“In politica presumiamo che tutti coloro i quali sanno conquistarsi i voti, sappiano anche amministrare uno Stato o una città. Quando siamo ammalati chiamiamo un medico provetto, che dia garanzia di una preparazione specifica e di competenza tecnica. Non ci fidiamo del medico più bello o più eloquente”. (Platone)
Inicipit. FinianaMente. E’ tutta colpa di Gianfranco Fini… Già! Ammetto le mie pecche adolescenziali di votante di primo pelo, che, negli scanzonati anni ’90, appena ricevuta la tessera elettorale in mano, tanto per contestare i dettami paterni, paternali e paternalistici del capofamiglia, volle vedere una luce nell’ex leader del MSI, poi diventato AN, prima che cadesse nelle grinfie del “Cavaliere Nero” e prima che, ma questa è cronaca recente, cadesse in disgrazia politica (in ragione di vicende che magari, un giorno, la Magistratura svelerà fino in fondo, ndr). Insomma, per anni la mia preferenza cadde sulla creatura nata sulle ceneri del fu “nero cancro d’Italia”, nonostante la mia camicia fosse sempre stata bianca e linda come la neve (fatta eccezione per delle “striature rosse” coscientemente auto-inflitte) e nonostante l’abbraccio mortale dell’Uomo di Arcore. La speranza che l’ex-Presidente della Camera fosse maturo per camminare da solo, prese il volo il giorno stesso in cui quella “polarizzazione” dell’emiciclo andò in frantumi e raggiunse l’apoteosi dopo il magnetico “discorso di Mirabello”, salvo finire poi, per l’appunto, nella pagine della cronaca giudiziaria…
Ecco, nonostante la Storia non si faccia con i “sé”, né tantomeno con i “ma”, probabilmente, se le cose fossero andate in maniera un po’ più pulita, personalmente prima non avrei perso tempo, in cerca di “alternative oneste”, nel dar credito ad Antonio Di Pietro e poi non mi sarei infatuato dei proclami a base di “vaffa….” di Beppe Grillo & Co. E ovviamente, guardando più in alto, oggi non avremmo una Destra di Governo rappresentata da un partito dall’animo secessionista come la Lega, già Lega Nord e parimenti, la nascita e l’evoluzione del Movimento Cinque Stelle si sarebbero svolte in maniera diversa. O, chissà, non avrebbero proprio avuto luogo.
ItalicaMente. Il nostro è probabilmente l’unico Paese dove un tossico sia appellato col titolo di studio superiore e sia santificato causa “omicidio di Stato”, anche quando la sua pratica professionale quotidiana abbia previsto, al massimo, lo spaccio di sostanze stupefacenti. Ma è anche il Paese in cui delle giovanissime sbandate, più o meno abbandonate dalla famiglia, finiscano all’altro mondo per mano di gentaglia senza scrupoli, dopo essersi svendute per qualche dose di sballo, essendo poi dipinte come delle “suore di clausura”. Ed è anche il Paese dove un personaggio con la smania delle armi e con l’illusione del facile guadagno si condanni con scelte lavorative azzardate a “morire come un Italiano” e dove due militari, fucilieri dal grilletto facile, siano in grado di scatenare un’assurda crisi diplomatica, finendo per essere etichettati come “eroi della Patria”. Allo stesso tempo, l’Italia è il Paese dove a un inoccupato, sottooccupato, disoccupato, più o meno occupato, manco laureato, “capiti” di diventare in un sol colpo Vice-Presidente del Consiglio, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e Ministro dello Sviluppo Economico…
QualunqueMente. Il qualunquismo politico mi fa schifo, in ogni sua forma. A sostegno del mio “credo”, potrei citare John Galsworthy, che gli annali raccontano abbia avuto tempo, modo ed evidenti basi empiriche per affermare: “C’è una sola regola per i politici di tutto il mondo: quando sei al potere non dire le stesse cose che dici quando sei all’opposizione; se ci provi, tutto quello che ci guadagni è di dover fare quello che gli altri hanno trovato impossibile”. Oppure, potrei rammentare il pensiero di Erskine Caldwell, che può riassumersi come segue: “La politica è una strana cosa. Le regole che si possono enunciare per gli altri mestieri sembra che non si applichino alla politica. Un uomo politico può cominciare da giovane come accalappiacani, e in pochissimo tempo riuscire a farlo dimenticare. Ecco ciò che rende la carriera politica quella che è”. Tuttavia, limitando l’analisi alle mie scelte elettorali trapassate, passate, recenti e potenzialmente attuali; costretto ogni volta a scegliere “il minore dei mali”, posso permettermi di affermare: “sono tutti inesorabilmente uguali”.
CriticaMente. Non starò qui a cavalcare l’onda emotiva dei quotidiani, siano essi di parte o meno, né a ravvivare le chiacchiere dei perditempo simil-pallonari, sempre pronti a gozzovigliare per contrappasso sulle disgrazie dell’avversario, per schernirlo e screditarlo financo per oltraggiarlo, dentro e fuori dal Parlamento. In effetti, mi basta ed avanza il mio irrinunciabile diritto di critica. Perché a differenza di tanti elettori coi paraocchi, io non rinuncio a vestire i panni di San Tommaso e a puntare il dito su chi abbia goduto della mia pur temporanea fiducia… Fiducia che, è bene rammentarlo, in Politica non può e non deve andare oltre gli auspici riposti su una scheda, attraverso un’anonima “croce analfabeta”. Morti e sepolti gli ideali del tempo che fu, oggigiorno la maggior parte delle persone continua comunque a non pensare con la propria testa e ad accettare pronamente il pensiero altrui, senza porsi domande e senza dubitare della logicità di quanto gli sia propinato come verità assoluta. Io la vedo all’opposto, ossia osservo, ragiono ed esprimo il mio pensiero. Allorché il mio pensiero coincida, o tenda a coincidere con quello di una determinata forza politica, so per certo chi preferire al successivo appuntamento con le urne. Non rinunciando in alcun caso a “cercare il pelo nell’uovo”, a giudicare ed eventualmente a contestare le decisioni e le scelte di quella stessa forza politica. Sono sempre stato e sempre sarò un “anti-governativo” per vocazione.
LucenteMente. Le (5) Stelle, i chiari di Luna e l’Eclissi di Sole… Se è vero com’è vero che negli anni, siano stati a me invisi nell’ordine e in base al “grado di soffocamento” provocatomi: “Mr. B”, Matteo Renzi, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Enrico Letta e Mario Monti, è parimenti vero che vedere l’attuale Vice Presidente del Consiglio, nonché contemporaneo e “duale” Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, arrampicarsi sugli specchi, nel cercare un’esimente autodifesa contro l’illegalità imprenditoriale paterna, fatta di lavoro nero e abusivismo edilizio, è ai miei occhi uno spettacolo ridicolo, nella sua insulsa mediocrità. Il Capo Politico del Movimento Cinque Stelle, per quanto mi riguardi, è “colpevole” al pari di quanto furono da par loro Maria Elena Boschi e Matteo Renzi, causa grane paterne. Grane paterne in cui questi ultimi furono comunque scientemente coinvolti nel loro ruolo istituzionale (cosa che non può dirsi invece di Di Maio).
LimpidaMente. Chiunque si proponga come il nuovo che avanza; chiunque propini alle folle il pensiero unico del “Cambiamento”; chiunque si erga a paladino delle cause populiste del “popolo-bue”, o meglio, del “popolo-asino”, deve avere almeno la compiacenza di parlare facendo leva sulla propria specchiata moralità privata, come banco di prova e trampolino di lancio per quella pubblica. Magari mi sbaglio (o magari, come sono portato a ritenere, ho ragione da vendere, ndr) ma sono del parere che le virtù di un Uomo di Stato, di un Rappresentante delle Istituzioni, di un Esponente dell’Autorità Costituita debbano essere limpide come acqua di sorgente. Ciò, in particolare, quando questi sia parte di un movimento anti-sistema le cui fortune derivino dall’aver puntato dritto ad abbattere “il Sistema”, illudendo di essere in grado di annientare incancrenito “status quo” per il bene comune, salvo poi insediarvisi egli stesso. Il “doppiopesismo” non mi si confà. Né tantomeno sono disposto ad individuare pseudo-giustificazioni da bar, a difesa di uno e a spese degli altri.
MutanteMente (mutatis mutandis). Se per assurdo vestissi i panni rispettivamente di un elettore e di un eletto del PD, “Partito Derelitto” che mai ho votato che, allo stato, gode della mia massima disistima… Dopo esser stato fatto oggetto, ciascuno nelle proprie vesti, delle giuste “sassate verbali” da parte dell’elettore medio e del “mediamente eletto” nelle file del M5S; dopo esser stato deriso da un lato e screditato agli occhi dell’Opinione Pubblica dall’altro; dopo essere stato invitato a cambiare idea politica e, riguardo ai parlamentari, a rassegnare le dimissioni soltanto se sfiorati da un minimo e minimale sospetto, o, per meglio dire, pettegolezzo giudiziario… Mi troveri a ridere delle auto-inflitte, reiette metodologie di crocifissione ex-ante sulla pubblica piazza, proprie di chi le aveva impiegate fin dall’inizio.
ProbaMente. L’Onestà è sempre e soltanto una questione di prezzo, inteso come guadagno diretto o come riduzione di costo… La Magistratura, d’altro canto, è l’organismo utile a tenere alto il livello di rischio, ovvero ad abbassare la soglia oltre la quale una scelta illecita sia punita in base alla Legge. Agli sciagurati che si ostinino a sottolineare: “l’Italia è tutta così”, ovvero che tutti approfittino del lavoro nero; che tutti si beffino del Fisco non rilasciando scontrini, emettendo false fatture, trasferendo capitali all’estero, non pagando imposte, tasse e sanzioni; che tutti siano in un verso o nell’altro degli speculatori del cemento con proprietà abusive; ecc. ecc. Rispondo dicendo che il “nuovo che avanza”, per differenziarsi davvero dal “vecchio che disavanza”, debba farsi avanti da “inattaccabile”. Non v’è giustificazione alcuna dietro alla scusa del “così fan tutti”.
EticaMente. Personalmente credo che l’idea che “le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli” sia una falsità immane. Il rapporto familiare ha un non so che d’inspiegabilmente morboso e inscindibile per natura. Un legame assoluto, in cui, l’idea stessa che non vi sia una “naturale connivenza” è soltanto una scialba e vana speranza. Non è che affermando implicitamente che mio padre sia libero di fare gli affari propri, specie se illeciti, io mi liberi “da ogni male”. Un figlio che sia tale, “non può non sapere” e pertanto, seppur non colpevole in via giudiziaria, lo è sempre sul piano etico e morale. E per una forza politica che faccia proprio dell’Etica e della Morale le sue bandiere, non può essere accettabile che il proprio leader resti sul proprio scranno.
LiberaMente. Per quanto mi riguardi, non potendo fare spallucce sulle vicende paterne di Di Maio, dopo aver fatto fuoco e fiamme su quelle di Boschi e Renzi; non volendo essere rappresentato da un “Capo Politico” che oggi più di ieri non ritengo all’altezza del proprio ruolo, in data odierna mi dissocio ufficialmente dal Movimento Cinque Stelle, riappropriandomi della mia piena libertà giudizio e della mia totale indipendenza politica, consapevole di compiere il primo passo verso l’addio. Il Movimento Cinque Stelle, così com’è, guidato dall’attuale dirigenza, è del tutto impreparato ad incarichi di Governo. Avrebbe senza dubbio guadagnato in virtù, se avesse avuto l’opportunità di “fare esperienza” per altri cinque anni, sedendo sui banchi dell’Opposizione. Il futuro prossimo venturo, con tutti i rischi del caso, ma per la somma gioia di Matteo Salvini, è targato Lega… Che Iddio ce la mandi buona.
In fede, D.V.
P.S. Non so se l’attuale tempesta mediatica che lo ha colpito possa o debba rappresentare la pietra tombale delle sue aspirazioni istituzionali. Certo è che per lui, pescato nel mazzo tra innumerevoli, dopo aver fatto bingo, si prospettino tempi meno luminosi. E casomai dovesse tornare a vivacchiare come un italiano medio, potrebbe sempre contare sull’eventuale aiuto del Reddito di Cittadinanza: tessera nominativa n.1…
Per la Politica, magari, avrà tempo la prossima volta, o meglio, la prossima vita. Quando l’ottenimento di una Laurea gli darà la possibilità di palare davanti alla platea di Harvard senza essere contestato per la “limitatezza” dei suoi studi; quando non scambierà più la Storia del Cile con quella del Venezuela e soprattutto, quando avrà imparato la lezione impartitagli da John Galsworthy…