Karzai “Democrazia: non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto”. Blaise Pascal

Quasi a sbugiardare definitivamente, coloro che credano nella “esportabilità” della Democrazia, è giunta finalmente la certezza che le elezioni Presidenziali Afghane, svoltesi lo scorso Agosto, siano state ampiamente falsate da una frode elettorale.

L’apposita Commissione per i Reclami Elettorali (ECC) ha infatti provveduto all’annullamento di un numero “consistente” di voti, in ben 210 seggi, dopo la constatazione di “prove chiare e convincenti di brogli…”.

L’organizzazione Statunitense, Democracy International, ha diffuso un rapporto in base al quale oltre 1 milione di schede sarebbe stato invalidato.

La maggior parte di esse era a favore del Presidente uscente Hamid Karzai, ossia dell’uomo che nel 2001 venne “scelto” da George W. Bush, come nuovo leader dell’Afghanistan, ma che in realtà non si è mai distinto per carisma e capacità, tra la variegata e multietnica popolazione, limitandosi ad amministrare alcune zone della capitale, Kabul, grazie alla massiccia presenza di militari stranieri.

Secondo fonti O.N.U. che preferiscono restare anonime, Karzai non avrebbe raccolto il 54% dei consensi, come riscontrato in un primo momento, ma poco più del 49%, vedendosi in tal modo costretto a quel ballottaggio che ha sempre cercato di evitare, tentando di discreditare i metodi adottati dalla Commissione, durante la propria attività di verifica.

Accertato il responso, il Presidente ha comunque assicurato al Segretario Generale dell’O.N.U. Ban Ki-Moon, ed al Segretario di Stato U.S.A. Hillary Clinton, che rispetterà pienamente i dettami Costituzionali.

Afghanistan, gruppi etniciLo sfidante designato, che ha definito “attendibili” i nuovi risultati, è l’ex Ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah il quale dopo la “riconta” si attesterebbe attorno al 32% delle preferenze, dal precedente 28% – che pur dicendosi pronto ad un nuovo ricorso alle urne, non ha mai escluso la possibilità di accordarsi “direttamente” con il rivale, in cambio di un posto di rilievo all’interno del nuovo Governo.

In effetti, prima che la Commissione decidesse di tornare davanti agli elettori il prossimo 7 Novembre, si vociferava con insistenza, dell’assegnazione ad Abdullah della carica di Primo Ministro, che seppure non prevista dalla Costituzione vigente, sarebbe stata ben accolta dalla Comunità Internazionale, interessata a rapportarsi con Istituzioni Afghane che godano di un vasto consenso e che riescano pertanto ad “azzoppare” il potere dei Talebani.

E’ lecito ritenere che i dubbi circa la veridicità del responso elettorale, siano stati alimentati dalla “diplomazia occidentale”, interessata al rinnovamento della locale classe dirigente e sempre più orientata a ricercare un interlocutore meno “compromesso” sul piano interno, da scandali legati a corruzione, o ad accertata collusione con i trafficanti d’eroina, come nel caso del Governatore di Kandahar, nonché fratello del Presidente, Ahmad Wali Karzai

Per gli Stati Uniti e l’Unione Europea è estremamente importante che a Kabul s’insedi al più presto un Esecutivo certo e credibile, anche per provvedere all’invio dei rinforzi richiesti dal Gen. Stanley McChrystal, comandante delle truppe ISAF, che da tempo tiene sotto pressione il Presidente Obama con la sua nuova strategia di battaglia – assetata di uomini e mezzi – che richiama quella dell’Escalation, applicata senza successo durante la guerra del Vietnam.

Evidentemente, il “bad boy a stelle e strisce” vuole arricchire la bacheca dell’Accademia di West Point, con la sua immagine di vincitore dell’insidiosa ed incerta “disfida mediorientale”, a discapito dei giovani yankees che sempre più numerosi perdono la vita in imboscate, o in attacchi di vera e propria guerriglia, per poi tornare in Patria in una bara, ed avvolti dall’assordante silenzio della censura mediatica.

Sul modo in cui verrà scritta la “prossima” Storia Afghana, solo le future generazioni potranno forse giudicare, certi di una lucidità mentale che oggi colpevolmente latita negli ambienti della Politica Internazionale.

Quel che è certo, è che finché si rinfocolerà lo “scontro” di civiltà antitetiche e che mai si concilieranno sul piano ideale, pretendendo di “ammaestrare” alle regole della Democrazia, realtà culturali che con essa non abbiano alcuna attinenza – come accade con l’Islam – non si otterrà altro risultato che insegnare le pratiche dell’imbroglio e della mistificazione, anziché i valori della libertà e della pace.

D.V.