«Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d’integrarsi come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l’integrazione. La punisce. Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano. Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono. Intanto gliene riporto un paio. Questa, ad esempio: “Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L’amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell’indipendenza, dell’egemonia, mirano a sormontarci. E l’Islam sormonta. Non si fa sormontare”. Oppure questa: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli”. In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci. Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia (…) Basta ricordare ciò che Boumedienne (dal quale Ben Bella era stato destituito con un colpo di Stato tre anni dopo l’indipendenza dell’Algeria) disse nel 1974 dinanzi all’Assemblea delle Nazioni Unite: “Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l’emisfero sud per irrompere nell’emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria” (…) Una Religione (l’Islam, ndr) che si identifica con la Politica, col governare. Che non concede una scheggia d’unghia al libero pensiero, alla libera scelta. Che vuole sostituire la Democrazia con la madre di tutti i totalitarismo: la Teocrazia. Come ho scritto nel saggio “Il nemico che trattiamo da amico”, è il Corano non mia zia Carolina che ci chiama “cani infedeli” cioè esseri inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli e i maiali. È il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica la Guerra Santa, la Jihad. Leggetelo bene, quel “Mein Kampf”, E qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni: tutto il male che i figli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel libro. È scritto in quel libro. E se dire questo significa vilipendere l’Islam, Signor Giudice del mio Prossimo Processo, si accomodi pure. Mi condanni pure ad anni di prigione. In prigione continuerò a dire ciò che dico ora. E continuerò a ripetere: “Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere”». (Oriana Fallaci).
Incipit. Ogni veleno abbisogna di un antidoto. Qualunque malattia necessita di una cura. Il cancro va estirpato dal corpo del paziente, prima che il corpo stesso sia afflitto e sconfitto dalle metastasi… E se occorre, ben venga l’accanimento terapeutico, quando la speranza non sia del tutto venuta meno. “Preservare la vita” (e possibilmente anche il proprio stile di vita, ndr): ecco l’unico, indiscutibile e obbligato intendimento.
Guerra sovranazionale di popoli e di Religione. Eccoci qua, dunque, ad affrontare nuovamente la cronaca senza tempo di questo sciagurato presente. Un presente che in un crescendo di terrore, tra un attentato riuscito e dieci altri impediti da chi lavora nell’ombra per la nostra Sicurezza, ci vede prigionieri in casa nostra. Un presente che tra aggressioni di cani sciolti e azioni mirate di gruppi votati al Jihad, vede una conta crescente di decine di morti dilaniati e mutilati e di centinaia di feriti nel corpo e nell’anima.
Un presente che, nonostante i forzati dinieghi e le false rassicurazioni di taluni (siano essi Papa Francesco, Sergio Mattarella o Laura Boldrini, ndr) che dall’alto dei loro scranni si attardano a farci credere il contrario, non è altro che una Guerra di Religione. Anzi, “di religioni”. Una guerra che non fa prigionieri. Una guerra che tra carichi di armi e barili di petrolio parte da Wall Street e giunge fino alle città Europee che grondano sangue, passando per le madrase Pakistane, per Tora Bora, per Baghdad, per Aleppo, per Sirte… E che al Dio Dollaro contrappone Allah e il suo Profeta.
Eccoci qua, a guardare con gli occhi sempre più assuefatti immagini strazianti e ad ascoltare racconti angoscianti, impauriti a ragionare col dolore del cuore, nell’attesa di sapere se la lista delle vittime di turno sveli o meno il nome di un nostro caro, di un amico, di un conoscente. Eccoci qua, a soffrire nostro malgrado e della “sindrome dell’Assedio permanente”, sulla falsariga di quanto accade da sempre nel fin troppo vituperato Israele.
L’Europa prende coscienza, giorno dopo giorno, che il suo presente e il suo futuro siano fatti di paura e insicurezza, a causa di un passato per nulla lungimirante, nei confronti della “questione Islamica”.
In principio furono i “Mori”. La Storia racconta che l’Europa, specie quella affacciata sul Mediterraneo, abbia da sempre avuto a che fare con le smanie di conquista delle popolazioni Arabe e Ottomane, spinte dal vessillo della mezza Luna. Dallo scontro di Poitiers, combattuto dall’eroe Carlo Martello, alla lotta secolare tra regni cristiani e califfi di Spagna. Dalle scorribande piratesche contro la penisola Italica, alla battaglia di Lepanto. Dall’assedio di Costantinopoli, a quello di Vienna.
D’altro canto, la Storia racconta che nel corso di secoli a noi più vicini, le Corti occidentali prima e i Governi “moderni” poi, abbiano rinfocolato lo scontro mai sopito tra due mondi antitetici, per assecondare le ragioni del Potere coloniale e per accrescere il dominio delegato loro dalla “diplomazia delle sfere d’influenza”, azzerando sul nascere ogni possibilità di conciliazione e di pacifica convivenza.
Detto ciò, siamo onesti: se Lawrence d’Arabia fosse stato ancora tra noi, dopo essersi guardato attorno, con l’occhio fisso verso Calais, scosso dagli infausti eventi in divenire, avrebbe votato per la Brexit, “alzato muri” e messo mano alla fondina. E ovviamente avrebbe maledetto quanto fatto ad Aqaba, in passato, per conto di Sua Maestà…
Comunque sia, qualunque siano i personali punti di vista e ovunque si annidino le ragioni, la realtà dei fatti è che oggigiorno, il Vecchio Continente si trovi a dover reagire in casa propria ad attacchi sferrati al proprio interno, sia da cittadini “acquisiti” da un paio di generazioni, sia da forze migratorie dirompenti, etichettate ipocritamente come “ondate di rifugiati in fuga da guerra e miseria e in cerca di un futuro migliore”…
Dalla politica coloniale alla politica “delle braccia conserte”, per vedere l’effetto che fa. Se è vero che Nazioni con un passato imperiale e imperialista come Regno Unito e Francia si trovino a soffrire le conseguenze della dismissione dei propri domini d’oltre-mare; che altre, come la Germania, ancora stordite dai postumi del “male assoluto” soffrano la sconsiderata apertura agli “asilanten” degli ultimi sessant’anni e che altre, come in Paesi Scandinavi, abbiano finito per pagare la politica delle porte aperte allo straniero, perorata da troppi decenni di Socialdemocrazia, è vero anche che altre Nazioni, come l’Italia, si trovino a soffrire l’impreparazione e l’incapacità di Governo, esplosa all’inizio degli anni ’90 con l’attracco della Vlora nel porto di Bari…
La cecità delle Istituzioni Nazionali e di quelle comunitarie e la disorganizzazione nel prevedere e nel gestire un fenomeno destabilizzante lo status quo sociale ed economico, fa accapponare la pelle. I libri racconteranno, un giorno, che mentre un moderno “limes” ideologico e geografico cadeva, nelle Cancellerie Occidentali si discuteva sul nulla, lasciando a quell’aborto politico chiamato UE, il compito di prendere decisioni. Decisioni, per inciso, insensatamente vuote nei presupposti, negli atti e nei risultati.
L’invasione del Bel Paese. Vi era un tempo in cui, in Patria nostra, la massima espressione umana dell’esotismo era il “marocchino” che insistentemente, ma educatamente, da “ospite riconoscente” quale si sentiva, cercava di appioppare occhiali di plastica e orologi contraffatti a divertiti bagnanti accalcati sulle spiagge. Un tempo in cui, quasi come una vergogna, si raccontava che le percentuali di stranieri alberganti sulla Penisola, fossero cosa esigua, ad esempio, rispetto a quelle dei nostri vicini d’Oltralpe.
Poi venne l’oggi. Oggi, in cui al degrado dei centri d’accoglienza, alla spartizione di risorse sotto banco e agli abusi del caporalato agricolo, fa da contraltare il sottobosco delle frotte di clandestini che, presunti rifugiati o meno che siano, scriteriatamente sparpagliati sul territorio, vivono il proprio status in tutta “legalità”, finendo per essere “tutelali” da norme sempre meno efficaci, dall’impossibilità di reazione delle Forze dell’ordine, dalla manica larga di taluni esponenti della Magistratura e dallo sguardo distratto dei politicanti di Governo.
A tal proposito, fa davvero sorridere il fatto che in tempi recenti il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, probabilmente spinto dai sondaggi che vedono crescere il disappunto dei suo connazionali sul tema dell’immigrazione, abbia avuto modo di affermare che i migranti debbano “stare in Italia per lavorare e rendersi utili e non per bighellonare”. Bene. Preso atto di quel che tutti vorrebbero, siamo ancora in attesa di una soluzione concreta che svuoti le strade dalle ciurme di perdi-tempo che vivono di espedienti e che magari, sedotti dal richiamo delle Huri promesse dal Corano, studiano e si addestrano per compiere prima o poi, il proprio martirio sulle nostre strade.
“Vogliono soltanto andare nel Nord Europa”. Ci hanno illuso per anni che il nostro Paese fosse soltanto una meta di passaggio, necessario approdo per chi cercasse la strada la “parte alta” del continente. Ora che l’intento di sprangare gli ingressi pare essere diventato un obbligo, tanto a Londra quanto a Copenaghen, passando per Budapest e Vienna, cresce il “tappo” messo in conto a Roma. Anziché aprire le caserme per dar spazio alle decine di migliaia di persone che quotidianamente sbarcano in Sicilia o che attraversano la frontiera della Venezia-Giulia, sarebbe il caso di riaprirle per istruire le nuove leve di giovani Italiani alla difesa del suolo patrio.
Visto e considerato che in Italia il reato di Clandestinità sia venuto meno, la Politica dovrebbe rapidamente adeguare la Legge per evitare che il Paese diventi una sciagurata “terra di nessuno”, piena zeppa di troppi “indesiderati ed indesiderabili qualcuno”… Molto pragmaticamente, si potrebbe cominciare col prendere esempio dal Codice Penale Canadese, laddove recita: “Commette reato di Vagabondaggio chiunque, non avendo apparenti mezzi di sostentamento, sia colto a vagare all’aperto o ad alloggiare in baracche o capanni o in qualunque edificio abbandonato o non occupato o in veicoli o carri, vagoni ferroviari o automobili o stazioni ferroviarie, e non sia in grado di dare contezza di sé. Commette altresì reato di vagabondaggio chiunque, non avendo visibili mezzi di sostentamento, non svolga attività lavorativa”.
Senza leggi che regolino i flussi e che sappiano “discriminare” chi possa e chi non possa attraccare in Europa, non v’è modo di evitare la catastrofe. Non possiamo né dobbiamo attendere che Africa e Medio-Oriente si riversino in un imbuto che porta dritti da questa parte del Mediterraneo. Quando sento parlare di rifugiati, mi viene il voltastomaco. Un rifugiato con fisico da atleta, smart phone e strafottenza da vendere per me è un soltanto un furbastro pronto a vendere sua madre per raggiungere i propri scopi. Donne incinte che decidano d’imbarcarsi verso l’ignoto con tutto il propri fanatismo nascosto da un velo nero, non sono sinonimo di speranza, ma di pericolo.
Se è vero com’è vero che l’ISIS sia un potentato economico, è ovvio che la scelta di minare l’Occidente dal proprio interno passi per il proselitismo via Internet da un lato e per l’invio di “cellule dormienti” già sapientemente edotte del proprio “scopo di morte”, dall’altro.
E che dire poi dei bambini istruiti tra AK-47 e corpetti esplosivi, tra Raqqa, Ramadi e Mosul? O del fatto che, stando a un fresco rapporto di Medici Senza Frontiere, il 60% dei “migranti” soffrirebbe di disturbo post-traumatico da stress o di vera e propria patologia mentale? Dovremmo forse garantire loro sedute psico-analatiche vita natural durante, per evitare che prima o poi vestano una cintura esplosiva, agguantino un coltello, o impugnino una pistola?
Perché noi dovremmo accollarci tutto e tutti? Possibile che vi sia ancora chi non voglia capire il rischio che stiamo correndo? Un rischio fatto di contrapposizione etica, morale, culturale, familiare, sociale e spirituale. E parimenti, un rischio fatto di vero e proprio favoritismo economico. Ad esempio, pensi all’Italia e vedi che a fronte di risorse economiche sempre più esigue, si preferisca spendere denaro in favore di un forestiero anziché di un cittadino che paghi le tasse, finendo per discriminare proprio quest’ultimo. Pensi all’Italia e leggi storie di discussioni sul Diritto al Wi-Fi e alla bicicletta, sbandierato da “ospiti” pretenziosi e insolenti (il recente caso che ha visto l’encomiabile “niet” del Prefetto di Monza è alquanto indicativo al riguardo, ndr). E se alzi la voce contro certe vergogne, finisci per essere additato come “cittadino capriccioso”, come “nostalgico” o peggio, come un “razzista dell’ultim’ora”. Troppo comodo!
Dalla xenofilia alla xenofobia. A causa della colpevole, connivente ed ideologizzata “disattenzione” della Politica, in pochi lustri il mito “Italiani brava gente” ha lasciato il posto ad una realtà fatta di avversione verso gli stranieri. L’odio nazionalista che in passato era limitato a poche teste calde, si è fatto largo tra i ceti più istruiti e benestanti (anche se parlare di benessere, pare oramai una presa in giro, ndr). E mentre si continua ad “importare” manodopera a basso costo non richiesta, si lascia che la “meglio gioventù Italica” scappi altrove, in cerca di quelle fortune che, nel Paese senza meritocrazia, sono destinate ad altri. Gli unici corridoi umanitari da realizzare non sono certo quelli che accrescerebbero il flusso di altre genti verso questa terra sciagurata, bensì quelli in grado di far tornare a casa i “cervelli in fuga”.
Piuttosto che lasciarli elemosinare risorse in casa nostra, è necessario aiutare i profughi in casa loro, partendo dal principio che ciascuno sia padrone in casa propria. Ma ciò non potrà accadere finché i Governi non prenderanno atto che sia necessario ridare senso alla Cooperazione, parola piena di significati concreti che, per quanto riguarda l’Italia, è caduta in disgrazia oltre vent’anni or sono in qualche sconosciuto porto della Somalia…
Non credo alla favola dell’Islam “moderato” e non credo alle sceneggiate inter-confessionali. E’ indubbio che il numero di connazionali colpiti cresca di anno in anno, da Tunisi a Nizza, passando per Parigi, Bruxelles e Dacca… Così come è indubbio che sia soltanto una “questione di tempo”, affinché si verifichi uno “spiacevole evento” all’interno dei nostri confini.
Mi pare assurdo che alcuni si attardino ancora a sproloquiare di integrazione, sbandierando la follia dello “Ius Soli” come soluzione contro ogni male! Nonostante sia un fiero difensore dei dettami della Costituzione Repubblicana, credo che se i Padri Costituenti avessero potuto vedere la situazione che ci troviamo a vivere, avrebbero tenuto ben strette le maglie dell’art. 3, sul tema religioso.
Già perché, dopo tutto, nonostante si tenti ancora di negare l’evidenza, tanto l’Italia quanto l’Europa hanno innegabili radici Giudaico-Cristiane. Che errore commisero, i burocrati di Bruxelles e tutte le forze di Sinistra, allorché rifiutarono di riconoscerle nel progetto di Costituzione Europea! Già, che errore. Anche in considerazione del fatto che quando si parli di Islam si parli di Stati Confessionali e di Teocrazie, in cui la reciprocità non esiste e in cui lo sfoggio di una croce sia sinonimo di apostasia, ovvero di un reato da pagare con la vita.
La Laicità vi seppellirà. Mi pare assurdo anche che certi “estremisti dei diritti civili” si trovino a lamentare la militarizzazione delle città, la restrizione del Diritto alla Riservatezza e ovviamente, un “eccesso di sorveglianza” da parte delle Forze di Polizia. Quelli che con le proprie battaglie sciagurate (combattute in nome del “laicismo” e con l’idea che i principii democratici siano universali, ndr) hanno fatto in modo che il problema di convivenza assumesse dimensioni di vero e proprio scontro di civiltà, prostrandosi ad accettare l’inaccettabile e che, rifuggendo la propria Fede, hanno spalancato le braccia alle cantilene del Muezzin, si trovano a protestare per le conseguenze delle loro “malefatte”. E’ assurdo! E’ puerile! E’ vile!
E mentre cresce la paura e l’insicurezza verso il futuro e tramonta il sogno di unità in un’Europa sigillata da muri di autodifesa che non voglio affatto biasimare, non posso che confidare, ancora un volta, che si decida presto di avviare una moderna “Reconquista” della nostra terra, dei nostri valori, delle nostre tradizioni e del nostro Credo.
Nell’attesa, conscio che in questa Guerra sporca la carneficina sia soltanto all’inizio, non devo far altro che sperare… Di non essere la prossima vittima della barbarie ad avere il proprio nome scritto su una lista; di non essere la prossima vittima in grado di listare a lutto la bandiera, meritandosi chissà, delle esequie solenni; di non essere la prossima vittima a spingere le Autorità dello Stato a perdersi nel finto dolore, nelle frasi fatte, nei discorsi ripetuti e in mari e monti d’insulse promesse. Non devo far altro che sperare, di non essere la prossima vittima capace d’ingombrare la chiesa con la propria bara…
Che il “nostro” Dio me la mandi buona. E che la mandi buona anche a te. Amen!
D.V.
Egregio lettore,
grazie dell’appunto.
Trattasi di un refuso.
Cordialmente.
Ci sarebbe da correggere una cosa: a Poiters combatté Carlo Martello non Carlo Magno..siamo nel 732 se non sbaglio.
Egr. lettore,
per prima cosa la ringrazio del tempo dedicato alla lettura, nonché della scelta di esprimere liberamente e con cognizione di causa, il suo punto di vista. Mi rallegro del fatto che nell’era della web-partecipazione-totale, vi sia ancora chi si prenda la briga di leggere e di capire, prima di concedersi il lusso di digitare sulla tastiera. In effetti, troppi sono, a mio avviso, i saccenti avventori di questo o quel blog, o forum, che per guadagnare i propri 5 minuti di celebrità si perdono in improperi e vaneggiamenti vari, senza capo né coda. Tornando al tema trattato nell’articolo, trovo di notevole interesse la sua idea di “guerra asimmetrica”. In effetti, tale è il conflitto in atto tra l’Occidente schiavo di potentati economici come quelli della Guerra e del Petrolio e il mondo Islamico, da sempre succube dell’integralismo religioso. Fondamentalmente, sono pessimista circa l’eventualità di una convivenza tra due mondi antitetici. Se è vero che a noi occorra l’Oro nero per chissà quanti anni a venire e che l’industria delle armi debba chiaramente trovare sfogo per ragioni di Bilancio (senz’altro discutibili, nauseanti e odiose, ma fin troppo ovvie ed evidenti, ndr) a tutto svantaggio del Medio Oriente e del Nord Africa, è vero anche che l’intrinseca volontà di schiacciare l’infedele, propria dei Governi Confessionali Arabi, spinga questi ultimi, in un modo o nell’altro, ad estendere la propria “legge” anche al di là dei propri confini. Non è un mistero che i Fondi Sovrani degli Emirati Arabi e del Qatar siano soliti fare acquisti a spese delle caracollanti economie Europee. E non è un mistero che la scusa della mancanza di “spazi vitali”, sia la ragione sfruttata ad arte per intimorire il Vecchio Continente in primis, prospettando, come anch’ella ha avuto modo di ipotizzare, una “presa” del mondo Cristiano entro i prossimi trent’anni. Ho sempre difeso i principii della Democrazia; ho sempre considerato la convivenza tra i popoli come un fatto possibile; da ultimo, ho sempre pensato che le guerre di religione fossero giocoforza delle datate rimembranze della Storia. Purtroppo, la contemporaneità degli eventi, che, sarà un caso, ma dal 2001 gronda sangue in maniera crescente, qua e là per il mondo, mi ha indotto a più riprese a riflettere, fino al punto di ricredermi. Veda, anni fa credevo che le parole e gli scritti di Oriana Fallaci fossero forzature intellettuali, partorite dalla mente di una donna malata. Poi, d’improvviso, ho realizzato di aver abbracciato inconsapevolmente il suo sentimento, prima ancora di omaggiarla, in maniera postuma, leggendone i libri… In definitiva, pur non credendo a facili soluzioni nel breve e medio termine, ritengo che se in un futuro lontano potremo tornare a vivere senza paura, a ragionare con culture diverse e a collaborare nonostante le diversità, ciò potrà avvenire soltanto dopo aver piantato dei paletti chiari e invalicabili: ciascuno è padrone in casa propria; nessuno può né deve accampare diritti laddove etica, morale e libertà si scontrino con quelli a lui propri; tutti sono liberi di godere e di sviluppare il proprio modello di vita, senza essere d’intralcio a chi ne persegua un altro, per quanto differente possa apparire. P.S.: dubito che tanto le nazioni Islamiche, quanto gli Stati Uniti, siano disposti a prendere in considerazione certi “semplici” punti di ripartenza. Cordialmente.
Veda, quando a Washington parlano di “Sicurezza Nazionale” sottendono, come si evince dalla terminologia, la propria sicurezza interna e ovviamente (ma con “minuscola postilla” in pedice, ndr) i propri interessi strategici e geo-politici. In poco: il “Potere della propria Economia”. Chiaramente, il raggiungimento e il mantenimento di tale obiettivo, pesa, oggi come ieri, sugli Alleati degli Stati Uniti. Ora, non credo di dover tornare ai “postumi” della Seconda Guerra Mondiale per rinverdire le ragioni del cappio che ancora si stringe attorno al collo dei Paesi “amici”. Mi basta prendere in esame la Prima e la Seconda Guerra del Golfo, nonché l’invasione dell’Afghanistan… Teatri di Guerra dalla scenografia a stelle e strisce, con interpreti internazionali (rammenterà di certo l’Italico escamotage delle missioni di Peace-keeping, ndr). Se guarda bene, gli otto infausti anni di George W. Bush alla Casa Bianca, hanno rappresentato soltanto la ciliegina sulla torta di un modo di fare e di pensare consolidato, che chiaramente ha nella guerra la chiave di volta. In virtù di ciò, quando parla d’assedio dei Paesi Islamici, concorderà che non occorra aspettare, poiché, di fatto e di diritto, è in atto da sempre. L’impossibilità di affrancarsi per i milioni di individui abitanti quelle zone del mondo è conseguenza del fatto che il miscuglio di intrinseco estremismo causato dai dettami del Corano, unitamente al mai sopito interesse imperialista Occidentale e a quello proprio dei governanti-fantoccio abitualmente messi al Governo in Nord-Africa e Medio-Oriente (da Saddam Hussein, ad al-Sisi, passando per al-Assad, ndr), cozzi inesorabilmente col nostro modello di Democrazia e coi nostri valori religiosi (giusti o sbagliati che possano apparire a chi della Laicità faccia la propria bandiera, ndr). Per contrappasso, ecco che ad essere assediato è il Vecchio Continente, vittima della propria Politica burocratica e incapace, prima ancora che dei barconi e delle rotte Balcaniche. La diga sta per cedere ed è necessario tappare i buchi prima che tutto crolli, seppellendo mortalmente il pur biasimevole status quo. Posta quest’amara verità, che potrà pur apparire eccessivamente pessimista, financo “integralista”, la scelta è: ripartire dalla cooperazione dopo aver fatto piazza pulita, ad esempio, dello Stato Islamico, ricostruendo un “castello di carte” in difesa del nostro modello di vita, o cedere il passo agli “assedianti di ritorno”, piegandosi ad una convivenza forzata e indubbiamente rischiosa, che in un futuro affatto lontano farà dell’Italia e dell’Europa la “quarta sponda”… Del Profeta. Un cordiale saluto.
La ringrazio della risposta. Sul tema specifico sembra che abbiamo alcuni punti in comune. Però mi piacerebbe una sua maggior attenzione su quanto ho rilevato riguardo alle probabili e nefaste conseguenze di un’azione troppo ‘decisa’ ed ostile verso il mondo islamico. Costringerlo a non avventurarsi fuori della propria area geografica equivarrebbe, ritengo, a metterli sotto assedio. E, tra l’altro, impedirebbe a milioni di uomini, donne e bambini di affrancarsi, di sottrarsi a quel modo fanatico e violento di rappresentare Dio. Quindi un miliardo di fanatici non sarebbero parecchio più pericolosi? Non è preferibile, allora, una strategia più ‘morbida’, e più lungimirante? Le auguro una buona serata
Egr. Sig. Giuliani,
vorrei principiare la mia risposta, chiarendo che l’attuale inquilino del Vaticano, goda della mia profonda stima. Ciò non accadde, in passato, con il fin troppo osannato Giovanni Paolo II, né, in tempi più recenti, con Benedetto XVI. Se vestire i panni del successore di Pietro vuol dire diffondere la parola di Dio, facendo altresì Politica, prodigandosi costantemente per la Diplomazia, Papa Francesco ha saputo certamente riportare nel giusto binario il suo preminente ruolo religioso. Tornando all’argomento trattato, a mio giudizio ci troviamo in un momento storico in cui non è più possibile fermarsi a ragionare circa le cause del problema; vanno piuttosto affrontati e risolti gli “effetti”. Sarò onesto: mai ho considerato il problema di convivenza tra i popoli come un muro invalicabile, fino all’undici Settembre 2001… Quel giorno il mondo è cambiato e io con esso. Ovviamente, potremmo discutere per anni sul chi, sul come e sul perché di quell’infausto evento. Così come potremmo discutere per anni sul fatto che Al-Qaeda sia, o meno, una “creatura” degli Stati Uniti. E ancora, potremmo discutere per anni sul chi fosse Bin Laden. Tuttavia, preferisco lasciare il dibattito complottista ad altre menti, dotate di più fervide immaginazioni. Sono ben conscio che le “velleità imperiali” di Washington, sulla falsariga dell’antica Roma, abbiano prodotto disastri incalcolabili sul piano umano, sociale ed economico, a livello planetario. Non dubito che l’industria della Guerra sia “il” problema e che per tanti governanti dalle “tasche piene” (di bombe e di vil denaro, ndr) la Pace sia soltanto un enorme costo economico da rifuggire, a dispetto delle conferenze inscenate a suo nome. Parimenti, so bene che la Religione sia sovente la scusa accampata per sottendere questioni e lotte di Potere, orchestrate a spese della gente (cit.: “l’oppio dei popoli”, ndr). Tuttavia, so anche che la mia vita, così come la conosco, sia ben piantata su principii e valori innegabilmente Cristiani. Quando parlo di “Guerra di Religione”, o meglio, di “Scontro di Civiltà”, è qui che voglio arrivare… Nella nostra Società non vige la Sharia, ma la Giustizia nata e cresciuta sul Diritto Romano. Nella nostra Società non valgono gli insegnamenti del Corano, bensì quelli “sbocciati” sui dieci comandamenti. Nella nostra società, la Poligamia non è un Diritto Civile, né è giusto ipotizzare che possa diventarlo. Nella nostra società la donna gode della piena libertà di dire e di fare, senza sottostare a rigidità arcaiche e anti-storiche. Riguardo all’attualità, fatta di rischi e di paure, intrisa del sangue delle vittime del Terrorismo Islamico da un lato e quello dei morti affogati lungo le rotte della morte dall’altro, non sarò certo io a sbandierare blocchi navali e cannoneggiamenti come le soluzioni ideali per fermare l’invasione (di fatto, ndr) in atto, del Vecchio Continente. In effetti, se è vero com’è vero che le migrazioni di popoli siano eventi “biblici” e che nessun limes abbia mai retto al loro urto, è vero anche che non sia saggio aspettare che buona parte di un continente (l’Africa, ndr) e del Medio Oriente, si riversino da questa parte del Mediterraneo. Semplicemente, è questione di risorse e di “spazio vitale”. Ritengo che né io né lei ci rallegreremmo di vedere le nostre città, dalle metropoli più popolose alle più piccole province, ridotte come Lagos o Mogadiscio… Uno stop ai flussi non è soltanto necessario, ma è un obbligo a garanzia del nostro presente e del nostro futuro. Allo stesso tempo, come ho avuto modo di affermare, è doveroso riallacciare i fili della Cooperazione, facendo in modo che la condivisione della ricchezza si realizzi in modo meno disordinato, ma più omogeneo, secondo i diversi stili di vita e modelli di sviluppo. Questo è – e sempre dovrebbe essere – il punto focale di ogni azione, ovvero di ogni reazione… Pur tuttavia, esso non potrà essere raggiunto finché certe zone del mondo non saranno state pacificate, con le buone o (purtroppo, ndr) con le cattive. Cordialmente.
Gentilissimo Admin (ma potrei chiamarla con altri appellativi di comodo) sono sinceramente ammirato del suo eloquio, come sa, ed anche se conoscevo il quadro storico, ed attuale, del tema specifico, le sono grato di aver evidenziato meglio il suo pensiero. Ho più volte, in altra sede, sottolineato che, al pari dell’aggressiva politica di conquista operata storicamente dall’Islam, anche i paesi occidentali hanno fatto lo stesso, quando i rapporti di forza lo consentivano. Avidità, sete di gloria, colonialismo o prestigio nazionale hanno permesso questo ludibrio, come avviene quando un popolo viene assoggettato. Tutti, anche noi italiani ‘brava gente’, convinti dalle convincenti parole del Duce, ad aver diritto alla ‘quarta sponda’, con la giustificazione di portarvi la civiltà ed anche come diritto legittimo in quanto eredi del grande impero di Roma. Ora sarebbe interessante parlare dell’ ‘Impero’, ma quello che mi preme adesso è rimarcare che la figura divina non è responsabile di tanti obbrobri. Lo hanno fatto tutti, e tutti sotto la protezione ed il volere del proprio Dio. Ecco, questo è il vero problema. Occorrerebbe rendere inoffensiva, o quanto meno ‘depotenziare’ questa pericolosa ‘arma impropria’ che viene usata tanto spregiudicatamente. Adesso può non ricordarsi di me ma, nel caso (improbabile) dovrebbe sapere che per ottenere di rendere meno efficace quest’arma si dovrebbe renderla ‘neutrale’, almeno nelle guerre tra i popoli. Bergoglio lo sta facendo, ricordando, come è giusto, che Dio non può che essere Unico, e che quindi è una bestemmia usarlo come bandiera. Non so se questo lo consideri un’idea bislacca di un vecchio matto, come sento spesso definirlo, ma questo riguarderebbe la sua eventuale idea di Dio. Lei suggerisce di aumentare la sorveglianza alle frontiere (bel problema) o, se necessario ricorrere a modi ben più ‘convincenti’. Mettiamo come possibile tale ipotesi, come sarebbe immaginabile una evoluzione? Tenere ‘al sicuro’ oltre un miliardo di individui, relegandoli nei loro ‘disarmonici’ territori’ , a cosa potrebbe portare? continuerebbero probabilmente a risolvere le loro dispute religiose a massacrarsi fino a quando non si imporrà quella più violenta, oppure capiranno che è soltanto una sanguinosa follia? In ogni caso, vistisi esclusi dal resto del mondo, potrebbero radicalizzarsi ulteriormente fino a dichiararci guerra. Da radicalizzati incoscienti potrebbero perfino usare l’atomica, senza alcun preavviso. E sarebbe la fine di tutti. E’ questo che deve preoccuparci principalmente, mentre tentare di convincere le masse incolte che la nostra visione della vita e della religiosità e ben preferibile. Dirà che è un sogno, ma penso che sia l’alternativa migliore. la mossa più ragionevole da attuare, nei prossimi tempi, è far passare l’intuizione coraggiosa di Bergoglio,convincere tutti i capi religiosi che esiste un solo Dio, e che è urgente spogliare le singole confessioni religiose degli orpelli e delle strutture arbitrarie e fasulle attribuite a Dio nel corso dei secoli. Incrostazioni ed abusi operati da sedicenti rappresentanti di Dio. Quelle che, tra le persone più colte, ne hanno distorto ed offuscato l’essenza. Vede, Admin, io penso che questa sia una strategia più ragionevole, anche se non ci eviterà episodi di terrorismo sanguinosi, ma i proclami di un Salvini, o le idee di riscatto di giovanotti rasati e pieni di energia, siano l’alternativa peggiore. Con stima.