“Il declino dell’intelligenza è declino della Ragione. E tutto ciò che oggi accade in Europa, in Eurabia, ma soprattutto in Italia è declino della Ragione. Prima d’essere eticamente sbagliato è intellettualmente sbagliato. Contro Ragione. Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l’Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l’affogar dentro lo stagno, è contro Ragione. Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione. Morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il Sole di Allah brilla al posto del Sol dell’Avvenir è contro Ragione. E contro Ragione anche sperare che l’incendio si spenga da sé grazie a un temporale o a un miracolo della Madonna.” (Oriana Fallaci)
Incipit. Da New York a Parigi, cresce la conta dei morti causati dal “fanatismo fondamentalista” comandato dal Corano. Non è più un ragionamento di “causa-effetto”. A questo punto della Storia, nonostante vi sia ancora chi predichi o si auguri il contrario, la parola d’ordine è “scontro di civiltà”: essi contro di noi; noi contro di loro… Non è più tempo di offrire l’altra guancia, ma di alzare le barricate a difesa del proprio domani.
Perché l’Estremismo della Tolleranza porta alla follia sociale e alla sopraffazione e ciò, in tutta onestà, mi rende estremamente intollerante.
In virtù di una sciagurata politica del “prego si accomodi”, nata e cresciuta sull’onda lunga dei pentimenti post-coloniali, l’Occidente, con l’Europa in testa, ha nutrito e cresciuto il nemico in grembo e ora, spogliata e impreparata, si trova a soffrire della “Sindrome dell’assedio permanente”, sulla falsariga di quanto da settant’anni patisce il tanto vituperato Stato d’Israele.
Dov’eravamo rimasti. Eccomi di nuovo qua, dopo la personale Reconquista, che, inaspettatamente, tante riflessioni ha indotto nella gente e che fiumi di parole e d’inchiostro ha originato, anche negli ambienti dell’Informazione con la “I” maiuscola…
Eccomi qua, ancora stordito dagli echi tragici della vile, multiforme e ubiqua strage che ha spento la “Ville Lumière”, a piangere piegato ed incredulo il freddo elenco di nomi e volti, delle sue vittime inconsapevoli e innocenti. Qua, a soffocare in gola il mio grido di dolore, in un impalpabile misto a odio e rimpianto. A domandarmi: “Cielo, perché”? A graffiare l’asfalto dell’ipocrisia, alla spasmodica ricerca di risposte ai quesiti che mi arrovellano la mente; delle cause e delle soluzioni… D’accapo.
Eppure, dopo aver vissuto in diretta NY 9/11, l’apoteosi dell’orrore, con lo “scenografico” scempio delle Torri Gemelle, confidavo di non essere più costretto ad inseguire la truce statistica dei morti causati dal Terrorismo sospinto dal “vento del Profeta”. Perché in cuor mio celavo la flebile certezza che il tempo, pur non cancellando il ricordo, non avrebbe più dato spazio alla tragedia, appiattendo la contemporaneità ad un’eterna overture…
Invece, i tre lustri che chiudono l’alba del “nuovo millennio”, hanno avuto sempre, immancabilmente, lo stesso colore: il Rosso del sangue.
L’ovvia verità: la Religione ha vinto, la Laicità ha perduto. C’era un tempo in cui rifiutavo l’oltranzismo religioso. In cui la nostra Costituzione “dei Diritti” era per me il simbolo del progresso e in cui mai sarei stato disposto a modificarla in senso “limitativo” (riguardo alle prescrizioni dell’art. 3, per esempio, ndr).
Un tempo nel quale l’altrui opinione era imperturbabilmente rispettata e l’accomodamento verbale, in base al motto “vivi e lascia vivere” era la regola. Quando il Rispetto e la pacifica convivenza tra Fedi diverse era un obiettivo possibile e raggiungibile e la Democrazia era l’antidoto contro i mali di qualsivoglia Sharia. Un tempo in cui il politicamente corretto era un dovere e l’integralismo, sotto qualsiasi forma, un male da negare e da combattere.
Oggi no. Non è più così. Poggiando i piedi sulla Cronaca e guardando allo scontro in divenire, come in un crescendo sinfonico, tra noi e lo Stato Islamico, non ho remore ad affermare: “siamo in Guerra”.
Sì, siamo in guerra… Così come seppe affermare tanti anni or sono, colei che oramai rappresenta per me un modello di Libertà e di libero pensiero, nonostante tutto e nonostante tutti: Oriana Fallaci. Una voce fuori dal coro, che con coraggio non si è mai lasciata intimidire. Una “penna nervosa” che continua a dividere in pro e contro, così come solo Coppi e Bartali, o meglio, prendendo spunto dalla Storia, così come soltanto i Guelfi e Ghibellini che tanto animarono la sua Firenze, seppero fare.
Una mente illuminata, Oriana, che riesce ancora a scatenare l’astio di frotte di pseudo-intellettuali che si accaniscono sulle sue spoglie mortali e sulla sua inquieta anima trapassata, non riuscendo a perdonarle il “gran rifiuto” che volle indirizzare alla Sinistra Italiana, secolarizzata ed “interessatamente distratta”. Lei, un’ex-partigiana finita su posizioni antitetiche. Inconcepibile? Non per me.
Personalmente non ho dubbi riguardo a cosa avrebbe pensato; a cosa avrebbe scritto, riscritto e fieramente riaffermato, con la Forza della stessa Ragione, con Rabbia e con Orgoglio, se la vita le appartenesse ancora e se avesse visto coi suoi occhi questa nuova Apocalisse, insanguinare la “Francia dei benpensanti” che ebbe l’ardore di accusarla penalmente, per le sue idee sui Musulmani.
Quella stessa Francia che oggi si ricrede sulla sua stessa pelle. Anzi, sulla pelle di parecchie decine di uomini e donne, inconsapevolmente e loro malgrado “vittime innocenti” di turno…
Quella stessa Francia dove la satira del “tutto è lecito e consentito”, partorita dai fumi della contestazione post-68, ha saputo incitare ad un “odio di ritorno”, sotto lo scudo della parola “Liberté”, generando mostri come Charlie Hebdo.
Quella stessa Francia che adesso dubita che i restanti due del “triunviro dei valori rivoluzionari”, “Égalité” e “Fraternité” possano davvero valere per tutti.
Vorrei che le risposte che idealmente conosco, riuscissero a penetrare la corazza di quanti continuino nello scempio postumo del suo nome, del suo ricordo, del suo insegnamento. Vorrei un “rigurgito di sincerità” da parte dei molti che preferiscono non vedere. Anzi, che non vogliono vedere, negando l’evidenza e perdendosi in iconiche, barbare ironie.
Di coloro che la descrivono come una guerrafondaia… Proprio lei, che vedeva nella Guerra l’extrema ratio, avendola vissuta in prima linea, a più riprese. E che si fermano a puntare il dito contro la sua difesa delle rappresaglie armate volute da George W. Bush, dimenticando che, a dispetto del complottismo imperante, tali conflitti (pur discutibili nei tempi e nei modi, ndr) furono “falli di reazione”.
L’insano piacere della zappa sui piedi. Pare dominare un insulso compiacimento. Pare far presa l’ignoranza delle idee e degli ideali di taluni, che si beano del fatto che i “figli di Allah” siano riusciti nuovamente a colpire: perché l’ISIS l’ha creato l’imperialismo USA; perché è la Legge del Mercato delle Armi che si ritorce contro i suoi fautori; perché si bombarda la Siria; perché l’Afghanistan; perché l’Iraq; perché le Crociate…
Già, addirittura si parla di Crociate come un paravento a giustificare il tutto… Io non guardo al trapassato remoto, ma al presente e al futuro. Non tiro in ballo le conquiste Arabe del Nord Africa, antecedenti all’anno Mille, né le scorrerie mortali dei Mori tra una sponda e l’altra del Mediterraneo… A quanto pare, invece, certi “pensatori da bar” non sanno fare altro: “Perché a prescindere”…
“E poi la maggioranza dei morti causati da ISIS / ISIL / DAESH è musulmana”. Ancora più fastidiosa è l’idea che si possano fare raffronti tra le vittime, soppesandole in base all’etnia o al Credo. Ignorando, nel caso specifico, che la maggior parte delle vittime sia musulmana, soltanto perché all’interno del mondo Islamico va avanti da secoli una “semplice” Lotta di Potere.
Tale è quella che si compie quotidianamente in Iraq, Siria, Egitto, Libia e Tunisia. Senza dimenticare l’Afghanistan, il Mali e la Nigeria. O quella, a suon di bombe, che gli Sciiti di Moqtada Al Sadr “dedicarono” ai nemici Sunniti, a Baghdad, tra il 2003 e il 2008. O, ancora, in tempi più recenti, il massacro degli Yazidi dello Yemen ad opera delle ricche Nazioni del Golfo (Sunnite).
La lotta per il predominio è insita nella natura tribale dei popoli Arabi. Credere e far credere diversamente, vuol dire porsi fuori dalla realtà, storica o contemporanea che sia. Perché l’Islam è sopraffazione reciproca e soprattutto, sopraffazione del “cane infedele”. Nonostante gli intendimenti di Lawrence d’Arabia…
La botte in cui matura il vino dell’opinione si chiama esperienza. Guardando ai fatti presenti e passati raccontati dalla Storia, rifuggendo l’idea di dover fare proseliti, sono pronto ad affermare che i musulmani, in realtà, siano tutti uguali e che l’idea che ne esistano di moderati sia un non-senso di comodo. Insomma, è soltanto una questione di tempo e di modi, perché la bomba scoppi.
Mine vaganti. Non è più tempo di chiedersi chi e perché, bensì quando. Fin troppi sono i casi di giovani integrati, che non andavano in moschea, che “vestivano all’occidentale”, che amavano la “bella vita” e via discorrendo, che di punto in bianco hanno preso ad esempio personaggi come Abu Musab al-Zarqawi, Osama Bin Laden, arruolandosi con Al-Qaeda (ieri, ndr) o con lo Stato Islamico (oggi, ndr). E’ la fede del Profeta che invita alla Guerra Santa (il Jihad, ndr). Abdelhamid Abaaoud o Jihadi John sono soltanto la punta dell’Iceberg. E chi continui ad affermare il contrario, è un sognatore…
“Take it or leave it”. Prendendo spunto da un noto discorso più volte adattato, sulla cui autenticità si dibatte, ma che tuttavia si rifà alle idee dell’ex Premier Australiano, John Howard, credo che sia in Italia, sia in Europa, si debba dichiarare apertamente che le persone provenienti da oltre-confine, nello specifico dai Paesi Islamici, debbano adattarsi ai nostri usi e ai nostri costumi, alla nostra cultura e al nostro stile di vita e soprattutto debbano comprendere che le nostre radici siano salde nei principii della Cristianità. E’ una questione di “reciprocità alla rovescia”.
Il fallimento del multiculturalismo. In questo angolo del mondo non valgono le Sure del Corano; non si lapidano le persone; non si ripudiamo le donne; non si pratica l’infibulazione; non vige la poligamia; non si ammazzano gli apostati; non si festeggia il Ramadan. Né si pagano esose “tasse sulla fede”, in alternativa alla lama della spada… In questo lato del mondo vigono le Leggi dell’uomo, per l’uomo, improntate su “10 comandamenti base” e si festeggia il Natale…
Perché mai dovrei rinunciare ai nostri divertimenti? Alla musica, al ballo, allo sport? E ai nostri “diabolici” vizi? E perché dovei rinunciare al Presepe, o al Crocifisso? Checché ne dica l’Imam di turno, se proprio devo fare a meno di qualcosa, ciò è il lamento del Muezzin: un esotismo che sta bene dall’altra parte del Mediterraneo. Se ai nuovi arrivati non stanno bene o credono, male, d’imporre le loro regole, prego, quella è la porta… Sai che Giubileo!
“Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”… Beh, magari una volta. Così come seppe fare Oriana, atea convinta, anch’io, cattolico dubbioso, non ho dubbi nello scegliere sempre e comunque le nostre radici. Perché tra Bianco e Nero, non si ammettono “tonalità di Grigio”. Accettare proni, di rinunciare alla propria Storia, alla propria tradizione, alle proprie leggi (soltanto perché certe Istituzioni hanno deciso che ciò sia giusto, ndr), chiudendosi in casa e cercando di nascondere le proprie paure, prima ancora che se stessi, è un abominio etico e morale.
E non dubito che anche Voltaire, con l’intera schiera degli Illuministi al seguito, davanti alla tragedia di Parigi e all’oltranzismo della Mezza Luna, si ricrederebbero… A dispetto delle sacre “incerte sicurezze” della Dea Ragione.
D.V.