“Anziché «figli di Allah» in Italia li chiamano «lavoratori stranieri». Oppure «manodopera di cui v’è bisogno».E sul fatto che alcuni di loro lavorino, non v’è alcun dubbio. Gli italiani son diventati talmente signorini (…) Non puoi più associarli al proletariato, insomma, e qualcuno che lavora per loro deve pur esserci. Ma quelli di cui parlo, che lavoratori sono? Che lavoro fanno? In che modo suppliscono al bisogno della mano d’opera che l’ex proletariato italiano non fornisce più? Bivaccando nella città col pretesto della merce da vendere, droga e prostitute incluse? Bighellonando e deturpando i nostri monumenti? Ubriacandosi sui sagrati delle chiese, dicendo oscenità alle antiche signore che camminano per strada, agguantandogli il seno, «conosco i miei diritti»? (…) E sbaglia chi la prende alla leggera o con ottimismo. Sbaglia, in particolare, chi paragona l’ondata migratoria che s’abbatté sull’America nella seconda metà dell’Ottocento. Anzi verso la fina dell’Ottocento e all’inizio del Novecento. Ora ti dico perché (…) Nella seconda metà dell’Ottocento l’ondata migratoria in America non avvenne in maniera clandestina e per prepotenza di chi la effettuava. Furono gli americani stessi a volerla, sollecitarla. E per un preciso atto del Congresso (…) Ch’io sappia, in Italia non c’è mai stato un atto del Parlamento che invitasse anzi sollecitasse i nostri ospiti a lasciare i loro paesi. (…) Da noi ci sono venuti e vengono di propria iniziativa con le maledette navi, coi maledetti gommoni, e nonostante i finanzieri che cercano di rimandarli indietro. (Ora, no. Per non passar da razzisti ora vanno addirittura a raccattarli, prendere i pargoli in braccio. Anziché finanzieri sembrano Dame della San Vincenzo de’ Paoli a cui manca solo il cappellino con la veletta). Più che d’una emigrazione s’è trattato dunque d’una invasione condotta all’insegna della clandestinità. Una clandestinità che inquieta perché non è pacifica e dolorosa come quella dei nostri emigranti d’un secolo fa. E’ tracotante, prepotente, e protetta dal cinismo dei politici che chiudono un occhio. Magari tutti e due (…) C’è il declino dell’intelligenza. Quella individuale e quella collettiva. Quella inconscia che guida l’istinto di sopravvivenza e quella conscia che guida la facoltà di capire, apprendere, giudicare, e quindi distinguere il Bene dal Male (…) Siamo meno lucidi, meno svegli, di quando non avevamo quel che serve o dovrebbe servire a coltivare l’intelligenza. Cioè la scuola accessibile a tutti anzi obbligatoria, l’abbondanza e l’immediatezza delle informazioni, l’Internet, la tecnologia che rende la vita più facile. (…) Quando questo bendiddio non esisteva, bisognava risolvere tutto da soli. Quindi sforzarci a ragionare, pensare con la propria testa. Oggi no. Perché anche nelle piccole cose quotidiane la società fornisce soluzioni già pronte. Decisioni già prese. Pensieri elaborati confezionati pronti all’uso come cibo già cotto. (…) Ergo, la gente non pensa più. O pensa senza pensare con la propria testa. (…) Per ragionare su ciò che vedi, che ascolti, che leggi, ad esempio. Per sfruttare il tuo cervello nel campo delle idee, della coscienza, della morale. Per accorgerti che qualcosa di ciò che vedi e ascolti e leggi non va, nasconde un inganno o un’impostura. Invece no. Non lo fai perché… Perché il cervello è un muscolo. E come ogni altro muscolo ha bisogno d’esser tenuto in esercizio. A non tenerlo in esercizio impigrisce, si intorpidisce. (…) E atrofizzandosi diventa meno intelligente, anzi diventa stupido. Diventando stupido perde la facoltà di ragionare, giudicare, e si consegna al pensiero altrui. Si affida alle soluzioni già pronte, alle decisioni già prese, ai pensieri già elaborati confezionati pronti all’uso. Alle ricette che (…) l’indottrinamento gli somministra attraverso le formule del Politically Correct. La formula del pacifismo. La formula dell’imperialismo. La formula del pietismo, la formula del buonismo. La formula del razzismo, la formula dell’ecumenismo. La formula anzi la ricetta del conformismo cioè della viltà. (…) E niente è più indifeso quindi più malleabile e manipolabile d’un cervello atrofizzato, d’un cervello stupido, d’un cervello che non pensa o pensa coi cervelli altrui. Puoi ficcarci tutto, lì dentro. Dal Credere-Obbedire-Combattere alla verginità di Maria. Puoi fargli credere che Cristo era un profeta dell’Islam, che aveva nove mogli e diciotto concubine, che predicava l’occhio per occhio e dente per dente, e che morì ottant’anni di raffreddore. Puoi convincerlo che Socrate era un siriano di Damasco, Platone un iracheno di Bagdad, Copernico un egiziano del Cairo, Leonardo da Vinci un marocchino di Rabat, e che tutti e quattro avevano studiato all’Università di Kabul. Puoi raccontargli (…) che la cultura islamica è una cultura superiore, e che senza di essa l’Occidente non esisterebbe. Puoi dagli da bere che il multiculturalismo e l’imperativo categorico di cui parlava Emanuele Kant, che nel Corano sta la nostra salvezza, che le bandierine arcobaleno sono simbolo di pace le persone come me simbolo di guerra. Non essendo più capace di pensare con la propria testa (…) quel cervello accetterà ogni bugia o stoltezza senza reagire. La immagazzinerà e la disputerà col medesimo automatismo (…) Atrofizzato e basta? Dovrei dire lobotomizzato. La lobotomia è una castrazione mentale. Consiste nel recidere le vie nervose che controllano i processi cerebrali… Chi subisce la lobotomia smette di pensare ciò che potrebbe pensare, diventa docile strumento nelle mani di chi pensa per lui. E se chi pensa per lui è a sua volta lobotomizzato, buonanotte al secchio”. (Oriana Fallaci)
Incipit. “Penso dunque sono” ebbe ad affermare Cartesio, qualche secolo fa. Ovviamente, nel sintetizzare tale Verità rivoluzionaria, la sua mente di studioso illuminato non poteva certo prevedere che il mondo avrebbe finito per cadere talmente in basso, nella scala dei valori e del raziocinio, da metterla da parte in luogo di una meno filosofica e più ignobilmente “comoda”, del tipo: “Non penso. Non m’interessa. Qualcun altro lo fa già per me. Chissà come fa. Desidero essere quel qualcun altro”…
Nell’era della Informazione totale, onnipresente, onnicomprensiva, eccessiva ed invasiva; al tempo della Comunicazione futile, presuntuosa, destabilizzante, inutile e petulante; ai tempi dell’apoteosi del Web e dello “Smart Phone”, impiegare il cervello per riflettere, per dire e per scrivere qualcosa di sensato pare essere diventato un faticoso retaggio del passato. Un lusso di cui fare a meno. Meglio optare per un “copia e incolla” del punto di vista dominante, condividendolo e spargendolo al vento come fosse farina del proprio sacco.
Probabilmente, lo stesso Cartesio non aveva neanche elaborato il concetto di un’Europa sovranazionale fatta di “insiemi disgiunti”, che, nonostante cerchino di dimostrare il contrario, non fanno Unione, né Intersezione… Un’accozzaglia di realtà matematicamente divergenti “che non pensa e che non è”, in grado di dividersi su ogni questione politico-diplomatica, economica, etica e religiosa. Ora, una volta tanto, senza tirare in ballo l’Economia, la Finanza e le politiche di Bilancio, basti pensare alle diverse posizioni in materia di “apertura all’Islam”… Dalle braccia spalancate della Germania, fino al filo spinato dell’Ungheria, passando per l’atavica inconcludenza dell’Italia. Una vera follia!
Ma per cominciare, facciamo un passo indietro. Premessa: ritengo che l’auto-compiacimento conseguente l’auto-citazione, porti dritti all’auto-commiserazione. Detto ciò, come l’eccezione che conferma la regola, devo ammettere una cosa: mi rallegro di aver dato il là al crescendo Mozartiano che ha svegliato di soprassalto la nostra Italia soporifera e al tempo stesso narcotizzata. All’indomani della strage del Museo del Bardo, in Tunisia, pubblicai un articolo intitolato “Reconquista. Oltre la Rabbia e l’Orgoglio”, che nel titolo si rifaceva ad un famoso libro di Oriana Fallaci e nel quale, prendendo spunto dalla barbarie terrorista imperante, riesaminai con occhi meno critici l’eredità editoriale della giornalista-scrittrice Fiorentina.
Le mie riflessioni non volevano certo rappresentare un manuale ad uso e consumo di altri. Erano soltanto il semplice “mea culpa” di un suo detrattore redento. Ripubblicato all’indomani degli attentati di Parigi, esso ha contribuito ad infiammare gli animi in seno all’Opinione Pubblica e a addirittura tra le alte sfere della Politica e del Giornalismo. Bene. Eccetto che per il fatto che nessuno (e dico nessuno, ndr) si sia soffermato sulla data di pubblicazione originaria… Insomma, seppur “attuale quanto l’attualità”, la mia multiforme “richiesta di scuse” aveva già qualche mese sulle spalle… Ma tant’è.
“Oriana Fallaci Santa subito” VS “Oriana Fallaci al rogo, anche da morta”. Per alzare il sipario sull’atto conclusivo, potrei esordire laddove avevo interrotto l’ouverture, ovvero, scusandomi nuovamente con Oriana, per averla capita troppo tardi e in maniera postuma… Ma questo non è un melodramma e io non sono Figaro.
Sono dell’idea che a chiedere scusa debbano essere tutti coloro che continuino ad infangarne il nome in maniera detestabile e talvolta volgare, facendone il facile bersaglio di comodo, per giustificare tutto e il contrario di tutto, quando ci si trovi a parlare delle sue lungimiranti e intransigenti posizioni sullo “scontro di civiltà” in atto tra Cristiani e “Figli di Allah”, o quando ci si accapigli sulla soluzione più congrua e pragmatica per far fronte all’estremismo fondamentalista, o quando, ancora, ci si arrovelli sul come fronteggiare l’azione di aggiramento, o meglio di sfondamento, dell’odierno “limes” che la sensatezza vorrebbe già eretto a difesa del Vecchio Continente, ma che, di fatto, non esiste…
Sì, dovrebbero chiederle scusa gli snervanti “Signor-so-tutto-io” che dall’alto del loro piedistallo di pseudo-intellettuali di quart’ordine, si arrogano il diritto di dirci quel che dovremmo pensare, credere e desiderare, sbandierando discorsi che, con la scusa della Solidarietà, dovrebbero indurci ad offrire riparo a chiunque. Perché se la Democrazia è l’ingranaggio del tutto, la Laicità dello Stato e la Tolleranza (cieca, ndr) sono il grasso che ne garantisce il funzionamento. Troppo facile!
Dovrebbero chiederle scusa le post-femministe in menopausa, che per farle uno sgarbo ulteriore, in risposta al suo “sgarro editoriale” sull’aborto, mai perdonatole a distanza di quarant’anni, sembrano far spallucce al cospetto di usi “esotici” come la poligamia; che non si preoccupano di un “Istituito a-giuridico” come il ripudio della moglie; che non usano mazze e randelli per impedire il proliferare di un abominio chiamato infibulazione; che, pronte a scendere in piazza in difesa della prossima “lapidanda”, accettano prone e indolenti che la deleteria tradizione musulmana tramandata dal Corano e dalla Sharia, pian piano s’insinui tra noi. Finché un giorno sarà troppo tardi per impedirla fattivamente e non soltanto per condannarla verbalmente.
Dovrebbero chiederle scusa coloro che, schiavi del modernismo e della globalizzazione delle idiozie, dietro al paravento delle “menzogne della Religione” s’imputino contro qualunque valore, fatto o evento che discenda dalla tradizione Cristiana, salvo trovarsi poi, alla vigilia di Ognissanti, a girare per le strade con una maschera “presa a prestito” da Oltre-oceano… E a pretendere, un giorno sì e l’altro pure, la rimozione del Crocifisso nelle Scuole, con la Costituzione in mano, nel nome dell’uguaglianza, per non turbare le “altrui ragioni spirituali”…
Dovrebbero chiederle scusa i Pacifisti per moda o per diletto, che, affibbiandole l’etichetta di guerrafondaia, irridendola con l’elmetto in testa, si nascondano dietro alla bilancia dei morti, come in un destino di vasi comunicanti in cui il sangue Europeo deve fare da contraltare a quello che scorre in Medio Oriente. Perché il mondo insicuro di oggi è conseguenza dei conflitti voluti ieri dall’Occidente e perché lo Stato Islamico l’ha finanziato l’imperialismo Americano… Quindi la violenza di ritorno ce la meritiamo. Ce la meritiamo un corno! Anche prendendo per buone tutte le chiavi di lettura di oggi e di ieri, allo stato, la questione è come risolvere il dramma di domani. La nostra Società del buonismo va “chiusa”, cancellata e rifondata su basi meno cedevoli. Non si costruisce il Futuro, subendo la sopraffazione di chi, facendosi un baffo del principio di Reciprocità, punti soltanto alla nostra gola di “anime pie”…
Uno contro se stesso; uno contro tutti; tutti contro uno; tutti contro tutti. Confidando nel suo perdono postumo, se c’è una cosa di cui devo ringraziare Oriana, è il fatto che sia riuscita a farmi scontrare con me stesso, con le mie ineffabili certezze, con le mie incrollabili sicurezze, dandomi modo di farmi ricredere come San Paolo sulla via di Damasco… D’altro canto, non la ringrazio per avermi “costretto” ad aver conferma di quanta confusione, di quanta ignoranza e di quanto odio regni nel nostro Paese, su argomenti tanto seri. E in tutto ciò, la piazza virtuale rappresentata dalla Rete è un vero e proprio campo di battaglia… Più di quelle reali, ormai sempre più in disuso…
Opinione Pubblica VS Se stessa. La Sicurezza, il Terrorismo, l’Immigrazione, la Fede, la Siria, l’ISIS, la Guerra… Non ci s’incontra per discutere, ma per affrontarsi a duello. Chiunque faccia un uso metodico di Internet e dei Social Networks, tocca con mano, quotidianamente, l’estremismo che si nasconde dietro alla tastiera di un computer. Se due persone la pensano in maniera contrapposta, finiscono per arroccarsi come Talebani sulle rispettive posizioni, lanciandosi improperi, offendendosi, augurandosi l’inenarrabile e trascendendo nel turpiloquio continuato, aggravato dall’anonimato. Non c’è discussione, ma vicendevole aggressione (e la “battaglia su Oriana”, per Oriana o contro Oriana, ha lasciato sul campo centinaia di migliaia di vittime da ambo le parti, ndr). Ho compreso che l’Umanità sia bel lungi dall’aver compiuto il “grande passo”. Una bella frase che risuona ancora sulla Luna, evidentemente…
Matteo Salvini VS tutti gli altri (o quasi). Che si tratti di oliare i cannoni, di fermare gli sbarchi, o di piantar margherite nei prati, la Politica del Governo di Matteo Renzi è sempre la stessa: la deriva in un mare di “farò”. In un Parlamento smarrito e spento, diverso è invece l’atteggiamento dell’altro Matteo (Salvini, ndr) che parlando d’invasione, giusto o sbagliato che sia, cresce nei sondaggi e premia la sete di risposte che giunge da cittadini preoccupati. Populista? Demagogo? Spinto da puri scopi di propaganda? Non spetta a me dirlo, ma all’Elettorato. Siamo tutti schifati dalla Politica, io tra loro. Ma perlomeno, il segretario della Lega non ha peli sulla lingua quando parla “alla pancia della gente”. Senza censure e senza paure.
Marco Travaglio VS Alessandro Sallusti. Nel terremoto mediatico amplificato dai media, provocato dallo scontro tra pro e contro Oriana, ho provato una strana sensazione nel trovarmi su quella che qualche tempo fa avrei appellato come “l’altra parte della barricata”. Come dire: io, libero pensatore, a condividere la trincea con Maurizio Belpietro, Pierluigi Battista ed Ernesto Galli Della Loggia, per respingere l’attacco di Massimo Gramellini, Andrea Scanzi ed Antonio Padellaro… E in tutto ciò, la cosa che mi ha scombussolato di più, devo ammetterlo, è stato il fatto di ascoltare uno scontro televisivo tra colui che, a torto o a ragione, ho incoronato mio mentore (Travaglio, ndr) e un giornalista che non “leggo” spesso (Sallusti, ndr), prendendo posizione a favore di quest’ultimo. Pur se stupito, ho avuto conferma di non essere stupido… In effetti, è sempre bene che ciascuno di noi non penda dalle labbra di alcuno, cercando di formarsi una propria, libera opinione. L’idea del “l’ha detto tizio”, è un’offesa alla sana Libertà individuale di ragionare, che, come detto, oggigiorno si sta affievolendo al punto di rischiare di spegnersi.
L’esperienza rende follemente saggi. Guardiamoci in faccia: la nostra Comunità è il risultato di tanti conflitti, armati e non; del boom economico; della contestazione “Sessantottina” (che con la sua contrapposizione permanente all’Autorità costituita ci ha condotto man mano alla rovina, ndr); delle crisi di oggi e di ieri; del tentato compromesso storico; dell’orrore brigatista; del pentapartito e del PC; del Craxismo; di Tangentopoli; del Berlusconismo e dell’Anti-berlusconismo, del Renzismo… Siamo divisi, eppure siamo uniti dalla Storia. Tifiamo per Coppi, ma anche per Bartali. Siamo Guelfi eppure siamo anche Ghibellini. Insomma, siamo Italiani e in quanto tali, non possiamo non comprendere che senza difenderci per tempo, questa sponda del Mediterraneo che ha dato i Natali a Leonardo e a Michelangelo, che suona Verdi e Vivaldi, si dissolverà nell’oscurantismo di ritorno, portato dal medioevo Islamico. Se proprio dobbiamo “essere contro” non è certo in una lotta fratricida che ci dobbiamo lanciare. Non sia mai che il 29 Novembre 2015 sia ricordato come 17 Safar 1437…
Una promessa che vale l’Onore di una vita. Cara Oriana, stai pur tranquilla, non parlerò più di te. Il rispetto che ti devo, resterà eterno e immutabile e non merita l’inflazione dei raffronti di cui, ahimé, sei stata fatta oggetto, anche per mia “colpa innocente” e disinteressata.
Preferisco lasciar riposare la tua anima inquieta, evitandole i tormenti causati dal clamore di tristi fatti terreni che un tempo ti avrebbero toccata nel cuore, ma che, oggi, non ti riguardano più… Soffermandomi plaudente, ancora una volta, sulla tua penna severa, consapevole che essa sia stata, resti e non dubitare, resterà, un ineguagliabile “gingillo di Verità”.
D.V.
P.S.: Grazie di avermi fatto continuare a pensare, Oriana… Grazie di avermi fatto essere. Riposa in Pace. Amen!