Uncle SamÈ indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum“. Costituzione Italiana, art. 75.

Il prossimo 21 e 22 Giugno in occasione dei 3 quesiti referendari previsti – ma poco noti – avremo di nuovo la responsabilità, se non di scegliere, almeno di partecipare alla “gestione” della cosa pubblica.

E’ vero, in questi anni siamo stati sommersi da Referendum di ogni tipo, spesso senza senso, ed a volte alle scelte abrogative valide, hanno fatto seguito Leggi di segno opposto, che si sono prese gioco della parola dei cittadini. E’ stato così per l’abrogazione del Ministero dell’Agricoltura (oggi Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali), per il Finanziamento Pubblico dei partiti politici (più vivo che mai) e per il Nucleare (che presto farà magicamente, la sua ricomparsa sul territorio nazionale). Ciò ha dimostrato, per l’ennesima volta, l’arroganza dei professionisti della Politica nei confronti degli Italiani.

A mio parere sarebbe dunque opportuno rilanciare l’Istituto referendario, restituendogli il valore che merita e ponendo fine al suo essere un “diritto sprecato”.

Si potrebbe ad esempio:

1) innalzare da 500 mila ad 1 milione, il numero di firme necessario per presentarne la richiesta. Ciò consentirebbe di concentrare l’interesse solo su questioni davvero importanti e di limitare quelle dal valore discutibile. Se pensate che sia eccessivo, Vi ricordo che la Costituzione venne scritta in un periodo in cui l’Italia contava poco più di 40 milioni di abitanti. Oggi siamo 60 milioni e “mettere una firma” è un evento più che comune.

2) Abolire il famigerato quorum. Ebbene si! Poiché troppo spesso si sentono inviti ad andare al mare – piuttosto che a partecipare al voto referendario – provenienti dai rappresentanti dei partiti politici, propongo di “by-passare” tali chiacchiere, obbligandoli di fatto a schierarsi per un si o per un no e garantendo la validità del voto, qualunque sia il numero dei partecipanti.

3) Introdurre il Referendum deliberativo. Perché limitarsi ad abrogare? Facciamo in modo che la gente possa usare il Referendum anche costruire una norma, visto e considerato che il complementare Istituto della Petizione popolare (vedi: Costituzione Italiana, art.71, comma 2°) innanzi all’immobilismo parlamentare rimane di fatto inutilizzabile.

4) Determinare una data che, con cadenza biennale, veda fissati i Referendum passati al vaglio della Corte di Cassazione e dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale.

5) Consentirne l’impiego, anche in materia di ratifica dei trattati internazionali.

6) Limitare a 7 il numero dei quesiti presentabili agli elettori, in occasione di ciascun appuntamento referendario.

Provocazioni, ipotesi plausibili, verità indiscutibili? Chi lo sa?

Una cosa è certa, che votiate si o che votiate no, l’importante è che Vi rechiate al seggio, dando così al Referendum l’importanza che da sempre merita. Ricordate che in passato i “nostri nonni” abbiano combattuto il Sistema e spesso siano morti, per garantirci quei diritti di cui oggi bellamente ci facciamo beffa.

D.V.