisa: 8 Agosto 1991. Quel giorno, rimosso dalla memoria dei più e probabilmente sconosciuto a tutti gli altri, con l’ingresso nel porto di Bari della nave Vlora, salpata da Durazzo, Albania, con un carico di oltre ventimila persone disperate (e contemporaneamente cariche di nuovi auspici in vista dell’approdo in “America”, ndr) venne meno il “non-rapporto” instaurato fino ad allora, tra l’Italia e Flussi Migratori…

Il nostro Paese, appeso alle limitate sicurezze derivanti dall’aver promulgato la “Legge Martelli” giusto l’anno prima (Legge n.39 del 1990) e abituato al massimo, a sghignazzare sulle spiagge, alle spalle del “Vù cumprà” di turno, fu messo di fronte al mastodontico, “prevedibile imprevisto”, sapendo dare dimostrazione al mondo di tutte le incapacità del caso…

In quel preciso istante, tutti noi fummo posti di fronte al crollo delle nostre certezze – pur non comprendendolo appieno – mentre la Penisola passò di colpo, dall’essere punto di partenza per altri “ameni lidi”, a sciagurata terra d’approdo.

Oltre millecinquecento anni dopo il definitivo superamento del Limes “reale e sostanziale” eretto contro i “Barbari” dall’Impero Romano, fu la volta di quello “ideale ed ingenuo”, figlio dei Blocchi delle Ideologie, che per decenni aveva tenuto separato il Suolo Italico dallo Straniero.

Fu l’inizio della fine… Fu un nuovo inizio.

La Politica, l’Immigrazione e il Rispetto dei Diritti

Riguardo alle Politiche sull’immigrazione, siamo da sempre convinti che all’obbligo morale ed umano, che impone il rispetto del principio di Solidarietà e dunque l’Accoglienza del bisognoso, debba accompagnarsi il dovere di rispettare i Diritti dei cittadini, nel nome della Legalità e dell’Etica di Stato.

In effetti, i Processi di Integrazione nella Società di coloro che scelgano l’Italia per cominciare una nuova vita, cominciano nel momento stesso in cui essi giungano da noi e rappresentano la “prima pietra” sulla quale erigere l’Italia di domani. Allo stesso tempo, il mantenimento delle prospettive e dei fondati interessi degli Italiani “della prima ora”, è il collante necessario affinché la nuova costruzione non imploda come un castello di carte.

In questa materia, ad illuminare le menti e a guidare le mani dev’essere un principio di mutuo “Do ut Des”, in cui l’equilibrio tra esigenze e pretese di ambo le parti sia ben ponderato. “Comune prosperità nella legalità” dev’essere la parola d’ordine.

Proprio per questa ragione, a nostro avviso, ogni forzatura che miri a disarticolare in senso peggiorativo l’attuale impianto normativo, in maniera poco ragionata, o addirittura faziosa, dev’essere rifiuta e respinta all’origine. Ben venga la sensibilità personale ed umana (a patto che non sia guidata da ragioni ideali “estremiste”, o da più bieche motivazioni elettorali) ma ben venga, nel contempo, del sano e coscienzioso “pragmatismo di salvaguardia”.

In tempi in cui parlare semplicemente di “Nazione” pare esser diventato un oltraggioso affronto, valga la premessa doverosa, ineludibile e sincera, che nel nostro animo a prevalere sia del sano e genuino “Amor di Patria” e che ivi non alberghi alcunché ascrivibile a vili e perniciose “questioni di razza”. A fare la differenza, in cuor nostro, è l’Onestà delle persone. Ergo, non abbiamo problemi a vivere e a lavorare con chi abbia il colore della pelle di qualsivoglia colore dell’Arcobaleno, o che parli un idioma che non “risuoni” il Fiorentino, il Bresciano, il Siculo, o il Ternano.

Una delle tante "carrette del mare" intercettate sulla rotta verso l'Italia: un Paese che per tanti emigranti continua a rappresentare, nel bene e nel male, l'America.

Una delle tante “carrette del mare” intercettate sulla rotta verso l’Italia: Paese che per tanti emigranti continua a rappresentare, nel bene e nel male, l’America.

Ciò che non accettiamo è l’immigrazione “selvaggia e sfrenata” – basata sul concetto della “continua emergenza” – senza scrupoli, senza risorse e senza soluzione, che dimostra quotidianamente il disimpegno della Politica e il prevalere d’interessi di nicchia. Un concetto erroneo cui, nel nome degli “sbarchi”, al rispetto e al ristoro delle giuste necessità dei nuovi arrivati, fa da contraltare la dimenticanza delle altrettanto giuste esigenze degli “indigeni”.

Allorché ci troviamo a vivere i salvataggi degli esuli in diretta televisiva; ad ascoltare i drammi di vita di quella gente dai diversi Natali; a vedere le facce spente dei detenuti dei CIE; a sapere degli impediti affondamenti delle “carrette del mare” e dei respingimenti del vicino Stato Maltese; un misto di rabbia e sofferenza ci pervade.

Pur tuttavia, allo stesso tempo, non dimentichiamo il sentimento di frustrazione e il senso d’abbandono, omaggio di uno Stato assente, vissuti dagli abitanti di talune realtà locali (la Puglia di ieri e Lampedusa di oggi, ndr), lontane da Roma, sia geograficamente, sia emotivamente…

Così come non dimentichiamo che, nelle difficoltà proprie degli Apparati cui siano delegate le funzioni di controllo in tema di “clandestinità”, spesso e volentieri finisca per valere l’equivalenza tra immigrati irregolari (privi di occupazione e di reddito stabile) e criminalità di ogni livello (la Cronaca Nera quotidiana, ahinoi, parla da sé).

L’obbligo impellente: migliorare lo stato delle cose nel nome del “riequilibrio”

Se davvero la volontà è quella di dire basta: basta alle “barche delle morte” che affondano; basta alle polemiche sui CIE che “scoppiano”; basta alle prese in giro degli abitanti delle piccole isole e delle Regioni abbandonate al loro destino; basta alle centinaia di migliaia di persone prive di permesso di soggiorno che sovente, muovendosi nell’ombra, vanno ad ingrossare le file del malaffare; ecc. ecc. E’ nostra opinione che il Governo e il Parlamento della Repubblica Italiana, debbano impegnarsi, da un lato a far riemergere gli “irregolari” presenti sul territorio e dall’altro, ad inviare ai disperati senza Patria, ma soprattutto ai Poteri Mafiosi che lucrino su di loro, un messaggio perentorio: “qui, non si passa più”.

Dopo tutto, al di là delle promesse di comodo, è inutile aspettarsi aiuti da un’Europa distratta e disinteressata, lamentandosi degli appelli rimasti inascoltati da Bruxelles – per poi cedere a “denti stretti” alle richieste dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’ONU – quando scafisti senza scrupoli sappiano per certo, che le frontiere colabrodo del nostro Paese (specie quelle marittime) siano un mezzo sicuro per fare soldi sulle sfortune di chi scappi da guerre, miserie e malattie.

Se è vero come è vero che il Passato Coloniale di alcuni Paesi (in parte anche del nostro) conti parecchio sui drammi dell’Africa e del Medio Oriente, che oggigiorno spingono alle “fughe di massa”, è quantomai lecito domandarsi: “Visto e considerato che l’opzione di aprire le porte a chiunque non sia praticabile, per quanto tempo è giusto accettare le colpe e le responsabilità morali delle passate generazioni? E per quanto invece, è giusto accettare i rimbrotti e le osservazioni di certi “benpensanti”, riguardo a presunti “privilegi” goduti dai nostri padri”? Chissà mai che “Eternità” non sia la risposta di qualcuno…

Il fatto che la “nostra gente”, tanto in un lontano passato, quanto in un amaro presente, abbia lasciato casa propria con la valigia di cartone e rinunciato agli affetti dei propri cari, per cercare fortuna oltre-confine, non è una ragione valida per assecondare un “obbligo d’ingresso morale” che faciliti quello fattuale e che imponga la rinuncia a tutte le severe verifiche e restrizioni del caso.

Il mondo cambia continuamente e per l’appunto, è assai cambiato: in termini di risorse; in termini di sviluppo; in termini di bisogno di forza lavoro. Agire come se nulla fosse, ritenendo che tante diverse “Ellis Island” riservate agli Italiani aspiranti cittadini del mondo, non siano mai esistite, è fuorviante. Anzi, è pericoloso, in quanto può condurre all’innesco di conflitti sociali gravi, inestricabili e irrisolvibili.

Il Ministro dell'Integrazione, Cécile Kyene, ed il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Entrambi concordano con la necessità di "Italianizzare" più speditamente, la seconda e la terza generazione d'immigrati (nati in Italia, ndr). La domanda è se sia davvero la migliore delle scelte, quella di rendere automatica l'attribuzione di un Diritto fondamentale come quello di Cittadinanza, senza tener conto dei relativi Doveri.

Il Ministro dell’Integrazione, Cécile Kyenge, ed il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Entrambi concordano sulla necessità di “Italianizzare” più speditamente, la seconda e la terza generazione d’immigrati (nati in Italia, ndr). La domanda è se sia davvero la migliore delle scelte, l’automatica l’attribuzione di un Diritto fondamentale come quello di Cittadinanza, senza tener conto dei relativi Doveri.

E’ per questo che quando sentiamo affermare dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “Massima attenzione all’integrazione degli immigrati”, da par nostro rispondiamo: “Certo”! Tuttavia, caro Presidente vorremmo che si prestassero la medesima cura, lo stesso “spreco di parole” e di risorse, gli stessi intendimenti ideali, ed eguale impegno politico, per evitare la “disintegrazione” del popolo Italiano.

Insomma, non vogliamo apparire come dei bigotti ed ottusi nazionalisti o peggio, essere tacciati di “nere tendenze politiche”, ma gradiremmo quantomeno che in Italia ci fosse “pari dignità” tra Dovere all’accoglienza ed Obbligo di Solidarietà da un lato e Diritto di tutela del cittadino dall’altro. Sarebbe bello sapere che le Istituzioni si adoperino concretamente per impedire l’espatrio per necessità della “Meglio Gioventù Italica” in cerca di una possibilità chiamata Occupazione…

O si prende coscienza dell’impellente necessità di un “riequilibrio” in questa difficile situazione, o, prima o poi, il noto motto “prima gli Italiani” tornerà di gran moda… E allora, sarà “guerra tra poveri”, innanzi al crollo della nostra Società.

Il Dilemma della “revisione” della Legge Bossi-Fini.

Di recente si è tornati a parlare di una riforma dell’attuale Legge sull’immigrazione (n.189 del 2002), altrimenti nota come Bossi-Fini, “rea”, per molti cittadini e per alcuni tribunali, di avere introdotto il Reato di Clandestinità nel nostro Ordinamento. Rimettendoci alla volontà del Legislatore, riguardo al se, al come e al quando modificarla, ci limitiamo a proporre dei costruttivi appunti, o meglio, qualche suggerimento volto ad affrontare costruttivamente la questione.

A nostro giudizio, allo stato, bisognerebbe sospendere a tempo indeterminato il Trattato di Schengen, al fin di limitare l’invasione “in ingresso” proveniente dall’Est Europa, “sigillando” d’altro canto, i confini “in uscita”. Ciò, con lo scopo d’inviare indirettamente il messaggio, verso le coste d’Oltremare, che l’Italia non sia più il canale privilegiato per il passaggio verso il Continente.

Si potrebbe dar vita ad un Comitato Operativo sull’Immigrazione (un organismo burocratico composto, per esempio, da un Prefetto, da un Magistrato e da un Alto Ufficiale dello Stato Maggiore della Marina Militare, soggetto alle “valutazioni politiche” di un eventuale Comitato Interministeriale Emigrazione e Lavoro, ndr) cui delegare tutte le decisioni operative in tema di: accordi “di blocco” con gli Stati di provenienza e di partenza dei migranti/clandestini; determinazione del possesso e del mantenimento del “merito” di permanenza e d’impiego dello straniero in Italia; rimpatrio degli indesiderati e dei soggetti condannati in via definitiva, a fronte di reati la cui pena possa essere scontata nei Paesi di provenienza; controllo delle coste e pattugliamento delle acque territoriali; valutazione delle domande di Asilo Politico.

Comunque sia, sarebbe logica ed “umana”, la decisione di limitare quanto prima, ad una settimana, il tempo di permanenza nei CIE (un “male” comunque necessario) di quanti ad ogni dì, continuino a sbarcare sul “lungomare”.

Allorché ci si perda dietro al “sogno” della libera circolazione delle persone a livello globale, siamo tutti d’accordo. Tuttavia, nella realtà, ragioni economiche, politiche, sociali e religiose lo impediscono. E’ un po’ come per la “Pace nel mondo”: la vorremmo tutti, ma, di fatto, essa rappresenta soltanto un’utopia per cui battersi e morire, con la consapevolezza che mai si possa realizzare.

Pertanto, anche in virtù dell’approssimarsi della data in cui il nostro pianeta raggiungerà il numero di Otto Miliardi di abitanti, è bene ragionare in maniera forse un po’ più cinica, ma di sicuro più avveduta e realistica, sui “conflitti” dell’immigrazione. E’ preferibile guardare con lungimiranza al futuro, mettendo in pratica una più ovvia e vantaggiosa (per tutti) Politica di redistribuzione delle risorse, anziché permettendo uno “sbilanciamento umano” verso l’Europa, con l’Italia in prima fila.

Se la Statistica “post-Censimento 2011” conta oltre sessanta milioni di  persone sparse sulla Penisola, sarebbe giusto che i Governanti di turno si prendessero la briga di mettere nero su bianco, nel nome di una sensata e civile programmazione, quale sia, secondo loro, il numero massimo di abitanti raggiungibile dall’Italia, sia in termini di risorse disponibili e spendibili, sia in termini di salvaguardia ambientale

Visto e considerato che capita sovente che si sottolinei si rimproveri l’arretratezza normativa del nostro Paese in questa o in quella materia, riguardo alla Legislazione sull’immigrazione potremmo dire: “o si va “a scuola” agli antipodi, prendendo spunto dalle analoghe, restrittive Leggi emanate in materia dall’Australia e soprattutto dalla Nuova Zelanda, o ben presto la nostra Comunità “salterà in aria”, letteralmente”.

Il Diritto di Cittadinanza

Sfogliando la Costituzione, all’art.3, comma 1, leggiamo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. 

E’ un fatto assodato che in tema d’Immigrazione, a fare la differenza sia il Diritto di Cittadinanza e che le due voci, procedano (o dovrebbero comunque procedere) di pari passo. Ciò, soprattutto quando si abbia a che fare con le “seconde generazioni”, ovvero con i figli dei non-Italiani che vivano da anni nel nostro Paese.

La Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Anch'ella, in veste di Terza Carica dello Stato, si è più volte espressa in favore di una più facile e rapida concessione della Cittadinanza agli immigrati, nonché al superamento del "Diritto di Sangue.

La “Presidentessa” della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Anch’ella, in veste di Terza Carica dello Stato, si è più volte espressa in favore di una più facile e rapida concessione della Cittadinanza agli immigrati, nonché per il superamento del “Diritto di Sangue”.

A tal proposito, è giusto affermare fin dal principio la nostra contrarietà alla proposta d’introdurre nel nostro Ordinamento lo “Ius Soli”, argomento tanto caro a Cécile Kyenge, Ministro dell’Integrazione del Governo Letta e a Laura Boldrini“Presidentissima” della Camera dei Deputati.

Ovviamente, è il caso di dire che il nostro diverso parere, specie con riferimento al Ministro Kyenge, non abbia alcunché di pregiudiziale e sia distante anni luce dai ragionamenti di taluni “Politici di Verde Vestiti” che, tra “insulti scimmieschi”, “maiale day” e “oltraggiose magliette”, anziché sedere in Parlamento, dovrebbero essere rinchiusi in una “gabbia Padana”…

In effetti, proprio perché siamo favorevoli ad integrare al meglio chi pur non avendo degli “Italici Natali”, sia desideroso di “acquisirli” con onestà, dedizione e rispetto, non vediamo con favore una modifica dell’attuale Status Quo normativo e pensiamo che “imporre” la rinuncia dello “Ius Sanguinis” rappresenterebbe un vero e proprio “Abuso di Cittadinanza”

Senza contare che al cospetto dei “negrieri del Terzo Millennio”, optare per tale scelta equivarrebbe di fatto, ad “offrire” in pasto una succulenta bistecca ad un leone affamato: l’esito è scontato, prima ancora di averlo pensato!

In un Paese dove moltissimi “abitanti DOC” meriterebbero di essere resi apolidi e messi alla porta, per quanto sia doloroso affermarlo non si può correre il rischio di “importare” un numero incommensurabile di “potenziali Italiani in fasce”.

Inoltre, in tutta onestà, il fatto che a proporre il superamento dell’attuale sistema di acquisizione della Cittadinanza, siano un Ministro che abbia vissuto suo malgrado (per ragioni burocratiche, ndr) un seppur temporaneo “senso di clandestinità” e una Presidentessa della Camera che abbia rivestito il ruolo di Portavoce dell’UNHCR, palesa un evidente “eccesso di tutela” delle ragioni di chieda di entrare, rispetto a quelle altrettanto degne di nota (e di cura), proprie di chi chieda di rimanere (i cittadini, ndr).

E’ un po’ come dire che dovendosi legiferare in materia di lotta agli stupefacenti, avessero voce in capitolo un ex tossicodipendente e l’ex Responsabile di una Comunità di Recupero. Per quanto sulla carta, ciò possa apparire come la soluzione ideale, è più che lecito dubitare del fatto che il loro profondo coinvolgimento emotivo, legato ad eventi passati, rischi di compromettere il raggiungimento del “migliore risultato” per tutti, ovvero anche di chi mai abbia fatto uso di droghe…

Per raggiungere un compromesso “civile e costruttivo”, riteniamo comunque ineludibile la concessione di una Sanatoria a quanti si trovassero sul nostro territorio ad una specifica data. Ciò, al fine di “cristallizzare” la pur tragica situazione e per consentire ai Sans-Papiers” di poter emergere dall’anonimato e di cercare “la via legale ad una vita dignitosa”. A meno di non volersi impegnare in inconcepibili rastrellamenti di “stampo Hitleriano” del Territorio Nazionale: possibilità, ahinoi, sempre nella mente di talune teste bacate…

Una volta che si avesse finalmente qualche certezza in più, si potrebbe poi pensare di “allargare la maglia dei diritti”: riducendo a cinque o a sette anni i tempi d’attesa per la naturalizzazione; concedendo l’agognato Passaporto della Repubblica ai figli degli immigrati nati in Italia (e con la fedina penale pulita, ndr) al compimento dei sedici anni di età; garantendo il diritto di voto amministrativo ai “residenti non Italiani” di lungo corso e senza carichi con la Giustizia; introducendo una sorta di “pre-Passaporto” che in virtù del comprovato merito sociale, economico, lavorativo, culturale, artistico, sportivo e militare, dell’individuo, consenta alle Prefetture di ridurre, o di azzerare, i termini di concessione della Cittadinanza.

Non sappiamo se il nostro punto di vista raccolga o raccoglierà consensi, né pretendiamo che coloro che abbiano la bontà di leggerci lo accettino pedissequamente. Il nostro intendimento è soltanto quello di proporre delle soluzioni; delle risposte a precise domande; delle soluzioni agli equilibri instabili della nostra vita e della nostra Società… Prendendo spunto da un’impudica e tragica Realtà.

D.V.

P.S.: “È un uomo civilizzato colui che dà una risposta seria ad una domanda seria. Di per sé la civiltà non è altro che un sano equilibrio di valori”. (E. P.)

  1. avatar admin ha detto:

    Caro Ruggero, che dire? Se non altro, citando Jacinto Benavente: “Talvolta si cerca di apparire migliori di quello che si è. Altre volte si procura di sembrare peggiori. Ipocrisia per ipocrisia, preferisco la seconda”…

  2. avatar ruggero ha detto:

    L’ IPOCRISIA signori questa è la vera MERDA di questa società e visto che sembrate non saperlo sappiate che ogni giorno della VOSTRA vita è causa di migliaia di morti nel terzo mondo, pensateci IPOCRITI… ogni doccia che fate, ogni televisore che comperate, ogni pieno di benzina, ogni gioiellino che regalate alla vostra fidanzata, ogni camicia di cotone che acquistate, ogni caffè che bevete, ogni frutto esotico che mangiate, ogni serramento in doussiè o pavimento in legno esotico che acquistate e molto altro ancora, sono CAUSA di migliaia di morti, perchè i governi gli stati di cui siete orgogliosi di appartenere DEPREDANO l’africa da quando è stata scoperta e lo fanno perchè tutti noi si possa vivere nel benessere… e allora VERGOGNATEVI una volta per tutte, ma rinunciate a ciò che ogni giorno fate, perchè migliaia di persone OGNI giorno muoiono per questo. Ma siccome non ve li fanno vedere allora non esistono… IPOCRITI!